Venganza en Sevilla, l'ultimo libro di Matilde Asensi, è uscito in Colombia (in Italia è uscito con il titolo La vendetta di Siviglia, per Rizzoli, 18,50 euro); è la seconda parte di una trilogia iniziata con Tierra firme, Terra ferma in Italia, e in Colombia suscita una curiosità interessata, dato che parte dell'azione si svolge in quella che fu la Nueva Granada. El Tiempo pubblica oggi una bella intervista alla scrittrice spagnola, da cui si apprendono tante cose sulla Spagna del Siglo de Oro e sulle sue colonie americane. Vale la pena leggerla. Eccola in italiano. Chi capisce lo spagnolo può leggerla su eltiempo.com.
- I suoi libri storici hanno avuto un successo enorme. E anche le avventure di Martin Ojo de Plata (il pirata protagonista di Tierra firme NdRSO), che hanno venduto oltre 300mila copie in Spagna. Cosa pensa del fenomeno dei bestsellers e dell'auge del genere d'avventura?
Non c'è nessun auge, c'è da sempre. Lo stesso Don Chisciotte può definirsi come un successo del genere d'avventura. Quando uscì, nel 1605, si stamparono 500 copie, un bestseller per quell'epoca. Ebbe un tale successo che nel suo primo anno di vita venne tradotto in tutte le lingue europee: un'altra caratteristica del bestseller. Se oltretutto uno legge il Chisciotte, ma lo legge con occhi limpidi, non con occhi accademici, è un libro d'avventure in cui, per di più, ti ammazzi di risate. Alcuni accademici lo hanno trasformato in una grande opera che annoia, ma è un libro geniale, pieno di sfumature e colpi d'umorismo incredibili, è un bestseller e un libro d'avventure.
- Da dove nascono i suoi libri? Come le vengono in mente?
Dico sempre che il mio lavoro è come quello dei bambini piccoli: leggere e scrivere. La parte che mi piace è quella della lettura. Non mi stanco mai. Mano a mano che leggo, i libri si formano nella mia testa. Il cervello si alimenta delle letture e monta da solo i pezzi. Più inizio a focalizzare l'argomento più mi compro libri. Poi ci sono gli amici, che sanno su cosa sto lavorando e mi chiamano quando leggono qualcosa che credono mi possa servire, e accumulo materiale. Sono una compratrice di libri compulsiva.
- E la storia della trilogia di Martin Ojo de Plata come è nata?
Ho sempre molti argomenti che mi girano in testa. E quando qualcuno diventa interessante per qualche argomento, inizio a studiarlo. Questo tema in particolare è nato con i film dei Pirati nei Caraibi, che si vedevano molto a casa mia. A un certo punto mi sono resa conto che i buoni del film erano i pirati inglesi. E ogni volta che apparivano gli spagnoli erano i cattivi. Vediamo, mi sono detta: che io sappia i pirati inglesi erano ladri, ma magari sono mal informata. Avevo già pensato molte volte a quanto ci insegnano male la scoperta dell'America. E quando mi si sono unite le due idee, ho iniziato a comprare libri e a leggere.
- Cosa ha scoperto?
Per esempio, che in Spagna all'epoca della Scoperta stavamo morendo di fame. A me avevano insegnato che era l'epoca della picaresca, del Guzmán de Alfarache, del Chisciotte e del teatro di Lope de Vega. Questo me lo avevano insegnato in letteratura. E in storia mi hanno insegnato le guerre di Fiandra e la scoperta dell'America. Nessuno mi aveva fatto notare che la scoperta, le guerre e la picaresca erano contemporanei. Tutto quello che sapevo me lo avevano dato a pezzi, come per non farmelo digerire bene. Non sapevo quasi niente dei primi cento anni del Nuovo Mondo.
- A quali fonti è ricorsa per documentarsi?
A tutto quello che è caduto nelle mie mani. Ai cronisti reali della Corona, ai cronisti di Cartagena de Indias, che è quello che mi è piaciuto di più leggere. Il posto ufficiale di cronista esisteva e il suo lavoro era raccontare cosa succedeva, così sono una fonte di informazione inesauribile. A Siviglia, inoltre, ci sono molti specialisti sull'America, perché è un tema che li tocca da vicino. Mi sono messa in contatto con una delle studiose più preparate su questi argomenti, che è Enriqueta Vila Vilar.
- Tierra firme, il primo libro della trilogia, ritrae la vita dei primi colonizzatori. Colpisce che, nonostante i rappresentanti del Re fossero piccoli tiranni, si viveva anche con enorme libertà.
Era il grande potere d'attrazione del Nuovo Mondo. Quando venne scoperta l'America, in Spagna cerano fame, miseria, malattie e poco di più. Era, effettivamente, l'epoca della picaresca: un Paese di fame, mendicanti e ladruncoli. La gente andava nel Nuovo Mondo in cerca di una nuova opportunità. Fino al punto che i re, per paura si svuotasse la Spagna, misero limiti all'emigrazione. Non tutti quelli che volevano potevano andare nel Nuovo Mondo. Bisognava chiedere il permesso e c'era un numero fisso. Cosa faceva la gente? entrava nell'equipaggio delle flotte e non tornava più, per cercare una vita migliore.
- Oltre alla promessa di una vita migliore c'era questa libertà di cui parlavamo. Per esempio, a Cartagena de Indias e a Santa Marta si leggevano e arrivavano molti libri proibiti dall'Inquisizione. Potrebbe parlare di questo?
Nel Nuovo Mondo, durante i primi 100 anni, non funzionò l'Inquisizione. E questo suppose una differenza enorme. Oltre ad essere un Paese povero, sporco e in bancarotta, la Spagna era sottomessa a un giogo religioso brutale, di una crudeltà e repressione che risuonano ancora nel mondo intero. Invece in America l'Inquisizione non arrivò fino a un secolo e mezzo dopo. Durante quel periodo nei Paesi Bassi ci fu l'eresia del luteranesimo e i libri eretici si stamparono nelle Fiandre in castigliano e arrivarono al Nuovo Mondo attraverso i pirati. In Spagna erano assolutamente proibiti. Ma in America, per un secolo e mezzo, circolarono liberamente le nuove filosofie e le nuove dottrine religiose.
- Fu un'opportunità storica, a livello di pensiero?
Un'opportunità d'oro. Ma la cosa curiosa è che, dopo questi 150 anni, questo spazio di libertà a livello di pensiero e di religione, scomparve e quello che rimase nell'America Latina fu un cattolicesimo tanto forte come quello spagnolo. In materia religiosa l'America si trasformò in un'altra Spagna. Cosa successe? Non lo so, non sono arrivata fino a lì. Non so cosa sia rimasto
- Oltre ai libri religiosi, circolarono molte opere letterarie che era proibito portare in America...
Sì, moltissime.
- La prima edizione del Chisciotte, per non andare troppo lontano, è arrivato a Tierra firme di contrabbando. E si leggeva anche di contrabbando. C'era già una passione per la letteratura nel Nuovo Mondo?
Naturalmente. E continua ad esserci. Latinoamérica è una fucina di scrittori. Ogni volta che sono andata è stato sempre per presentare i miei libri e partecipare a Fiere del libro, ma è chiaro che in Latinoamérica la letteratura è uno dei gioielli della corona.
- La miseria dell'epoca della Spagna è molto presente in Venganza en Sevilla. E la grande opportunità che fu il Nuovo Mondo è molto presente in Tierra firme. Le avventure della trilogia trascorrono tra le due. Perché ha scelto questo posto in mezzo, tra qui e lì?
Proprio perché era un posto nel mezzo. In questi viaggi in America Latina mi sono resa conto che, nonostante siamo fratelli, gemelli etero o omozigoti, noi spagnoli e latinoamericani abbiamo risentimenti gli uni verso gli altri. E, come ho già detto, mi sono resa conto di quanto sapevo poco di quell'epoca. Chi furono i primi americani, discendenti di spagnoli e indigenas? Credo che tutti, ad entrambi i lati dell'Atlantico, abbiamo un'enorme ignoranza, non sulla scoperta, ma sui cento anni seguenti e sulla colonizzazione. Cosa successe in quegli anni? Che gli spagnoli emigrarono al Nuovo Mondo, si mescolarono con la popolazione autoctona e così nacque la prima generazione di criollos. E a partire da lì si generò Latinoamérica.
- I suoi libri storici hanno avuto un successo enorme. E anche le avventure di Martin Ojo de Plata (il pirata protagonista di Tierra firme NdRSO), che hanno venduto oltre 300mila copie in Spagna. Cosa pensa del fenomeno dei bestsellers e dell'auge del genere d'avventura?
Non c'è nessun auge, c'è da sempre. Lo stesso Don Chisciotte può definirsi come un successo del genere d'avventura. Quando uscì, nel 1605, si stamparono 500 copie, un bestseller per quell'epoca. Ebbe un tale successo che nel suo primo anno di vita venne tradotto in tutte le lingue europee: un'altra caratteristica del bestseller. Se oltretutto uno legge il Chisciotte, ma lo legge con occhi limpidi, non con occhi accademici, è un libro d'avventure in cui, per di più, ti ammazzi di risate. Alcuni accademici lo hanno trasformato in una grande opera che annoia, ma è un libro geniale, pieno di sfumature e colpi d'umorismo incredibili, è un bestseller e un libro d'avventure.
- Da dove nascono i suoi libri? Come le vengono in mente?
Dico sempre che il mio lavoro è come quello dei bambini piccoli: leggere e scrivere. La parte che mi piace è quella della lettura. Non mi stanco mai. Mano a mano che leggo, i libri si formano nella mia testa. Il cervello si alimenta delle letture e monta da solo i pezzi. Più inizio a focalizzare l'argomento più mi compro libri. Poi ci sono gli amici, che sanno su cosa sto lavorando e mi chiamano quando leggono qualcosa che credono mi possa servire, e accumulo materiale. Sono una compratrice di libri compulsiva.
- E la storia della trilogia di Martin Ojo de Plata come è nata?
Ho sempre molti argomenti che mi girano in testa. E quando qualcuno diventa interessante per qualche argomento, inizio a studiarlo. Questo tema in particolare è nato con i film dei Pirati nei Caraibi, che si vedevano molto a casa mia. A un certo punto mi sono resa conto che i buoni del film erano i pirati inglesi. E ogni volta che apparivano gli spagnoli erano i cattivi. Vediamo, mi sono detta: che io sappia i pirati inglesi erano ladri, ma magari sono mal informata. Avevo già pensato molte volte a quanto ci insegnano male la scoperta dell'America. E quando mi si sono unite le due idee, ho iniziato a comprare libri e a leggere.
- Cosa ha scoperto?
Per esempio, che in Spagna all'epoca della Scoperta stavamo morendo di fame. A me avevano insegnato che era l'epoca della picaresca, del Guzmán de Alfarache, del Chisciotte e del teatro di Lope de Vega. Questo me lo avevano insegnato in letteratura. E in storia mi hanno insegnato le guerre di Fiandra e la scoperta dell'America. Nessuno mi aveva fatto notare che la scoperta, le guerre e la picaresca erano contemporanei. Tutto quello che sapevo me lo avevano dato a pezzi, come per non farmelo digerire bene. Non sapevo quasi niente dei primi cento anni del Nuovo Mondo.
- A quali fonti è ricorsa per documentarsi?
A tutto quello che è caduto nelle mie mani. Ai cronisti reali della Corona, ai cronisti di Cartagena de Indias, che è quello che mi è piaciuto di più leggere. Il posto ufficiale di cronista esisteva e il suo lavoro era raccontare cosa succedeva, così sono una fonte di informazione inesauribile. A Siviglia, inoltre, ci sono molti specialisti sull'America, perché è un tema che li tocca da vicino. Mi sono messa in contatto con una delle studiose più preparate su questi argomenti, che è Enriqueta Vila Vilar.
- Tierra firme, il primo libro della trilogia, ritrae la vita dei primi colonizzatori. Colpisce che, nonostante i rappresentanti del Re fossero piccoli tiranni, si viveva anche con enorme libertà.
Era il grande potere d'attrazione del Nuovo Mondo. Quando venne scoperta l'America, in Spagna cerano fame, miseria, malattie e poco di più. Era, effettivamente, l'epoca della picaresca: un Paese di fame, mendicanti e ladruncoli. La gente andava nel Nuovo Mondo in cerca di una nuova opportunità. Fino al punto che i re, per paura si svuotasse la Spagna, misero limiti all'emigrazione. Non tutti quelli che volevano potevano andare nel Nuovo Mondo. Bisognava chiedere il permesso e c'era un numero fisso. Cosa faceva la gente? entrava nell'equipaggio delle flotte e non tornava più, per cercare una vita migliore.
- Oltre alla promessa di una vita migliore c'era questa libertà di cui parlavamo. Per esempio, a Cartagena de Indias e a Santa Marta si leggevano e arrivavano molti libri proibiti dall'Inquisizione. Potrebbe parlare di questo?
Nel Nuovo Mondo, durante i primi 100 anni, non funzionò l'Inquisizione. E questo suppose una differenza enorme. Oltre ad essere un Paese povero, sporco e in bancarotta, la Spagna era sottomessa a un giogo religioso brutale, di una crudeltà e repressione che risuonano ancora nel mondo intero. Invece in America l'Inquisizione non arrivò fino a un secolo e mezzo dopo. Durante quel periodo nei Paesi Bassi ci fu l'eresia del luteranesimo e i libri eretici si stamparono nelle Fiandre in castigliano e arrivarono al Nuovo Mondo attraverso i pirati. In Spagna erano assolutamente proibiti. Ma in America, per un secolo e mezzo, circolarono liberamente le nuove filosofie e le nuove dottrine religiose.
- Fu un'opportunità storica, a livello di pensiero?
Un'opportunità d'oro. Ma la cosa curiosa è che, dopo questi 150 anni, questo spazio di libertà a livello di pensiero e di religione, scomparve e quello che rimase nell'America Latina fu un cattolicesimo tanto forte come quello spagnolo. In materia religiosa l'America si trasformò in un'altra Spagna. Cosa successe? Non lo so, non sono arrivata fino a lì. Non so cosa sia rimasto
- Oltre ai libri religiosi, circolarono molte opere letterarie che era proibito portare in America...
Sì, moltissime.
- La prima edizione del Chisciotte, per non andare troppo lontano, è arrivato a Tierra firme di contrabbando. E si leggeva anche di contrabbando. C'era già una passione per la letteratura nel Nuovo Mondo?
Naturalmente. E continua ad esserci. Latinoamérica è una fucina di scrittori. Ogni volta che sono andata è stato sempre per presentare i miei libri e partecipare a Fiere del libro, ma è chiaro che in Latinoamérica la letteratura è uno dei gioielli della corona.
- La miseria dell'epoca della Spagna è molto presente in Venganza en Sevilla. E la grande opportunità che fu il Nuovo Mondo è molto presente in Tierra firme. Le avventure della trilogia trascorrono tra le due. Perché ha scelto questo posto in mezzo, tra qui e lì?
Proprio perché era un posto nel mezzo. In questi viaggi in America Latina mi sono resa conto che, nonostante siamo fratelli, gemelli etero o omozigoti, noi spagnoli e latinoamericani abbiamo risentimenti gli uni verso gli altri. E, come ho già detto, mi sono resa conto di quanto sapevo poco di quell'epoca. Chi furono i primi americani, discendenti di spagnoli e indigenas? Credo che tutti, ad entrambi i lati dell'Atlantico, abbiamo un'enorme ignoranza, non sulla scoperta, ma sui cento anni seguenti e sulla colonizzazione. Cosa successe in quegli anni? Che gli spagnoli emigrarono al Nuovo Mondo, si mescolarono con la popolazione autoctona e così nacque la prima generazione di criollos. E a partire da lì si generò Latinoamérica.