sabato 23 maggio 2009

Il Cile trova il suo Obama: è Marco Enriquez-Ominami

Due mesi fa, a marzo, il Partito Socialista Cileno si è rifiutato di organizzare le primarie per la scelta del proprio candidato interno in vista delle elezioni presidenziali di dicembre, e ha appoggiato direttamente il 67enne democristiano Eduardo Frei, già presidente del Paese tra il 1994 e il 2000. Una scelta, questa di saltare le primarie, giudicata imprudente, visto quello che è successo dopo. Data l'impossibilità di arrivare alla candidatura attraverso i partiti tradizionali, il 35enne deputato socialista Marco Antonio Enriquez-Ominami Gumucio, per gli amici e i potenziali elettori, Marco Enriquez-Ominami, ha deciso di lanciare la propria candidatura come indipendente. Adesso lo chiamano el diputado-discolo e c'è chi parla di un effetto Obama o di un Obama cileno.
La giovane età, l'aspetto piacevole, la bella famiglia, è sposato con la giornalista televisiva Karen Doggenweiler, che gli ha dato due bambine, l'insistenza sul cambio di cui il Cile ha bisogno nel suo programma, lo rendono un soffio di aria fresca nella politica cilena dove, come dicono gli impiegati de La Moneda, in questi 25 anni di democrazia "sono cambiati i presidenti, ma gli invitati alle loro cene sono sempre gli stessi". Come Barack Obama anche Marco Enrique-Ominami conta sull'appoggio dei giovani e sa usare Internet come gli altri candidati, Sebastián Piñera per la destra e Eduardo Frei per la Concertación, la coalizione che governa il Cile dalla fine della dittatura, entrambi nati negli anni 40, non sanno fare. Marco ha una pagina ufficiale, marco2010.com, in cui espone il suo programma, raccoglie gli articoli che lo riguardano, pubblica la sua agenda e, soprattutto, invita i cileni a firmare per la sua candidatura (per essere approvata deve contare su almeno 40mila firme, al momento è arrivato a quota 36mila). Anche il suo programma, oltre che la sua gioventù, è un soffio di aria fresca in un Paese sostanzialmente conservatore, controllato dal machismo e dalla Chiesa Cattolica: propone la depenalizzazione dell'aborto (in Cile, come nella maggior parte dei Paesi latinoamericani è proibito e Michelle Bachelet ha sempre preferito evitare il tema per non mettere in pericolo gli equilibri delicati della Concertación) e il matrimonio tra gli omosessuali. Due scelte che se arrivassero ad essere realtà proietterebbero il Cile tra le socialdemocrazie più avanzate del mondo. Nel suo programma anche una "maggiore diplomazia culturale" nei rapporti con gli storici nemici, il Perù e la Bolivia, e temi tradizionalmente socialdemocratici come la garanzia dell'insegnamento pubblico e la riforma fiscale. A lui si stanno avvicinando alla velocità della luce i gruppi ambientalisti, che temono la sopravvivenza della biosfera della Patagonia cilena, visti i progetti delle centrali idroelettriche e dello sfruttamento delle risorse minerarie. Si fidano più di Marco che di Eduardo Frei. "Non voto per Frei perché sono valdiviana e ho ancora vivo il ricordo di lui che colloca la prima pietra di Celulosa Arauco, la stessa impresa CELCO che ha distrutto il Santuario de la Naturaleza della mia città. E' stato durante il suo mandato che è entrata in vigore la Legge dell'Ambiente e ha iniziato ad operare il Sistema di Valutazione di Impatto Ambientale. Oltre ad aver dato pubblico appoggio ai progetti Trillium e Ralco prima della conclusione dei rapporti sul loro impatto ambientale e nonostante i rapporti tecnici contrari" ha scritto qualche giorno fa la giornalista Pamela Matus su El Repuertero. Sempre nei giorni scorsi i dirigenti ecologisti Sara Larraín, Manuel Baquedano e Pablo Peñaloza, in una conferenza stampa, hanno ufficializzato il loro passaggio nello staff di Marco, dove lavoreranno per organizzare "una proposta in materia di sviluppo sostenibile e di preservazione naturale e territoriale, così come nell'analisi delle energie pulite per il Paese"; il loro arrivo dà un forte contributo anche alla raccolta firme per la presentazione della candidatura del diputado-discolo: "L'obiettivo di Marco è che i cittadini firmino per la sua candidatura, e siccome siamo organizzati e abbiamo 10mila militanti, sarà un grande aiuto" ha detto Baquedano ai media. Nel suo programma si trovano i valori delle socialdemocrazie e i conti con il Cile conservatore e prudente, per questo Marco dice di essere "la carta su cui i cittadini possono scrivere il loro programma di governo". Nella sua pagina web i contributi dei cileni sono fondamentali e a leggere i commenti che gli lasciano si trova di tutto: l'entusiasmo per la creazione di un nuovo Cile, più aperto e dinamico, per superare le delusioni della Concertación, la prudenza e il disincanto di chi ha visto tante promesse non mantenute, il timore di chi considera Marco troppo mediatico e vuoto. C'è anche molto Dio, forse troppo, nelle parole di chi lascia i suoi commenti nel sito, e anche questo parla del Cile in cui si muove il nuovo candidato.
A favore di Marco gioca anche la sua vita imperfetta: è figlio del leader del Movimiento de Izquierda Revolucionaria Miguel Enriquez, ucciso dai servizi segreti di Augusto Pinochet, è cresciuto in esilio in Francia, con la madre, la giornalista Manuela Gumucio, e il suo secondo marito, attualmente senatore, Carlos Ominami. Ha sposato uno dei volti più noti della tv cilena, che gli garantisce una buona visibilità mediatica. La passione per la regia cinematografica, ha diretto serie televisive e alcuni film, è passata in secondo piano nel 2006, quando è diventato Deputato. Ha ammesso pubblicamente di aver fumato (e aspirato) marijuana e si è evitato futuri problemi affermando: "Sono pieno di forze, ma anche di debolezze e non ho alcun problema ad ammetterlo, ho sempre vissuto nella dualità". In questa dualità si riconoscono i giovani, stanchi delle prudenze della Concertación e desiderosi di un Cile diverso. Per captarli c'è l'invito che Marco fa loro dal web: "Vi invito ad unirvi alla forza rinnovatrice di un nuovo Cile, senza esclusioni, in cui i giovani siano il motore e la forza per democratizzare ogni angolo della nostra terra e in cui ogni regione della nostra Patria torni a fiorire con l'orgoglio di essere cileno, con maggiori e migliori opportunità per tutti". Belle parole, senza dubbio, soprattutto per una gioventù che vede come candidato della sinistra un ex presidente nato nel 1942 e come candidato della destra un imprenditore milionario nato nel 1949. Con l'irruzione in scena di Marco la sensazione di molti cileni è che "per la prima volta non devo votare il meno peggio per il Paese, ma finalmente quello che voglio e che mi piace".
In poche settimane Marco Enriquez-Ominami ha rivoluzionato i sondaggi: ad aprile, poco dopo aver presentato la candidatura, contava, secondo un sondaggio di TSN Time, sul 14% dei cileni; se il favorito Sebastián Piñera dovesse arrivare al secondo turno, Marco andrebbe molto meglio di Eduardo Frei. I partiti tradizionali iniziano ad allarmarsi.