martedì 29 luglio 2008

Alla Festa del Fumo di Peroblasco, paesino spagnolo di 12 abitanti

Questa è una bella storia della Spagna del Nord che ho trovato in uno dei blogs di 20minutos.es. Dedicata a tutti quei paesini che non si arrendono all'abbandono, anche in terra italiana. Eccola in italiano:

Eravamo tutti lì. Più di 500 persone in attesa, guardando dalla strada che porta al piccolo paesino di Peroblasco (La Rioja), appena 40 case su un promontorio al lato destro del fiume Cidacos.
Nel 1970 se n'era andato l'ultimo abitante e nel 1981 è arrivato il primo, Rufus (Jesús) Ateca. Adesso siamo nel 2008, aspettando nervosamente il miracolo. E' la Fiesta del Humo, e fino a questa curva ci hanno portato le gaitas e i tamburi di un gruppo folkloristico di Anguiano. Ci hanno portato fuori perché i suoi abitanti hanno bisogno di silenzio e intimità. Solo così, lontani da sguardi estranei che mettano in pericolo il segreto della loro magia, sono disponibili a mostrarla.
Le nove della notte e esplode un razzo nell'aria. All'improvviso, dando boccate di fumo, il paesino inizia a respirare a colori, al ritmo di Albinoni e della voce cristallina di un merlo geloso.
Azzurro, giallo, viola, rosa, arancione, verde... un fascio di scie luminose sale da ogni camino, mescolandosi oltre i tetti in un caleidoscopico arcobaleno.
Al mio fianco, in mezzo al silenzio reverenziale di tutti, una signora non può trattenere le lacrime. Piange per il paesino resuscitato, ma anche per tutte queste centinaia di paesini brutalmente abbandonati e in cui non sale più fumo dai camini da oltre mezzo secolo. 
A Peroblasco il merito è di molte persone, ma soprttutto di Rufus, un eccezionale disegnatore grafico. E' arrivato al Cidacos fuggendo dallo stress di Barcellona, un neo-rurale in cerca di pace. Come lui molti altri in questi anni ci hanno provato e hanno fallito. Ma non qui, dove il suo entusiasmo ha finito con l'essere contagioso. Grazie all'appoggio di molti, e nonostante molti altri, il paesino è riuscito a rinascere dalle sue ceneri.
"Siamo venuti qui per costruire una storia" chiarisce Rufus.
E il fumo? gli chiedo
"E' nato dalla disperazione"
Erano stufi di essere trascurati, di lottare per avere servizi così elementari come l'acqua corrente, la luce elettrica, una strada, il telefono o Internet. Non glieli davano perché dicevano che non esistevano, che in questo paesino non viveva nessuno. O che c'erano solo hippies, di questi che vivono come selvaggi, che non hanno bisogno di niente e non si meritano niente.
Bisognava alzare la voce, ricorda Rufus. "Un grido al mondo per dirgli che esistiamo, perché dove c'è fumo c'è vita".
Vita? Conosco pochi paesini vivi come questo. Con solo 12 abitanti permanenti, le sue feste sono le più belle a cui abbia mai partecipato. Giovani, vecchi e bambini che ballano insieme nell'aia, come una grande famiglia, affratellati dallo stesso sentimento d'amore per una terra e per un progetto di vita. Esibito anche dal prete, un omaccione di campagna che, mancando la chiesa (è crollata nel 2005), non ha avuto problemi nell'usare come altare un tavolo da pranzo e un ombrellone sponsorizzato, riuscendo a farsi ascoltare anche dall'ateo più inconvertibile.
Al declinare della sera e della festa, il saluto è stato spettacolare. Il sax di Andreas Prittwitz, che attualizza la musica rinascimentale a ritmo di jazz.
Vi immaginate ad ascoltare le Lachrimae Antiquae di John Dowland interpretate da un clarinetto moderno e una viola, avendo come sfondo la sierra de La Demanda, mentre gli avvoltoi sorvolano curiosi?
Una cosa così può succedere solo a Peroblasco. Dove grazie alla magia del suo misterioso fumo colorato, i miracoli esistono.