domenica 19 aprile 2009

L'ETA davanti al proprio futuro, dopo la decimazione dei vertici

Tre leaders arrestati in sei mesi. Così El Mundo sintetizza efficacemente la caduta di Jurdan Martitegi Lizaso, l'ultimo numero 1 dell'ETA, arrestato ieri sera a Perpignano, in Francia, quasi al confine con la Spagna, in un'operazione congiunta delle polizie spagnola e francese, coordinate dal giudice Baltasar Garzón (ma ci sono altri giudici in Spagna che, qualunque cosa, c'è lui di mezzo?). Con lui sono caduti altri due terroristi, con cui aveva appuntamento. La dinamica è stata la stessa dell'arresto di Aitzol Iriondo, il suo predecessore alla leadership della banda terrorista: un appuntamento tra terroristi di cui la polizia è venuta a conoscenza e che ha messo sotto controllo. Per gli etarras nessuno scampo. E infatti Martitegi si è arreso senza opporre resistenza.
Con lui, l'ETA perde il terzo capo in sei mesi, i suoi uomini migliori e più violenti, Mikel Garikoitz alias Txeroki è stato arrestato a novembre, Aitzol Iriondo un mese dopo, a dicembre, e adesso, il 18 aprile, è caduto lui.
Cosa succede alla banda basca? Indubbiamente la collaborazione sempre più stretta tra i servizi di sicurezza francesi e spagnoli sta dando i suoi frutti: la Francia ha smesso di essere il rifugio sicuro che è stato durante il franchismo e i primi anni della democracia. Dall'inizio del 2009 sono stati arrestati nel suo territorio ben undici terroristi, sempre in collaborazione con la Polizia francese. E' un acoso, un assedio, che impedisce all'ETA di avere il tempo di rinnovare i propri dirigenti. Secondo El Mundo la banda "ha messo alla guida dell'apparato militare giovani temerari e poco preparati. Arrivano al potere grazie ad azioni rischiose, che conferiscono loro autorità tra i membri, ma la loro mancanza di preparazione li rende anche più vulnerabili".
Il ritmo degli arresti può costringere l'ETA  a rivedere le proprie posizioni circa la lotta armata come metodo per raggiungere l'indipendenza. El Pais di oggi riporta come Josu Urrutikoetxea, alias Josu Ternera, "il suo leader più carismatico" sia tornato nell'esecutivo del gruppo. E' stato Ternera, più di tutti gli altri, ad esporsi per il dialogo con il governo di Zapatero e il suo fallimento, dovuto al sopravvento del partito guidato da Txeroki, ha segnato la fine delle speranze del dialogo.
Con Txeroki in galera, con le polizie francesi e spagnola sempre più in grado di stringere il cerchio intorno ai dirigenti, con una nuova giunta regionale nei Paesi Baschi, che si insedierà nei prossimi giorni e avrà per la prima volta i partiti nazionalisti all'opposizione, con un isolamento sociale, politico e operativo sempre più evidente, il panorama per l'ETA è completamente cambiato. La fine non è imminente, perché, come ha detto ancora una volta il prudente Ministro degli Interni spagnolo Alfredo Pérez Rubalcaba, anche se è indebolita l'ETA può ancora provocare danno. Però è chiaro che la banda terrorista deve ripensare il proprio futuro. E con la riapparizione di Ternera e il possibile rafforzamento di chi chiede la fine del terrorismo, non è detto che la pace nei Paesi Baschi sia impossibile. Ovviamente non potrà più avvenire alle condizioni di due anni fa, quando i settori più radicali della banda hanno fatto fallire il negoziato con Madrid: Zapatero giù allora aveva detto che prima di iniziare qualunque tentativo di negoziato il suo Governo pretende adesso l'abbandono definitivo della lotta armata. E, davanti a questa ondata di arresti, tra le lotte intestine della dirigenza e le pressioni della sinistra abertzale, una sorta di braccio politico dell'ETA, da tempo su posizioni più conciliatrici con Madrid, non è detto che non prendano il sopravvento gli etarras che credono nel dialogo e nel negoziato con la Spagna. Curioso che tutto questo possa avvenire proprio nella legislatura del primo governo basco non nazionalista. Gli scherzi della storia.