lunedì 6 ottobre 2008

Nel 2050 gli USA prima potenza dello spagnolo

Ottobre è il mese della Hispanidad: il 12 ottobre 1492 aprì nuove prospettive all'Europa e diede alla Spagna, che di quella data è più responsabile di qualunque altra potenza dell'epoca (se poi pensiamo che per gli spagnoli Cristoforo Colombo era catalano, si capisce come considerino del tutto autoctona la scoperta dell'America), un impero coloniale su cui l'influenza economica e culturale continua ancora, 500 anni dopo. Il 12 ottobre 1492, el dia de la hispanidad (almeno negli USA lo chiamano Columbus Day...), viene celebrato con più o meno fervore sui due lati dell'Atlantico: una sfilata militare alla presenza della Famiglia Reale e delle autorità a Madrid, manifestazioni anche indigenas nelle capitali latinoamericane.
E' il giorno giusto per presentare l'Enciclopedia del español en los Estados Unidos, Enciclopedia dello spagnolo negli Stati Uniti, un monumentale lavoro dell'Instituto Cervantes, l'istituto per la diffusione della cultura spagnola nel mondo, per fare il punto della situazione sulla diffusione del castigliano nella superpotenza. Al lavoro hanno partecipato specialisti ispanici degli USA, analisti statunitensi, latinoamericani e spagnoli, che hanno studiato l'influenza dei gruppi migratori provenienti da Messico, Portorico, Cuba e Repubblica Dominicana prima e Argentina e Venezuela dopo; ci sono anche studi sulla presenza dello spagnolo sul territorio statunitense sin dall'inizio della colonizzazione: la Florida è stata in fondo scoperta dallo spagnolo Ponce de León, Esteban Gómez navigò sul fiume Hudson, da lui battezzato San Antonio; la musica, la storia e la letteratura completeranno l'analisi della presenza ispanica negli USA in questo libro di oltre 900 pagine.
Senza considerare i clandestini, sono oggi 45 milioni gli statunitensi che parlano lo spagnolo, un dato che fa del Paese la seconda potenza mondiale dello spagnolo, dietro ai 106 milioni di hablantes del Messico. Se il ritmo di crescita dei latinos negli USA dovesse proseguire con questi livelli, nel 2050 gli Stati Uniti saranno la prima potenza mondiale, con 132 milioni di persone di madrelingua spagnola. E' incredibile come gli ispanici, che provengono da tutti i Paesi dell'America Latina, spesso in fuga da condizioni economiche molto umili e con un'istruzione molto bassa, siano riusciti più di qualunque altra comunità a mantenere le proprie tradizioni, la propria lingua e la propria cultura nel grande e ingombrante vicino del Nord. La loro forza ha rotto in fondo il mito del melting pot statunitense: "E' una delle conclusioni a cui è arrivato il mondo universitario su questo fenomeno. Si diceva che gli Stati Uniti erano una grande mescola di cultura che si integravano in una specie di grande pentola con lingua e cultura comuni, una teoria distrutta dall'irruzione degli ispanici" spiega il portoricano Humberto López Morales, che, segretario dell'associazione delle 22 Accademie dello Spagnolo, ha coordinato gli studi dell'Enciclopedia. Un'irruzione che si è imposta quando i latinos occupavano i posti più bassi della piramide sociale statunitense e che chissà che conseguenze potrebbe avere adesso che hanno iniziato ad essere una delle comunità più dinamiche del Paese, con ben 550 radio in tutto il Paese, dieci volte più che dieci anni fa, e con 55 canali tv, il 70% in più rispetto a 10 anni fa, senza dimenticare Univisión, la quinta televisione più vista degli Stati Uniti, la prima in molte aree della Florida (gli angloparlanti possono vederla con i sottotitoli). "Per analizzare rigorosamente il fenomeno dello spagnolo nei media, sarebbe necessaria una legione di sociolinguisti ed esperti in immigrazione. E' un'espansione spontanea e naturale, le cifre che cercano di individuare il fenomeno sono subito obsolete" dice a El Pais Eduardo Lago, direttore dell'Instituto Cervantes di New York.
Tempo fa lo scrittore statunitense di origine dominicana Junot Diaz, vincitore del Premio Pulitzer, ha utilizzato una bella immagine per raccontare la lotta tra lo spagnolo e l'inglese negli Stati Uniti, definendo la superpotenza il Ground Zero del confronto tra le due lingue. "Perché crede che combattono il bilinguismo, che per il resto del mondo è una benedizione?" diceva in una bella intervista a El Pais "perché crede che appena traducono gli autori che scrivono in spagnolo? Il mercato e i lettori sono lì e tutti incrociano le braccia. Gli Stati Uniti sono il Ground Zero della lotta tra inglese e spagnolo e lo sanno. La paura che hanno è incosciente, ma reale. A volte la gente si chiede in che lingua sogna. Se agli americani si chiedesse in quale lingua hanno incubi non c'è bisogno di aspettare la risposta. Li hanno in spagnolo".
Quegli stessi concetti si ritrovano in questo monumentale studio dell'Instituto Cervantes, che porta in sé una seria minaccia per l'inglese. Se le cose continuano così come oggi, nel XXI secolo la lingua più parlata degli Stati Uniti sarà lo spagnolo. E infatti Lago conclude: "Non bisogna considerare lo spagnolo come una lingua straniera negli Stati Uniti. Non lo è mai stata e lo è molto meno adesso".