domenica 17 maggio 2009

La notte di Eurovision 2009 non è stata per Soraya

Diranno un'altra volta no pudo ser, non è potuto essere? Non capirò mai perché gli spagnoli non imparano a cantare vittoria dopo aver ottenuto il successo e non prima e come non si stufino di dover dire sempre, no pudo ser, invece di sorprendersi per la vittoria.
Sto parlando dell'Eurofestival, che ho visto su Internet su repubblica.it (a proposito, complimenti a repubblica.it, per aver restituito agli italiani un festival intorno al quale si ritrova tutta l'Europa meno noi e che fa conoscere nomi e tendenze che si muovono nei Paesi che ci circondano e che sono più vicini degli Stati Uniti). La rappresentante spagnola di quest'anno era la biondissima Soraya, uscita da qualche Operación Triunfo (l'unico OT che ho visto è il primo, tutti gli altri li confondo; da quando sono passati a TeleCinco, dubito ci sia uno spagnolo che ricordi il nome del vincitore, a parte Virginia dello scorso anno, e solo perché si pensava avesse una storia con il temutissimo giurato Risto). La canzone è stata selezionata su Internet e quindi in una serie di serate televisive che TVE1 ha tagliato per mancanza di ascolti. Soraya, una delle favorite sin dal primo momento, si è imposta su Melody, una giovanissima cantante che gli spagnoli hanno praticamente visto crescere, che da bambina insegnava il ballo della scimmia e che voleva approfittare dell'Eurofestival per passare finalmente da cantante-bambina a cantante-per-adulti (ce la farà comunque). 
Dalla vittoria di Soraya su Melody, a marzo, è iniziata l'operazione vinceremo-l'Eurofestival-non-ce-n'è-per-nessuno. Mentre Soraya iniziava un paio di mesi da delirio, girando per tutta l'Europa, facendo conoscere la sua La noche es para mi, in Spagna la canzone suonava ovunque, i media assicuravano che il Vecchio Continente era innamorato perso della bionda spagnola, che la Svezia, il Paese di Jonathan, il fidanzato della cantante (a proposito, conosciuto su Internet, tramite chat su Facebook), aveva deciso di adottare lei più che la propria cantante, che mezza Europa cantava La noche es para mi, la stessa notizia, che Soraya avrebbe cantato per ultima, veniva presa come ulteriore segnale di vittoria, dato che il pubblico tende a ricordare più le ultime delle prime canzoni di una serata. E Soraya rilasciava dichiarazioni del tipo, La Spagna vincerà l'Eurofestival, Non accetterò altro risultato che la vittoria, ecc ecc. Typical spanish style. Poi.
Il risultato finale: la Norvegia ha trionfato o, nel linguaggio che piace agli spagnoli quando vincono, ha umiliato e calpestato i rivali, ottenendo 387 punti, il punteggio più alto mai ottenuto nel Festival, e lasciando la seconda, l'Islanda, a un centinaio di punti di distanza. La Spagna è arrivata penultima, con soli 23 punti, votata solo da Portogallo, Svizzera, Andorra e Grecia. La cosa buffa? che i punteggi più alti la Spagna li ha ottenuti dai suoi Paesi vicini, 12 punti da Andorra e 7 dal Portogallo: siccome da un paio di anni lamenta gli scarsi risultati con i complotti dei Paesi dell'Est che si votavano tra di loro (ci sarà sempre un complotto internazionale nelle sconfitte della Spagna?!), la cosa ha il suo fascino. 
Nei media spagnoli è iniziata adesso la caccia al colpevole; TeleCinco ipotizza addirittura che il disastro spagnolo sia una sorta di punizione europea dopo Chikilicuatre, che l'anno scorso dimostrò, secondo la tv, che la Spagna non prendeva sul serio il Festival europeo. Nei forum c'è chi invita a seguire l'esempio dell'Italia, che da anni non partecipa più, non si capisce perché, a questa manifestazione europea. Ed è curioso che ogni anno, dopo ogni delusione, l'Italia venga citata come esempio (imparare a non dire gatto prima di averlo nel sacco, mai!). Anche perché quest'anno, grazie a repubblica.it, l'Eurofestival è tornato in Italia e, a leggere i commenti del blog di Assante e Castaldo, sembra che ai compatrioti non dispiacerebbe il ritorno della canzone italiana in Europa, anzi, la domanda più frequente è stata, ma perché ci sono tutti meno noi? "Dicono che la RAI non partecipi per questioni economiche, ci sono Andorra, l'Armenia e l'Azerbaigian, siamo i più morti di fame d'Europa?!" si chiedono nei commenti al blog.
L'Eurofestival è andato dunque a uno dei favoriti della vigilia, il bielorusso Alexander Rybak, cresciuto in Norvegia, che ha presentato una canzone in inglese con tanti violini e ritmi orecchiabili, più slaveggianti che scandinaveggianti. Ma in fondo l'identità europea si forma anche con queste mescolanze e con gli occhi da furetto di questo 23enne vincitore che a Mosca non rinuncia agli ammiccamenti in russo al pubblico locale e che risponde in perfetto inglese alla conferenza stampa, trasmessa fino alla fine da repubblica.it.
La canzone di Alexander, Fairytale, è su youtube


e anche quella di Soraya, La noche es para mi