domenica 1 agosto 2010

Al Festival del Teatro Classico di Mérida, Lisistrata diventa lesbica

Una delle cose che bisognerebbe fare una volta nella vita in Spagna è assistere a una rappresentazione del Festival de Teatro de Mérida, nel Teatro Romano della città. A dir la verità è tutta questa piccola Roma incastonata nell'Estremadura a meritare una visita almeno una volta e farlo nei giorni del Festival aggiunge magia al fascino che questa città, un tempo splendida capitale di provincia romana, continua a emanare.
Per questo è un po' una pena essersi persi Lisistrata, l'unica produzione propria che il Festival presenta in questa sua 56° edizione. La storia della commedia di Aristofane la conosciamo un po' tutti: durante la guerra del Peloponneso le donne di Grecia, stufe di battaglie e assenze, si mettono d'accordo per iniziare uno sciopero del sesso, che convinca gli uomini a negoziare presto la pace; le guida l'ateniese Lisistrata, che le sostiene nei momenti più difficili e le convince a superare le diffidenze per iniziare insieme lo sciopero più sorprendente che si sia mai visto. Il testo di Aristofane è stato presentato a Mérida altre quattro volte, ma mai in una versione così travolgente e almodovariana.
L'allestimento di Jérôme Savary fa della commedia greca un'opera "femminista, audace, transessuale, irriverente, divertente, folle e pacifista" secondo El Pais. E non solo. Ispirandosi all'antico teatro greco, che non voleva donne sul palcoscenico, il direttore del Festival Francisco Suárez ha chiesto a Savary che la protagonista fosse interpretata da un uomo. Oggi il regista confessa che a prima vista la proposta gli era sembrata rischiosa e temeva la trasformazione dell'opera in una mariconada, una cosa da omosessuali. "Non avevo ancora conosciuto Paco León" ammette. Ed è l'attore sivigliano, popolarissimo in Spagna per essere Luisma nel serial Aida, ad aver entusiasmato la critica nei panni di una Lisistrata travolgente, brillante e femminista. Un ruolo rischioso per lui, che ha nel suo curriculum un brillante passato teatrale e televisivo di attore comico (le sue imitazioni di stelline televisive come Anne Igartiburu o Raquel Revuelta nel programma Homozapping erano imperdibili). Non aveva mai interpretato una donna in un testo teatrale e temeva di riprodurre i tic tipici degli uomini che interpretano le donne, trasformandola in una macchietta. Per evitare il rischio, racconta, "ho iniziato a trattare Lisistrata come un personaggio qualsiasi, senza pensare nel suo sesso, cercando le sue caratteristiche e le chiavi di interpretazione per arrivare a lei". L'idea che si è fatto è di una donna forte, rivendicativa, altera, politica, guerriera, perciò per interpretarla si è ispirato alle grandi signore dello spettacolo andaluso e spagnolo, Lola Flores e Rocio Jurado. Donne dalla personalità forte e incisiva, capaci di dominare una platea con un solo gesto della mano e con un solo sguardo, così carismatiche da segnare per sempre lo spettacolo spagnolo. Una Lisitrata dalla gestualità flamenca? Assolutamente sì: una delle altre fonti di ispirazione di León è stata sua madre, sivigliana doc, con la teatralità e le movenze del sud. Il risultato ha entusiasmato la critica, che magari ha accolto con perplessità alcune soluzioni dell'allestimento, ma ha esaltato all'unanimità l'interpretazione di Paco León.
Sul palcoscenico Lisistrata-Paco si muove su alte zeppe dorate, con un vestito rosso corto che evidenzia le "bellissime gambe" dell'attore e con un corpetto da cui emerge un solo seno per, spiega Savary, "renderla più androgina, ricordare le amazzoni, le donne con un cancro al seno, il mondo femminile".
Si parla di sesso liberamente, anche se non si vede mai perché nelle intenzioni del regista la sua Lisistrata deve essere vista e compresa anche dai bambini, ma intorno alla protagonista si muovono personaggi dall'identità sessuale confusa. L'antico coro delle donne di Aristofane qui è trasformato in un coro di transessuali, "uomini strani che un giorno hanno scoperto di essere donne o che volevano esserlo"; li guida Carla Antonelli, la più famosa attrice trans di Spagna. Sul palcoscenico dell'antico teatro lavorano fino a 90 persone, tra coro, personaggi vari, comparse e la banda municipale di Mérida, 18 elementi che suonano una colonna sonora moderna e sorprendente, dalla zarzuela fino a Fly me to the moon di Frank Sinatra, che Paco León canta microfono in mano.
La vera sorpresa dell'allestimento di Savary è però il finale lesbico riservato a Lisistrata. Il regista e León assicurano che è un finale "presente in Aristofane, lo dice lui, noi lo abbiamo solo evidenziato". In questo finale proposto a Mérida, Lisistrata si innamora di Lampito, la donna che guida le spartane nello sciopero del sesso. "Quest'opera greca ha molte potenzialità per essere trasportata allo spazio omo-erotico" scrive El Periódico de Extremadura "e questa creazione finale è un punto di vista nuovo e proprio di questo momento storico, ma ispirato dal disegnatore tedesco Ralf König, che aveva cercato di confrontare la versione classica con la riscrittura realizzata nel suo fumetto Lisistrata, dove tutto si fa complesso a partire dalla riformulazione della protagonista e dall'inclusione di personaggi gay e lesbiche con echi degli anni 80. Insomma, parliamo di una proposta con finale rosa che, secondo il gusto del pubblico, può essere considerata una mariconada o un canto in favore della tolleranza omosessuale".
Una sorta di musical, dai toni libertari e irriverenti, con coro trans e finale omosessuale. Probabilmente solo in Spagna si possono reinterpretare i greci con tanta libertà, senza perdere il messaggio pacifista dell'opera e senza tradirne lo spirito satirico e rivendicativo.
Se siete a Mérida e dintorni, Lisistrata è in scena al Teatro Romano fino all'8 agosto.