giovedì 20 agosto 2009

Paisito, il bel film su nostalgie, dolori e rimpianti dell'Uruguay, dopo la dittatura

Sulle dittature militari argentine e cilene si è molto indagato e discusso, è invece quasi del tutto sconosciuta la dittatura che ha governato l'Uruguay, dal 1973 al 1985. Con le stesse modalità e le stesse ragioni che portarono terrore e desaparecidos a Buenos Aires e a Santiago del Cile.
Prova a raccontare quegli anni, da un punto di vista insolito, quello di chi preferiva non schierarsi e che in fondo costituiva la maggioranza della popolazione, un bel film di produzione uruguagio-argentino-spagnola. Si intitola Paisito, dall'affettuoso nomignolo che gli uruguayani danno al loro piccolo Paese, incastonato tra il Brasile e l'Argentina, ed è appena uscito in Spagna, dopo essere stato presentato, alcuni mesi fa, al Festival di Málaga. Lo firma una donna, la spagnola Ana Diez, e lo ha scritto un uruguayano, Ricardo Fernández Blanco, che con la sceneggiatura ha vinto il terzo Premio de Guión Julio Alejandro della SGAE, la Società degli Autori spagnola, e che ha chiarito nelle interviste che non è una storia autobiografica, ma che sentiva "il bisogno di raccontarla".
Tutto inizia quando il trentenne calciatore uruguayano Xavi sbarca nella Navarra dei primi anni 90 per chiudere la carriera nell'Osasuna, che aspira a tornare in Primera grazie anche alla sua esperienza. Ad uno dei suoi primi allenamenti assiste Rosana, una sua amica d'infanzia nella Montevideo degli anni 70. L'azione si sposta nella capitale sudamericana, dove Xavi, figlio del repubblicano spagnolo ed esiliato Manuel, è vicino di casa di Rosana, figlia amatissima del locale capo della Polizia il gentile Roberto Severgnini. Sono i mesi che precedono il Colpo di Stato, l'aria è elettrica, Manuel è inquieto, perché avverte movimenti strani dell'esercito, Severgnini è teso, perché gli alti gradi della Polizia e dell'Esercito gli fanno capire che sta per succedere l'inevitabile e deve schierarsi, sia per fare carriera, sia perché a nessuno piacciono quelli che non si sa da che parte stanno, i bambini giocano per le strade e vivono le passioni della loro età, per Xavi soprattutto il calcio, lo sport nazionale, che segue avidamente in tv come tutti. Diventata più tesa la situazione a Montevideo, Manuel e Roberto decidono di mandare i loro figli in campagna: è un'estate che né Xavi né Rosana dimenticheranno mai. Quella del primo amore, del primo bacio innocente sulle labbra e di una promessa fatta altrettanto innocentemente nell'unica notte che hanno dormito insieme, "perché adesso siamo fidanzati": "Non ti lascerò mai" dice lui a lei.
A Montevideo, intanto, i dirigenti comunisti avvicinano Manuel e gli chiedono aiuto contro l'imminente colpo di Stato, ricordandogli il passato di repubblicano costretto all'esilio. Lo spagnolo, malinconico e preoccupato, si lascia convincere e promette di passare loro l'informazione di cui hanno bisogno. Roberto, assediato in casa dalla bella moglie Ana, ambiziosa e vagamente fascista, capisce che non può continuare a tirarsi indietro e si lascia convincere dai colleghi a rimanere "a disposizione" in una notte determinata. Ma proprio quella notte, in cui scende in campo l'Uruguay in un'attesissima partita di qualificazione ai mondiali di calcio, Roberto viene rapito: poche ore prima si era fatto convincere da Ana e da Manuel ad andare dai bambini in campagna, poi, da solo aveva preso l'auto per tornare a Montevideo e rimanere "a disposizione". A dare l'informazione sulla sua auto ai guerriglieri rapitori, è stato Manuel. Succede tutto in poche ore: l'esercito, ormai sceso nelle strade, riesce a identificare il luogo in cui Severgnini viene tenuto prigioniero e succede l'irreparabile. L'infanzia di Rosana e Xavi viene spezzata per sempre: lei parte per l'esilio in Spagna, lui rimane a inseguire le sue passioni nell'Uruguay. Vent'anni dopo Rosana vuole sapere cosa successe quella notte in cui perse suo padre, se come sospetta, c'entrava Manuel, Xavi non vuole parlarne. Lei cerca risposte nel passato che la tormenta per poter andare avanti, lui vuole dimenticare quel passato per poter continuare a vivere. Si amano per tutta una giornata in una stanza d'albergo, si parlano ma non possono capirsi. Quello che non è stato non può essere. Lo capiamo quando Rosana va di nuovo agli allenamenti di Xavi, lo guarda da lontano con un sorriso malinconico, lui la vede e la guarda con un sorriso dolce. Lei se ne va e Xavi non la segue.
Nei due giovani spezzati dal colpo di Stato si ritrovano i due modi possibili per superare un trauma: dimenticare o cercare risposte. E non sono modi destinati a incontrarsi.
Ho amato l'atmosfera malinconica di Paisito, la ricostruzione della Montevideo degli anni 70, con gli stessi giochi e le stesse cartelle scolastiche che si usavano anche in Italia, l'inquietudine e l'impotenza degli adulti davanti all'inevitabile. Mi ha lasciato quasi choccata sapere cosa successe quella notte che separò per sempre Xavi e Rosana, perché, a differenza dei due giovani, noi veniamo a sapere come e perché Roberto viene ammazzato (non lo dico, nel caso qualcuno voglia vedere il film), ma il cinismo non dovrebbe mai sorprendere (o forse è meglio continuare a mantenere la capacità di sorprendersi e indignarsi). Bellissime le figure di Roberto e di Manuel, entrambi teneramente innamorati delle proprie mogli e affettuosamente paterni; bella, anche se a volte insopportabilmente snob e fascista, anche la figura di Ana, interpretata dall'adorabile Viviana Saccone, vista  in Italia in varie telenovelas e da me molto apprezzata come eroina fragile e invincibile di Montecristo,la telenovela dedicata ai desaparecidos: in Paisito è una donna legata alla propria famiglia e alla lealtà di vicinato, che detesta i "comunisti", che mettono in dubbio le sue certezze borghesi di ordine e disciplina e che simbolizza, in fondo, molta morale di quell'epoca, il terreno su cui si sono appoggiate le dittature sudamericane. Tristi e malinconici i Rosana e Xavi adulti, che si sono incontrati ricordando quello che non fu e che non possono trovare una nuova comunicazione. Con un appunto: Rosana la interpreta Maria Botto, che lasciò l'Argentina dopo il colpo di Stato; suo padre, l'attore Diego Botto, è uno dei 30mila desparecidos della dittatura militare. "E' stato difficile interpretarla, distanziarmi dal personaggio per non mescolare i miei sentimenti personali". Paisito si trova su Internet; da youtube.com, il trailer.