lunedì 22 settembre 2008

A Siviglia tutti entusiasti della Torre Pelli, il grattacielo più alto della città

A Siviglia te ne parlano tutti. Il primo è il padrone di casa, che ti porta sull'azotea, la terrazza, per farti ammirare, giustamente orgogliosissimo, il tramonto. Da un lato la Giralda, le guglie gotiche della Cattedrale e le cupole barocche del Salvador e delle chiese del centro, dall'altro la riva del Guadalquivir, con il braccio proteso del Puente del Alamillo, disegnato da Calatrava, e i padiglioni dell'Expo che si intravedono nella macchia verde della Isla de la Cartuja. Il grattacielo sorgerà lì, indica entusiasta. Il grattacielo? A Siviglia?
Poi te ne parlano con convinzione in un bar di Triana; la città si deve svegliare, deve entrare nella modernità, deve cambiare lo skyline e adattarlo a quest'epoca, ti dicono un paio di ventenni che non vedono l'ora di poter curiosare nel cantiere ormai imminente. Allora te ne vai sul Puente de Triana, sul Guadalquivir, dove si possono già vedere gli orrori dell'Expo 92, e uno di questi anziani sivigliani che ti chiamano hija, figlia, vedendoti per la prima volta, legge i tuoi pensieri, si ferma un attimo a guardare con te e poi commenta che ancora per poco sarà così, poi faranno una torre altisima, e si allontana scuotendo la testa. Pare che sia l'unico a non apprezzare particolarmente il futuro skyline cittadino.
La storia del grattacielo sivigliano assomiglia a quella dell'analoga torre torinese. Anche a Siviglia è un regalo che la banca più importante dell'area, Cajasol, nata dalla fusione delle locali El Monte e San Fernando, vuole fare alla sua città. Anche in questo caso l'autore è di fama internazionale: l'argentino César Pelli, che ha disegnato le torri della Petronas a Kuala Lumpur e sta realizzando la torre YPF Repsol a Buenos Aires. Solo che a Siviglia non c'è stata nessuna polemica stile torinese, nessuno dà importanza al fatto che la nuova costruzione, con i suoi 178 metri d'altezza e i suoi 37 piani fuori superficie (ce ne saranno tre sotterranei), sarà il doppio della Giralda, il campanile che fu minareto e che è il simbolo di Siviglia da secoli. Che la Giralda sia il simbolo locale sembra preoccupare solo alcune associazioni culturali e gli ambientalisti, indignati per l'impatto visivo della torre e decisi ad appellarsi all'UNESCO, di cui è Patrimonio dell'Umanità buona parte del centro storico (l'UNESCO potrebbe bloccare il progetto perché minaccia i monumenti Patrimonio dell'Umanità, pena l'espulsione di Siviglia dal prestigioso elenco; con questo sistema sono stati bloccati progetti urbanistici con torri et similia a Oviedo, a Praga e a Colonia). Un tempo la prima cosa che si vedeva arrivando in città era l'architettura serena e verticale della Giralda; ancora adesso arrivando dal sud e dal Guadalquivir è la prima immagine di Siviglia, una sorta di Superga locale. Poi c'è stata l'Expo e chi arriva da Córdoba e dal nord, purtroppo per lui, vede come prima cosa il braccio inclinato del Puente del Alamillo. Tra quattro anni l'unica cosa che si verrà di Siviglia, sarà questa torre altisima, piazzata nei pressi del Monastero della Cartuja, di pianta ovaloide, con un diametro che si assottiglia mano a mano che si sale in altezza. Pelli l'ha voluta di cristallo per ridurre l'impatto e per approfittare al massimo della splendida luce sivigliana, e ha reso omaggio alla città con protezioni in ceramica: "In una città come Siviglia, con la Giralda, io entro con grande rispetto, mi tolgo il cappello e, se necessario, mi inginocchio" ha detto l'architetto argentino in un'intervista nel suo Paese "lo faccio con molta attenzione. Al costruire lì per me la vera concorrenza era la Giralda, cosa facevo io rispetto a lei e ho deciso di rislverlo in modo molto semplice. Sarebbe stato un errore fare qualcosa che attiri l'attenzione". Forse, siano o meno semplicissimi facciate e materiali, sono sufficienti quei 178 metri piazzati sulla riva del Guadalquivir ad attirare l'attenzione. Il nucleo centrale dell'edificio sarà riservato ai servizi; intorno, una superficie libera che va dagli inferiori 1489 mq ai superiori 1170 mq e che potrà essere utilizzata dalle imprese sivigliane per i propri uffici. Cajasol assicura che, nonostante la crisi, ha già assegnato il 70% degli uffici disponibili (un terzo della superficie utile sarà occupata dai suoi uffici, anche se la sede di rappresentanza rimarrà in plaza san Francisco, davanti al Municipio); e meno male, visto che il grattacielo richiederà oltre 300 milioni di euro di investimento. A chiudere la torre ci sarà un mirador, un belvedere pubblico, da cui si ammirerà, è indiscutibile, il più bel panorama sulla città. Per permettere ai cittadini l'uso libero del mirador sono stati studiati due diversi vestibli di ingresso al piano terra, uno per i dipendenti degli uffici e l'altro per salire al belvedere. Tutto intorno il grattacielo è circondato da un'area verde che sarà poi arricchita con un immancabile centro commerciale e con una plaza che rimanderà all'architettura tipicamente sivigliana con ulteriori negozi e centri per lo svago. Insomma, la Torre Cajasol aspira a diventare un punto di aggregazione cittadina: il parcheggio progettato, per dire, prevede 3000 posti. E iniziano i dolori e i dubbi.
Se i pochi oppositori al progetto non sono riusciti a far entrare nel dibattito cittadino l'evidente impatto estetico di una torre di 178 metri in un centro storico che supera difficilmente i 4-5 piani, ci provano da un punto di vista logistico. La Isla de la Cartuja è collegata a Siviglia da tre ponti, la Barqueta, l'Alamillo e il Cachorro (da qualche tempo è stato aperto al traffico anche il ponte de la Cartuja un tempo pedonale, ma la sua capacità è irrisoria). Il ponte di riferimento della Torre Cajasol sarà quello della Barqueta: è possibile immaginare un ponte, spesso sull'orlo del collasso, che nelle ore di punta si troverà a sopportare migliaia di auto in più procurate dal grattacielo? quali atascos, ingorghi di traffico, dovranno sopportare non solo le avenidas lungo il Guadalquivir, ma anche i quartieri adiacenti, che sono già storici, dunque con stradine strette e a senso unico?
Ma niente sembra al momento fermare l'entusiasmo delle autorità e della maggior parte dei sivigliani. Confondere progresso e grattacieli, speculazione edilizia e benessere non è mai stato un buon affare. Ma tant'è.
Qui alcune immagini reperite nella Rete, soprattutto in urbanity.es