sabato 20 ottobre 2007

El Juli dalla Puerta Grande con Rosario Domecq: il loro matrimonio a Jerez

Il titolo sarà copiatissimo dai media iberici, che hanno iniziato a celebrare il vero matrimonio dell'anno, quello tra El Juli, il più amato dei matador, e Rosario Domecq, ultima discendente dei marchesi produttori di sherry (è loro il mitico Fundador). Dimenticate Borja von Thyssen e Blanca Cuesta con le loro polemiche, o Tita Astolfi e Gigi Sarasola con i loro snobismi: se volete un matrimonio davvero atteso, elegante ed emozionante, allora dovete rivolgere lo sguardo verso sud, verso una Jerez de la Frontera letteralmente in delirio, verso una famiglia aristocratica che ha tentato invano di opporsi all'amore della figlia per un matador e poi è rimasta affascinata dalla determinazione e dalla discrezione del giovanissimo pretendente, quattro anni meno della fidanzata appena diventata moglie, fino a cedere encantada il bel Palacio de Domecq, nell'Alameda de Cristina, in pieno centro di Jerez, per il ricevimento nuziale.
El Juli, che si chiama Julián López, e Rosario hanno iniziato a uscire insieme sette anni fa, quando lui aveva appena 18 anni. Ma era già una celebrità. Era uno dei toreri più osservati e più amati: il torero del futuro, dicevano. La storia di El Juli è un'incredibile storia di passione e superamento personale.
Figlio di un umile novillero, che ha dovuto lasciare le plazas a causa di un incidente costatogli un occhio, Julián ha sempre sognato di essere un torero e, a differenza di molti, ha sempre lottato per trasformare i sogni in realtà. Ha iniziato da bambino: una delle prime volte che si è messo davanti un toro è stato per celebrare la prima comunione, a 8 anni. A 11 è entrato nella Escuela de Tauromachia de Madrid e si è presentato per la prima volta in pubblico nel 1993, a Villamuelas, cittadina di nascita di sua madre, in cui ha ucciso il suo primo becerro, un torello con meno di 3 anni, ottenendo due orecchie, coda e zampa. Due anni dopo, a Mont de Marsan, ha indossato per la prima volta il traje de luz: aveva 13 anni e già 150 fiestas di becerros alle spalle. La sua precocità ha attirato immediatamente gli impresari taurini. Ma gli ha creato anche problemi legali: in Spagna non si può toreare prima dei 16 anni. Ed El Juli, determinatissimo a diventare un torero, non si è certo fatto fermare da un simile dettaglio: lasciata la scuola, nel 1997 si è trasferito in Messico e ha iniziato la sua carriera in attesa dell'alternativa. La sua temporada in Messico si riassume in 59 novilladas, 89 orecchie, cinque code e tre indulti (quando il toro è così valoroso che il rpesidente decide di condonargli la vita).
Nel 1998 arriva finalmente l'alternativa, a Nimes, in Francia, per la mano di José Mari Manzanares e con José Ortega Cano come testimone, due dei massimi toreri di quel periodo; è la conclusione di una temporada trionfale da novillero, che comprende i riconoscimenti nelle plazas più importanti, la Real Maestranza di Siviglia e Las Ventas di Madrid, da cui esce addirittura dalla Puerta Grande. El Juli ha 16 anni e una carriera luminosa che travolge gli aficionados spagnoli: è lui l'erede delle leggende del passato, è lui che può dare nuova linfa e nuova vitalità all'antica arte del toreo. Il volto efebico, i modi educati, una certa timidezza e ritrosia ("Mi vergogno quando mi chiedono un autografo" ammette in un'intervista), che contrastano con la determinazione, il carisma e l'audacia nelle plazas, gli permettono di superare le frontiere delle corrida e di diventare uno dei giovani più popolari di Spagna. Suo malgrado. Lui vuole essere semplicemente il numero 1 dei toreri. Il migliore e il più pagato del suo tempo: a 25 anni non va a Madrid e a Siviglia per meno di 150mila euro a tarde. All'ultima Feria di San Isidro, a Madrid, di cui è stato indiscusso vincitore, il presidente è stato duramente contestato dal pubblico affascinato, persino quello del mitico tendido 7, perché non gli ha concesso le due orecchie per la sua faena (intanto El Juli è uscito dalla Puerta Grande, cosa che non può dire chiunque, a Madrid).
E ha già disputato circa 1500 corride. Nessuno mai come lui.
I media del corazón lo hanno inseguito per qualche tempo, tentando invano di creargli fama di nipote ingrato, che non si preoccupa dell'anziana nonna. Mentre la signora lo attaccava in tv, Julián, un po' preoccupato, opponeva sempre il silenzio e un sorriso gentile a ogni tentativo di rubargli una dichiarazione sulle vicende familiari. Dopo un po' i giornalisti del corazón, intuito il personaggio, si sono stufati e lo hanno lasciato in pace. Anche la storia d'amore con Rosario Domecq, iniziata sei anni fa, è stata vissuta lontano dalla prensa del corazón. Sono trascesi solo l'opposizione iniziale dei Domecq, una delle famiglie più importanti dell'Andalusia delle vigne, dello sherry e dell'aristocrazia, preoccupati all'idea di un matador come compagno dell'unica figlia, e la serietà con cui Rosario e Julián hanno difeso la loro storia, fino a convincere tutti. In questi sei anni gli aficionados si sono abituati a vedere la bella jerezana accanto a Julián, sempre discreta, sempre in secondo piano e sempre molto bella. Come lo è oggi, nella sua Jerez in delirio. Un vestito da sposa di Miguel Palacio, uno degli stilisti preferiti dall'Infanta Cristina, di color bianco avorio e dalla linea pulita, impreziosito da una fascia di passamaneria in vita, un diadema di famiglia a trattenere i capelli raccolti in un semplice chignon.
Mentre percorrevano i 30 metri che separano il Convento dei Domenicani in cui si sono sposati dal Palacio de Domecq, El Juli, con un impeccabile tight, sembrava più rilassato e disponibile, non solo controllava che il vestito di Rosario cadesse perfettamente, ma salutava sorridente gli jerezani riversatisi per le strade e, miracolo!, si fermava persino a rispondere ai giornalisti che facevano ala con la folla, cercando di rubare una sua battuta. Incredibile come il matrimonio meno pubblicizzato e più discreto della stagione sia quello più festeggiato e più affettuosamente sentito. Nessuna esclusiva per El Juli e per Rosario, sia il torero che i Domecq sarebbero inorriditi alla sola idea. Con questa festa che sta paralizzando Jerez e di cui tutte le reti tv hanno cercato di trasmettere un'immagina in diretta, Julián Lopez, detto El Juli, insegna ai vari Jesulin, El Cordobes, Enrique Ponce che si può essere grandi e popolari senza passare sulle copertine del corazón e senza essere carne da macello di Aqui hay tomate.