mercoledì 22 aprile 2009

I 90 anni di Chavela Vargas, la dama de poncho rojo

Probabilmente i cultori di Pedro Almodóvar ricordano la voce drammatica e profonda di Chavela Vargas mentre canta Piensa en mi in Tacchi a spillo o Somos in Carne trémula. E' una voce inconfondibile, bassa e quasi maschia, con vette di melodramma che fanno dire a Joaquin Sabina "las amarguras no son amargas si las canta Chavela Vargas" in Por el boulevard de los sueños rotos, una delle più belle canzoni dedicate a un'artista in vita. Ieri il Messico ha celebrato i primi 90 anni di questo monumento della musica ispanica e messicana. Percorrere i novant'anni di storia di Chavela, nata Isabel Vargas Lizano a San Joaquín de Flores, nel Costarica, ma messicana dall'adolescenza, è come percorrere un pezzo di storia e di cultura latinoamericane, con le rivoluzioni fallite, le utopie perdute e quell'anima sempre ribelle e invitta che rende in fondo affascinante il continente per noi che lo osserviamo da lontano. E' sempre stata libera e incontrollabile, persino per se stessa. Da giovanissima ha iniziato a fumare sigari, vestirsi da uomo, girare armata e a cantare in bar de malamuerte della capitale messicana, fino all'incontro con il compositore José Alfredo Jiménez, autore di Amanecí en tus brazos, El Rey e Un mundo raro, tre classici imprescindibili della musica messicana (la sua filosofia si trova tutta nei celebri versi di El Rey, ripetuti agli adolescenti di oggi da Luis Miguel e Alejandro Fernandez: con dinero y sin dinero/hago siempre lo que quiero/y mi palabra es la ley/no tengo trono ni reina/ni nadie que me comprenda/pero sigo siendo el rey; con denaro o senza/faccio sempre quello che voglio/e la mia parola è la legge/non ho trono né regina/né nessuno che mi capisca, però continuo ad essere il re). Con lui Chavela cantava nei bar, dedicava serenate agli innamorati e si perdeva negli abissi dell'alcol. Nel frattempo era anche amica di Frida Kahlo e Diego Rivera (lei dice di essere stata amante di Frida e nel 2000 si è dichiarata pubblicamente lesbica), aveva amori e disamori, si ubriacava di tequila e di disordini; ha toccato il fondo e si è risollevata tante volte. Por el boulevard de los sueños rotos tratteggia in pochi versi le atmosfere di quel Messico rivoluzionario, rifugio dei reduci di ogni rivoluzione fallita, Trotzki e i repubblicani spagnoli in primis, in cui si è mossa Chavela: Por el bulevar de los sueños rotos/pasan de largo los terremotos/y hay un tequila por cada duda./cuando Agustín se sienta al piano/Diego Rivera, lápiz en mano,/dibuja a Frida Kahlo desnuda (Dal viale dei sogni rotti/passano alla larga i terremoti/e c'è un tequila per ogni dubbio/Quando Agustin si siede al piano/Diego Rivera, matita in mano,/disegna Frida Kahlo nuda). Sembrano normali scene di vita quotidiana tra persone che amano l'arte, si sta parlando di Agustin Lara, uno dei maestri del bolero messicano, di Diego Rivera, il più grande artista dei murales, e di Frida Kahlo, la pittrice più mediatica dell'intero continente. Rendere omaggio a Chavela è rendere omaggio a quel Messico, che, in fondo, non ha mai abdicato. Chavela, che è l'ultima sopravvissuta di quell'epoca di arte ed eccessi, non ha abdicato neanche ieri, quando il Governo del Distrito Federal ha riunito al Teatro de la Ciudad de México alcuni degli artisti che l'hanno amata e presa ad esempio: si è presentata con il poncho rosso immortalato da Joaquin Sabina e si è goduta, emozionata, gli artisti di cui potrebbe essere per età madre e nonna e che le hanno cantato Macorina e La llorona, Paloma negra e Te dije adiós, commuovendola e facendo venire giù il teatro. Negli anni 80 era sparita di scena a causa dell'alcolismo ed è stata riscoperta dal cinema: prima Werner Herzog in Grido di pietra, quindi Pedro Almodóvar in Tacchi a spillo, Il fiore del mio segreto e Carne trémula hanno fatto conoscere la sua voce inconfondibile alle generazioni più giovani; quando è apparsa in Frida e poi Alejandro González Iñárritu ha voluto la sua Tú me acostumbraste in Babel, un paio di anni fa, Chavela aveva già riscattato la sua gloriosa carriera e aveva ripreso ad esibirsi dal vivo tra il Messico, Buenos Aires e Madrid, sempre circondata dall'affetto che accompagna le leggende.
All'omaggio che le ha dedicato ieri il Messico c'erano la messicana Julieta Venegas, la peruviana Tania Libertad, l'argentina La Negra Chagra, la spagnola Alaska. Tutte rendidas a sus pies, a riconoscerle l'influenza che ha avuto nelle loro carriere e l'esempio che è stata. "Vengo a dichiararti il mio amore assoluto" le ha detto Julieta. "Tutta l'Argentina di ama, ti rispetta e ti idolatra" le ha giurato La Negra Chagra. "Mi sono inginocchiata davanti a te nel camerino e ritorno a farlo, perché è così che bisogna stare davanti a te" l'ha salutata Alaska. Questo tra le artiste presenti. Gli uomini che le hanno dedicato i piropos, i complimenti, più emotivi, lo hanno fatto via video e non potevano che essere Pedro Almodóvar ("mi piacerebbe figurare nelle emeroteche prima come presentatore di Chavela Vargas e poi come cineasta"), Miguel Bosè ("sai che io ti amo moltissimo") e Joaquin Sabina, il suo cuate, compagno di bagordi e follie, preferito ("Voglio che sappia che continuo ad essere celibe e ad aspettare che ti sposi con me"). Ma di tutte le parole di ieri sera, ce ne sono alcune che fanno il paio con i versi di Joaquin Sabina; sono della cantante messicana Lila Downs, una delle protagoniste della serata: "Per i mali del corpo, il dottore; per i mali della testa, il confessionale; per i mali dell'anima e del cuore, portatemi Chavela Vargas".
La llorona (da Frida)
http://www.youtube.com/watch?v=0gQ31m4Yt0s
Macorina
http://www.youtube.com/watch?v=cF6jEclOMcw
Piensa en mi (dal vivo)
http://www.youtube.com/watch?v=b05arISz3zg
Paloma negra
http://www.youtube.com/watch?v=gqHh2U4TSJQ