Diranno un'altra volta no pudo ser, non è potuto essere? Non capirò mai perché
gli spagnoli non imparano a cantare vittoria dopo aver ottenuto il successo e non prima e
come non si stufino di dover dire sempre, no pudo ser, invece di sorprendersi per
la vittoria.
Sto parlando dell'Eurofestival, che ho visto su Internet su
repubblica.it (a proposito, complimenti a repubblica.it, per aver restituito agli
italiani un festival intorno al quale si ritrova tutta l'Europa meno noi e che fa
conoscere nomi e tendenze che si muovono nei Paesi che ci circondano e che sono più
vicini degli Stati Uniti). La rappresentante spagnola di quest'anno era la biondissima
Soraya, uscita da qualche Operación Triunfo (l'unico OT che ho visto è
il primo, tutti gli altri li confondo; da quando sono passati a TeleCinco, dubito ci sia
uno spagnolo che ricordi il nome del vincitore, a parte Virginia dello scorso anno, e solo
perché si pensava avesse una storia con il temutissimo giurato Risto). La canzone è
stata selezionata su Internet e quindi in una serie di serate televisive che TVE1 ha
tagliato per mancanza di ascolti. Soraya, una delle favorite sin dal primo momento, si è
imposta su Melody, una giovanissima cantante che gli spagnoli hanno praticamente visto
crescere, che da bambina insegnava il ballo della scimmia e che voleva approfittare
dell'Eurofestival per passare finalmente da cantante-bambina a cantante-per-adulti (ce la
farà comunque).
Dalla vittoria di Soraya su Melody, a marzo, è iniziata l'operazione
vinceremo-l'Eurofestival-non-ce-n'è-per-nessuno. Mentre Soraya iniziava un paio di mesi
da delirio, girando per tutta l'Europa, facendo conoscere la sua La noche es para mi,
in Spagna la canzone suonava ovunque, i media assicuravano che il Vecchio Continente era
innamorato perso della bionda spagnola, che la Svezia, il Paese di Jonathan, il fidanzato
della cantante (a proposito, conosciuto su Internet, tramite chat su Facebook), aveva
deciso di adottare lei più che la propria cantante, che mezza Europa cantava La noche
es para mi, la stessa notizia, che Soraya avrebbe cantato per ultima, veniva presa
come ulteriore segnale di vittoria, dato che il pubblico tende a ricordare più le ultime
delle prime canzoni di una serata. E Soraya rilasciava dichiarazioni del tipo, La Spagna
vincerà l'Eurofestival, Non accetterò altro risultato che la vittoria, ecc ecc. Typical
spanish style. Poi.
Il risultato finale: la Norvegia ha trionfato o, nel linguaggio che piace agli spagnoli
quando vincono, ha umiliato e calpestato i rivali, ottenendo 387 punti, il punteggio più
alto mai ottenuto nel Festival, e lasciando la seconda, l'Islanda, a un centinaio di punti
di distanza. La Spagna è arrivata penultima, con soli 23 punti, votata solo da
Portogallo, Svizzera, Andorra e Grecia. La cosa buffa? che i punteggi più alti la Spagna
li ha ottenuti dai suoi Paesi vicini, 12 punti da Andorra e 7 dal Portogallo: siccome da un paio di anni lamenta gli scarsi risultati con i complotti dei Paesi
dell'Est che si votavano tra di loro (ci sarà sempre un complotto internazionale nelle
sconfitte della Spagna?!), la cosa ha il suo fascino.
Nei media spagnoli è iniziata adesso la caccia al colpevole; TeleCinco ipotizza
addirittura che il disastro spagnolo sia una sorta di punizione europea dopo
Chikilicuatre, che l'anno scorso dimostrò, secondo la tv, che la Spagna non prendeva sul
serio il Festival europeo. Nei forum c'è chi invita a seguire l'esempio dell'Italia, che
da anni non partecipa più, non si capisce perché, a questa manifestazione europea. Ed è
curioso che ogni anno, dopo ogni delusione, l'Italia venga citata come esempio (imparare a
non dire gatto prima di averlo nel sacco, mai!). Anche perché quest'anno, grazie a
repubblica.it, l'Eurofestival è tornato in Italia e, a leggere i commenti del blog di
Assante e Castaldo, sembra che ai compatrioti non dispiacerebbe il ritorno della canzone italiana in Europa,
anzi, la domanda più frequente è stata, ma perché ci sono tutti meno noi? "Dicono
che la RAI non partecipi per questioni economiche, ci sono Andorra, l'Armenia e
l'Azerbaigian, siamo i più morti di fame d'Europa?!" si chiedono nei commenti al
blog.
L'Eurofestival è andato dunque a uno dei favoriti della vigilia, il bielorusso Alexander
Rybak, cresciuto in Norvegia, che ha presentato una canzone in inglese con tanti violini e
ritmi orecchiabili, più slaveggianti che scandinaveggianti. Ma in fondo l'identità
europea si forma anche con queste mescolanze e con gli occhi da furetto di questo 23enne
vincitore che a Mosca non rinuncia agli ammiccamenti in russo al pubblico locale e che risponde in perfetto inglese alla conferenza stampa, trasmessa fino alla fine da repubblica.it.
La canzone di Alexander, Fairytale, è su youtube
e anche quella di Soraya, La noche es para mi