domenica 15 febbraio 2009

Il momento di Magaly Solier alla Berlinale 2009: il suo canto in quechua

Il Perù ha fatto storia, titola oggi in prima pagina il quotidiano limegno El Comercio, per celebrare la vittoria di Claudia Llosa al Festival di Berlino con La teta asustada. Non è la prima volta che il cinema latinoamericano trionfa in un Festival Internazionale, anzi, sta diventando quasi un'abitudine in questi ultimi anni. Ma in genere la vittoria tocca a cinematografie più grandi e di più lunga tradizione, l'argentina, la brasiliana, la messicana, persino l'uruguayana o la cilena. E' la prima volta che un Premio così importante come l'Orso d'Oro della Berlinale arriva al Perù, un Paese in cui, come diceva pochi anni fa Diego Bertie, uno degli attori più versatili del Paese, "solo in pochi possono vivere di questo mestiere".
La teta asustada è una storia molto dura, racconta le fatiche di una giovane donna umile, Fausta, per dare degna sepoltura alla madre e i suoi traumi di figlia di una donna violentata durante il terrorismo di Sendero Luminoso; un trauma della violenza che le donne trasmettono ai figli attraverso il loro latte, per questo è popolarmente definito della teta asustada, del seno spaventato.
Di questo film, che chissà mai se arriverà in Italia, potete vedere un trailer su republica.com.pe, cliccando questo link.
Da Berlino arriva un bel video, già su youtube, sulla premiazione del film. Ci sono i discorsi di circostanza dei produttori, l'entusiasmo di Claudia Llosa, nipote di Mario Vargas Llosa, che ringrazia in inglese anche "la Spagna e Barcellona per avermi adottato otto anni fa", ma poi dice "questo premio è per il Perù, per il mio Paese". La stessa dedica fatta dalla protagonista del film, Magaly Solier, uno dei volti sudamericani più intensi che si possano vedere, anche con il trucco sapiente di una cerimonia di premiazione. Da lei, da Magaly, il momento più emozionante di tutta la premiazione: non solo parla in spagnolo e si emoziona al dedicare il premio a sua madre e al suo Perù, ma poi ad un certo punto, pronuncia alcune frasi in quechua, "perché so che il Perù mi sta vedendo", e canta alcuni versi malinconici in questa grande lingua precolombiana. Secondo alcune pagine latinoamericane Magaly ha detto in quechua: "A tutte le donne, a tutte le donne del Perù e del mondo, a tutte dico di non aver paura di dire quello che sentite, siate come Fausta".
Vale la pena vedere il video anche solo per questo momento di Magaly, che inizia al minuto 4.15.