lunedì 3 maggio 2010

In Catalogna un chirurgo ricostruisce gratis il clitoride alle donne infibulate

Ci sono storie e persone che dimostrano come l'eroismo sia in fondo cosa di tutti i giorni e soprattutto di cittadini anonimi. Questa storia la racconta oggi El Periódico de Catalunya e ha per protagonista un giovane chirurgo, il 33enne Pere Barri Soldevila. Dopo aver imparato a ricostruire il clitoride all'Hospital Bichat Claude Bernard di Parigi, Barri opera gratuitamente le donne che hanno subito la mutilazione dei genitali all'Institut Dexeus di Barcellona. Finora ha ricostruito il clitoride di 25 donne tra i 20 e i 45 anni e altre 18 sono in lista d'attesa.
L'operazione di Barri, spiega il quotidiano, "consiste nell'apertura della parte cucita e nell'elimiazione delle cicatrici fibrose lasciate dal fango e dalle ceneri usati per bloccare l'emoraggia. Subito dopo estrae due o tre centimetri della parte interna del clitoride, con i suoi nervi e i vasi sanguigni e lo porta all'esterno. Quindi ricostruisce le labbra con la pelle intorno. Un mese dopo il 90% delle donne operate ha una zona genitale uguale a quella delle donne non mutilate". Secondo Barri il 75% delle donne operate recupera la sensibilità e "tre mesi dopo l'operazione può mantenere relazioni sessuali normali". Nella vita di molte di loro entra anche l'orgasmo, che raggiungono ogni due o tre relazioni. Per aiutarle a gestire le nuove emozioni e il nuovo corpo l'Institut Dexeus offre loro anche un sostegno psicologico precedente all'operazione, anche questo gratuito.
E' ovviamente la gratuità di tutto questo processo di recupero della femminilità per decine di donne subsahariane residenti in Catalogna quello che rende interessante questa esperienza. Per Barri non c'è però niente di straordinario in questo: secondo lui la ricostruzione del clitoride dovrebbe essere parte dei servizi offerti dalla sanità pubblica. In tutti i casi, lui sta aiutando alla formazione di nuovi chirurghi a Valencia e a Madrid, in modo che questa esperienza venga trasmessa anche nelle altre città.
Per le donne mutilate sottoporsi all'operazione non è decisione facile, soprattutto a causa dell'intorno in cui si muovono. Si potrebbe dire che temono meno il bisturi delle reazioni dei familiari, secondo i quali la mutilazione è strettamente collegata alla religione islamica, anche se poi storicamente non è così. L'infibulazione femminile, infatti, appartiene alle culture dell'Africa sahariana sin da prima dell'arrivo dell'Islam; in Egitto risale addirittura ai regni dei faraoni. Secondo i dati pubblicati da El Periódico de Catalunya, proprio a causa delle pressioni familiari e della cultura in cui sono cresciute, solo il 10% delle 600 donne di origine africana residenti nella Comunidad ha chiesto la ricostruzione dei propri genitali. E il 100% di chi ha più di 30 anni ha subito l'infibulazione da bambina.
Le donne sposate hanno discusso l'argomento solo con i mairiti, ma non con le famiglie; le più anziane rifiutano di operarsi. "Nessuna di loro vorrebbe l'infibulazione per le proprie figlie, ma poche pensano a operarsi" assicura la pediatra Inma Sau.
Sono le giovani donne nate e cresciute in Catalogna, che hanno subito l'infibulazione da bambine durante le vacanze nella terra d'origine o addirittura in operazioni clandestine nella stessa Catalogna, quelle che chiedono di essere operate. "Parlano catalano, hanno studiato e hanno chiarissimo il rifiuto dell'infibulazione, sono integrate nella cultura europea e non vogliono sentirsi diverse per la loro mutilazione" spiega Pere Barri. Che le aiuta a sentirsi indipendenti, libere, padrone del proprio corpo, femminili e integrate.