giovedì 9 aprile 2009

Y de repente fue ayer: Boris Izaguirre racconta Cuba, la telenovela e la revolución nel suo nuovo libro

Con il cantante e presentatore Carlos Baute, Boris Izaguirre, showman, scrittore e sceneggiatore, è il venezuelano più famoso di Spagna. Lanciato come sceneggiatore dalla telenovela La dama de rosa, arrivata anche in Italia e interpretata da Jeannette Rodriguez e Carlos Mata, due idoli del genere degli anni 80 anche nel nostro Paese, Izaguirre ha raggiunto la fama in Spagna come opinionista di Crónicas marcianas. Ha giocato per anni con la sua superficialità caraibica e la sua irriverente omosessualità, costruendosi un personaggio amatissimo e divertente; è stato uno dei primi personaggi televisivi a sposarsi con il proprio compagno, a cui, nonostante l'immagine giocosamente trasgressiva, lo unisce un amore decennale. Lo scorso anno, è stato finalista a sorpresa del Premio Planeta con un libro bello e coinvolgente, Villa Diamante, in cui racconta il Venezuela degli anni 50 attraverso la storia di due sorelle e della loro casa e in cui dà mostra delle sue doti di narratore. Adesso sta facendo il giro delle sette chiese per promuovere il suo nuovo libro, Y de repente fue ayer (E all'improvviso fu ieri), in attesa che si ricomponga la mitica squadra di Crónicas marcianas per un nuovo notturno su Tele5. Questa è parte della chat con i lettori di 20minutos.es; completa, in spagnolo, la trovate qui

- Sto leggendo il tuo nuovo libro e mi piace moltissimo! come ti è venuta in mente questa storia? ti sei basato su qualcosa o te è venuta così?
L'idea di Y de repente fue ayer mi è venuta in mente leggendo un'intervista a Félix B. Caignet, leggendario autore di radio e tv, considerato il padre della telenovela. Ho scoperto in questa intervista che dopo la Revolución di Castro, al contrario di quello che pensava molta gente, non aveva abbandonato Cuba, ma rimase lì e in questo modo si è trovato ad "appoggiare" la rivoluzione di Castro. Con questo dettaglio mi è sembrato ci fosse una storia che potesse coinvolgere Cuba, la telenovela, la revolución, la dittatura di Batista e uno scrittore che scrive storie d'amore perché lui non sa viverne nessuna. E il resto è Y de repente fue ayer.
- Spero che l'ambientazione che fai della Cuba per-rivoluzionaria o precomunista non sia lo stereotipo di sempre, che era il postribolo degli americani. Cuba era un Paese molto avanzato fino al 1959, è vero che c'erano molte disuguaglianze sociali, ma niente in confronto a quello che è oggi l'isola. Un saluto affettuoso da una cubana esiliata da 40 anni.
E' una Cuba, e un'Avana a tratti cinematografica, hollywoodiana, mi piace dire, e a tratti quasi da fiaba. Non ci sono postriboli, però sì casinò, e soprattutto cinema perché L'Avana negli anni 50, lo saprà meglio di me, aveva più di 150 sale cinematografiche, alcune autentici gioielli dell'art-deco nella loro architettura. Per me è stata un'avventura e un piacere immaginare un'Avana che ha molto di Siviglia, di Cadice, di Istanbul, di Barcellona, spero che le piaccia.
- Esiste nella vita reale Villa Diamante? E parlando della Caracas attuale, cosa è imprescindibile nella città, impossibile da saltare se sei in visita da quelle parti?
Sì, chiaro che esiste. Si chiama Villa Planchart e si può visitare nella stessa Caracas, chiedendo appuntamento via web alla Fundación Planchart. A Caracas molta gente crede che anche la mia Ana Elisa esista, ma no, è completamente un mio personaggio. Un gran personaggio, questo sì. Mi ha sempre affascinato questa casa, c'è anche nella mia prima storia, El Vuelo de los Avestruces, e mi ha affascinato tanto perché mi colpisce che sia stata testimone di tanti cambi nella città in cui sono nato. Ho pensato che narrando la storia di come si arrivò alla costruzione di questa casa, si potesse raccontare anche la storia di una città, di una classe sociale e, in generale, di un Paese chiamato Venezuela.
- Boris, sei un fenomeno. Cosa preferisci, la tv o la scrittura?
Grazie per il fenomeno. Mio marito si diverte quando siamo per strada e la gente mi grida ¡¡Monstruo!! ¡¡Fenómeno!! E' come se fossi Quasimodo. In realtà mi piacerebbe sapere quando è diventato di moda usare in modo ammirativo una parola che può intendersi come il contrario. Scrivo sempre, direi rispondendo alla tua domanda. Tanto a casa, davanti al computer, come per radio o discutendo in tv. Per me si tratta sempre di scrivere, di narrare, di avvicinare idee allo spettatore, all'ascoltatore e al lettore.
- Boris, tu sei scrittore, una professione abbastanza distante dalla tv. Come sei arrivato al piccolo schermo? e, soprattutto, come sei arrivato a Crónicas marcianas?
José Ignacio Cabrujas mi incontrò perduto intorno ai miei vent'anni e mi offrì di scrivere con lui "un programma di televisione" che finì con l'essere La dama de rosa. Mi insegnò un lavoro, mi aprì le porte di un'industria e un mezzo al quale non mi sono mai pentito di appartenere. 12 anni dopo, stavo osservando un'auto in una strada di Barcellona e il suo padrone mi invitò a vederla meglio, la carrozzeria, la tappezzeria interna. Questo padrone era Javier Sardá e da quel dialogo nacque l'invito ad entrare in Crónicas Marcianas. In entrambi i casi è stata una situazione accidentale, ma il lavoro che è venuto dopo è stato, è, sempre molto lavoro, molte ore con molte risate e più cose che si sono trasformati nei grandi momenti della mia vita.
- Perfavore, ho bisogno della tua opinione sulla moglie di Obama. Ti sembra che farà tendenza? E' la Carla Bruni americana? Chi ti sembra più elegante?
Me encanta Michelle Obama, credo che le stiano straordinariamente bene i colori vivi, pistacchio, arancio, vaniglia. E mi ha encantado il suo regalo a Carla Bruni, una chitarra superamericana e da collezione. E' un gran pensiero, una grande sensibilità.
- Sei consapevole di quanto sei stato importante per il progresso e l'accettazione sociale dei gay in questo Paese? e, d'altra parte, temi che governi il PP e perdiamo il nostro diritto a sposarci e ad adottare?
Che gentile. Però non sono consapevole, credo sarebbe un errore considerarmi tanto. Mi sembra di aver intuito allora che in Spagna ci fosse una possibilità di riconoscere la tua sessualità e togliere importanza a tutto il tema della colpa, la persecuzione, questa figura anchilosata del peccato. E questo ho fatto, era molto semplice. Sì, sono gay e adesso parleremo di moltissime altre cose. Mi è piaciuto potermi sposare con l'uomo della mia vita e costruire insieme questo edificio che è la vita in coppia e che serve di appoggio a una legge che neppure obbliga tutti a sposarsi o, molto meno, ad assumere una sessualità diversa dalla propria. Non credo che arrivando al potere il PP consideri imprescindibile eliminare una legge. Ma ovviamente capisco che nel PP esistano fronti più conservatori di altri e che possano fare pressione. Però penso che prima debbano risolvere cose più serie e pubbliche come la corruzione e le lotte di potere interne.
- Per scrivere libri ti siedi tranquillamente o hai questo lampo improvviso e plasmi le idee al momento?
Come disse Whitney Houston quando le chiesero quali droghe prendeva, "Un pochino di tutto!"
- Ti mando un abbraccio da San Cristóbal, Venezuela. Mi piace il tuo modo di essere perché hai rotto molti luoghi comuni sugli omosessuali. A volte li si vede solo come un gruppo impegnato a divertirsi, ma tu ti sei fatto notare tanto per la capacità di divertirti quanto con il tuo lavoro di scrittore. Vorrei sapere quali idee preconcette pensi di dover ancora rompere e perché
Be', mi piacerebbe far vedere alle persone che non possono, che non devono credere ciecamente a tutto quello che la Chiesa Cattolica dice. Non sta bene andare fino in Africa e vietare il preservativo a un continente decimato dall'AIDS
- Boris, sono venezuelana e mi piacerebbe sapere cos'è che più ti manca del Venezuela e perché lì la tua partecipazione in tv è stato solo dietro le telecamere. Ho letto Villa Diamante e mi ha sorpreso piacevolmente, mi è piaciuto tantissimo. Leggerò ovviamente quello che hai appena pubblicato. Molta fortuna!
Mi mancano molte cose, ma alcune sono venute felicemente a me, come la mia amica Titina Penzini, che adesso è a Madrid  ieri siamo usciti a cena e abbiamo riso tanto. Credo che Caracas abbia qualcosa di speciale che ti insegna ad adattarti a qualunque città del mondo e a farla tua. Questa è probabilmente la vera chiave del mio successo e per questo credo che dovrei essere grato alla mia città. Per questo mi piace tornare e praticamente chiederle scusa per le mie dimenticanze, le mie offese. Credo che noi tutti caraqueños dovremmo fare uno sforzo per amarla di più. Perché sono convinto che la sua natura sia amarci e che siamo noi che continuiamo a renderla invivibile.