domenica 13 giugno 2010

Le due ore spensierate di Que se mueran los feos

"Eliseo è brutto, zoppo e single; anche Nati è brutta, le mancano un seno ed è separata". Tutte le recensioni di Que se mueran los feos, in queste settimane, non hanno evitato questa presentazione dei protagonisti, copiata, evidentemente, dai comunicati stampa. Uscito ormai quasi due mesi fa, il film è la produzione spagnola campione d'incassi di primavera.
Opera seconda di Nacho G. Velilla, che ha firmato Fuori menù, è stato accolto da critiche negative ed entusiasti commenti dei telespettatori. "Se ti vuoi passare un paio d'ore spensierate e a ridere di gusto, va a vederlo" dicevano tutti. Uno va a vederlo aspettandosi la classica commedia stupidina ed esce dal cinema senza aver cambiato impressione. L'azione del film si svolge in un bucolico paesino aragonese, in cui si trovano tutti i cliché del caso: gli abitanti si conoscono da sempre, sono cresciuti insieme, hanno forme di solidarietà e di crudeltà che solo la familiarità rende possibili. Ci sono lo scemo del villaggio, che alla fine è tanto scemo perché così lo vedono, il belloccio del paese, che si crede donnaiolo, ma si scioglie perché l'unica donna che ama lo ha mollato, l'anziano osservatore e filosofo dalle cui perle di saggezza apprendiamo tutti (memorabile l'epitaffio "Non sono morto, è la vita che mi ha cacciato"). Sorprendono un po' il prete con la maglietta del Che e la parrucchiera lesbica con l'orologio biologico in agguato e le anziane clienti che la consigliano: ma siamo in Spagna e il Paese di Zapatero sta su un altro pianeta, anche nelle commedie scacciapensieri.
Al centro dell'azione ci sono i già citati Eliseo e Nati. Lui è complessato perché ha 40 anni e non si è mai innamorato. In paese lo chiamano el feo, il brutto, in un classico esempio di crudeltà che condiziona la vita. Eliseo si sente brutto e si comporta, dunque, da brutto. Un esempio lo abbiamo all'inizio del film, quando arriva, elegante e trepidante, con la rosa rossa di riconoscimento, al primo appuntamento con una donna conosciuta in chat. Non appena lo riconosce, lei nasconde la sua rosa, colpita dalla sua bruttezza, e fa di tutto per liberarsi di lui, sempre più disperato. Eliseo decide, spinto dalla madre e dallo zio, con cui vive in una deliziosa fattoria fuori dal paese, che l'unico modo per recuperare se stesso e la sua vita è lasciare il paesino natale e seguire le sue ambizioni. Un evento inaspettato, la morte della madre (e per quanto sia tragico l'avvenimento è talmente sorprendente da causare una risata), lo costringe a cambiare i piani. Per il funerale della donna arriva anche Nati, la cognata di Eliseo, che, abbandonata dal marito, si stabilisce nella fattoria, in cerca di una nuova vita. Quanto Eliseo è complessato e ossessionato dalla sua bruttezza, tanto Nati è solare e vitale. La ragione si capisce nella loro prima conversazione sincera: a Nati è stato tolto un seno per un tumore e lei, dopo il primo momento di disperazione, ha deciso non solo di non sottoporsi a un'operazione di ricostruzione, ma anche di amarsi di più perché "se tu non ti ami per primo, nessuno ti amerà". "Ho un solo seno? che mi accarezzino di più l'altro!" dice al cognato. Ed è questo suo sorriso davanti alla vita che spinge lui piano a piano a cambiare, mentre il paese li osserva. Le pettegole che non si preoccupano di dire cattiverie sulla bruttezza di Eliseo davanti a lui; Bertin, lo scemo del paese, che racconta a tutti un orgasmo di Nati con un misterioso amante (che altri non è che Eliseo) e tutti si mettono alla caccia di quest'uomo ammirevole che ha avuto il coraggio di fare l'amore con cotanta bruttezza; Román, il belloccio, che tratta le donne come oggetti di piacere e vorrebbe che l'amico Eliseo si svegliasse e facesse altrettanto; lo zio, che capisce che qualcosa sta cambiando nel nipote e quando ne scopre la causa lamenta che la felicità sia dovuta alla moglie del fratello. Nel frattempo assistiamo ai tentativi di Mónica, la parrucchiera lesbica, di essere fecondata da Román, che rifiuta perché sono amici e in fondo lui è un bravo ragazzo, e persino dal prete, che prima rifiuta indignato perché sono cresciuti insieme e lui è un uomo di Dio e poi con Román si passa mezzo film a evitare che lei ci provi con chiunque, fino alla resa finale, con una frase memorabile. Le dà un bacio, lei si sorprende e lui commenta: "Tu lesbica, io prete, qualcuno doveva prendere l'iniziativa".
A scompaginare le carte, arriva il fratello di Eliseo: mollato dall'amante cerca di riprendersi Nati. Ma arriva tardi, lo si capisce in una festa di paese risolutiva. Alle nozze dei protagonisti Román e la moglie, che lo ha abbandonato dopo aver scoperto al cellulare una delle sue tante inutili infedeltà, si ritrovano, Mónica ha il sospirato pancione grazie all'amplesso con il prete, partito per l'agognata Africa, da cui manda foto circondato da bambini nerissimi e sorridenti, Bertin si ingelosisce perché con il nascituro lui passerà in secondo piano e la vita continua. Con la certezza che è complicata dalle nostre paure e dai nostri complessi, più che dal nostro aspetto esteriore. Nati docet.
Il film scorre via veloce, grazie al ritmo televisivo impresso da Velilla, padre di quella gran sit-com che è stata 7 vidas, e grazie, soprattutto, al cast. Javier Cámara e Carmen Machi, che interpretano Eliseo e Nati senza cascare nella macchietta, ma, anzi, rendendoli credibili con una carica di umanità e sensibilità che non tolgono niente alla commedia; Hugo Silva, finalmente sempre vestito, e irriconoscibile nelle risate sguaiate di questo Román che si dibatte tra machismo e tenerezza (peccato che la sua storia sia la meno sviluppata); Tristán Ulloa e Ingrid Rubio, il prete progressista e la parrucchiera lesbica, che proprio grazie all'equilibrio di lui e agli sguardi innocenti di lei risultano credibili e comprensibili. Su tutti, grande come un maestro e un papà, Juan Diego, lo zio di Eliseo, saggio signore della vita, che registra con uno sguardo e un silenzio sentimenti ed emozioni altrui.
Fuori menù è decisamente migliore di Que se mueran los feos, ma se il film merita di essere visto è soprattutto per questo cast vivace e in palla. Al momento il film non è ancora su Internet, lo siento, ma quando arriverà farà passare a chi capisce lo spagnolo "un paio d'ore spensierate".