mercoledì 19 agosto 2009

Paz sin Fronteras a L'Avana: Juanes, ci sono cose che si fanno perché si sentono

Ed ecco l'intervista telefonica di El Pais a Juanes, mentre la comunità cubana di Miami continua a dividersi. E' di oggi l'appoggio che il 29enne William Levy, uno dei giovani attori più famosi del momento, arrivato a Miami da L'Avana a 15 anni e adesso attore di punta della messicana Televisa, ha fatto arrivare a Paz sin Fronteras: "E' positivo che si faccia questo concerto a Cuba, perché apre le porte al dialogo e al cambio". L'intervista con una frase finale che dovrebbe essere lo slogan di una vita. In spagnolo potete leggerlo cliccando questo link

- Spieghi che cos'è un concerto bianco. Non pecca di ingenuità?
Non vedo cosa ci sia di male. Abbiamo montato un concerto senza colori politici, sarà nella plaza de la Revolución, un posto senza dubbio complesso. Continuo ad essere convinto che l'arte abbia un ruolo nella costruzione della pace. E il problema che noi poniamo non è cubano, ma umano. A me non interessa il governo di Cuba, mi interessano le persone, i giovani?
- Si aspettava la rabbia?
Dal primo momento, vivo a Miami da molto tempo e lo stiamo accettando
- Cercavate il confronto
Assolutamente no. Che problema vede nel suonare a L'Avana? Io nessuno. E' un Paese di 11 milioni di persone isolato per ragioni politiche, storiche. E non può continuare così. Abbiamo deciso di mobilitare un gruppo di artisti, siamo andati a Washington, abbiamo incontrato Hillary Clinton e ci hanno detto che sembrava loro meraviglioso. A Cuba anche erano d'accordo. Abbiamo cominciato a preparare una squadra e alcuni degli artisti che all'inizio avevano detto sì, si sono tirati indietro, quale che fosse la ragione...
- Enrique Iglesias, Ricky Martin... Li rimprovera per la loro decisione?
La rispetto, vivo a Miami so come sono le cose
- Com'è l'esilio di Miami?
Ci sono tre generazioni, la giovane, l'intermedia e quella del primo esilio. Non è tutto l'esilio che è contrario, solo un settore. E il più radicale non è contro Miguel Bosè o Juanes, ma contro qualunque attività con Cuba. E io dico, lasciamo da parte il tema politico. Sono stanco di chiedere alla gente se è musulmana, gay, cubana o venezuelana.
- Si accetta che lei appoggi Álvaro Uribe...
Mi hanno accusato di appoggiare Uribe e adesso di essere guerrigliero.Credo che Uribe sia un presidente storicamente necessario e gli sono grato come colombiano.
- E castrista?
Non sto né con Castro né con Uribe. Cuba è un Paese di persone, perché posso andare a Spagna e non cantare per il suo presidente e se vado a Cuba sto cantando per Castro? come voi avete sofferto l'ETA, noi colombiani abbiamo sopportato le FARC. Ho perso amici, qualunque posta suoni a Medellín nasconde una storia di violenza. Nel mio Paese c'è libertà, ma non c'è pace. Mi criticano perché canto la pace a L'Avana, quando non c'è libertà... Bisogna guardare oltre... ci lascino cantare...
- Parla di attacchi, di aggressioni... li soffre?
Stanno criticando continuamente in televisione. Ma se esci in strada c'è anche gente che ti sostiene. Molti sentono Cuba come un'isola chiusa, in cui non entra l'aria. Quest'aria deve entrare con la musica. Capisco che il dolore dell'esilio sia molto tenace. Non ci si può mettere a discuterlo. Creda che lo rispettiamo. Ma bisogna fare qualcosa per il futuro dell'isola. E se non siamo noi verrà qualcun altro che lo farà. Domani o dopo...
- Meritavano i suoi dischi di finire a martellate?
Quello che mi rende più triste è vedere il dolore che hanno. La mia intenzione è positiva, anche se genera tanto odio e tanta rabbia. Ma se serve perché si sfoghino, che li rompano. Miami e Cuba sono come due fratelli che si detestano profondamente.
- Avrebbe lasciato la città, se non fosse pericoloso per la gravidanza di sua moglie?
A me tutto questo rende nervoso, ma mi dà anche la forza per continuare e lei mi appoggia
- Ha garanzie per il fatto che il concerto non venga strumentalizzato dal regime?
Stiamo lavorando su questo. Ci sono persone che sono andate a L'Avana a negoziare il cartellone, che ci sia un equilibrio di artisti vicini e lontani dal regime. C'è Silvio Rodríguez... cerchiamo un elenco tranquillo.
- Ci sarà Gorki Águila, rocker incarcerato dal regime?
Ci stiamo provando
- Spera di vendere più o meno dischi dopo questo?
Non importa, ci sono cose che uno fa perché le sente