giovedì 23 settembre 2010

Le vittime del terrorismo: La difesa delle nostra dignità implica il rifiuto del negoziato con l'ETA

Possono essere le vittime del terrorismo, o i loro familiari, a tracciare il cammino per la pace nei Paesi Baschi? Non si è mai visto in nessun Paese che siano loro a stabilire le regole e a esigere, con toni comprensibilmente radicali, una durezza che in un negoziato risulta difficile applicare. E' vero che la pace chiede spesso alle vittime due volte il conto, perché li obbliga tante volte a camminare accanto ai propri carnefici, ma è anche vero che la ricerca della pace esige sconti e compromessi che i familiari delle vittime non possono comprensibilmente fare. Dalla scorsa legislatura, da quando il PP ha deciso che era l'unico partito di Spagna interessato alla fine dell'ETA (il PSOE, all'aver fatto quello che anche il PP aveva fatto quando era al Governo, cioè negoziare con l'ETA, è complice del terrorismo, secondo la sorprendente logica dei popolari), le vittime hanno un protagonismo che non hanno altrove e a volte l'uso politico che fanno del proprio dolore è impressionante. In questi giorni si sta discutendo al Parlamento la Ley de Victimas ed è stata invitata a parlare Ana Iribar, vedova di Gregorio Ordóñez e presidente della fondazione che porta il suo nome. Non sempre si può essere d'accordo con il suo radicalismo e con la sua idea della dignità, ma la sua posizione, che nasce dal dolore, è assolutamente rispettabile. Ascoltare la voce delle vittime e dei loro familiari è doveroso, pensare che siano loro a dover costruire il cammino verso la pace dei Paesi Baschi lascia più dubbiosi. Ecco cosa ha detto Ana Iribar.

Onorevoli, sono stata invitata ad apparire davanti a voi come presidente della fondazione Gregorio Ordóñez Fenollar, costituita a dicembre 1995 per, tra gli altri obiettivi, mantenere viva la memoria del vicesindaco di San Sebastián e parlamentare basco del Partido Popular, assassinato dall'ETA il 23 gennaio 1995 con un tiro alla nuca, mentre pranzava in un bar della parte antica della città.
Il motivo della mia presenza è la proposta di Legge di riconoscimento e protezione integrale delle vittime del terrorismo. Ho letto questo documento non con lo sguardo di un giurista, che non lo sono, ma attenta alla sua filosofia, alla sua letteratura, ai motivi che la propiziano. E inizio manifestando la mia gradevole sorpresa per il fatto che tutti i gruppi abbiano firmato questa proposta.
Intendo che, a grandi linee, questa nuova legge migliorerà l'azione indennizzatoria diretta alle vittime del terrorismo e contemplata già nella Legge di Solidarietà con le vittime del 1999; aggiunge elementi nuovi come il riconoscimento della figura del minacciato; propone l'apertura di una finestra unica nell'Audiencia Nacional per servire e informare le vittime; si sposta inoltre al 1° giugno 1960, per essere retroattiva nel tempo; istituzionalizza un giorno per onorare la memoria delle vittime del terrorismo. Tutto questo articolato su quattro concetti, memoria, dignità, giustizia e verità, gli stessi che hanno ispirato l'AVT (Associazione Vittime del Terrorismo) durante l'ultimo decennio e che hanno anche guidato le manifestazioni di quest'associazione contro i negoziati del governo socialista di José Luis Rodríguez Zapatero con l'ETA. Questa proposta di legge contempla senza dubbio importanti misure d'azione, anche se in molti casi sono sottoposte alla collaborazione con altri organismi e istituzioni, cosa che può rallentare e anche rendere difficili l'effettività delle sue proposte. Mi chiedo come chiederanno a un Comune governato da ANV di eliminare foto, monumenti e altra propaganda terrorista.
Questa Legge mi sembra un esempio di puro paradosso se la contempliamo nel tempo e nello spazio in cui nasce. Voi difendete il vostro interesse per "proteggere la dignità pubblica delle vittime" del Titolo VII, quando sono 43 i Comuni baschi e navarri governati oggi dall'ANV. Se per esempio entrate nella pagine del Comune di Mondragón, dove, vi ricordo, è stato assassinato l'ex consigliere comunale del PSE Isaias Carrasco, nell'area dei servizi sociali, si propongono "aiuti ai familiari dei carcerati". Curioso questo Comune di sindaco e consiglieri "non ascritti", cosa vuol dire? A mio giudizio questa situazione in se stessa è una mancanza di rispetto crudele della dignità di qualunque vittima del terrorismo. Ma capisco che questa Legge cambierà le cose.
Paradossale è l'espressione "rispetto della giustizia" raccolta da questo progetto, quando in uno studio recente dell'AVT sappiamo che ci sono 330 assassinii senza sentenza e 100 di essi prescritti o sul punto di esserlo. Voi onorevoli potreste iniziare a dotare l'Audiencia Nacional e gli altri organismi pertinenti degli strumenti per trovare soluzione a un problema fondamentale quando parliamo di giustizia o verità e di vittime del terrorismo. Nel nostro caso particolare, sono trascorsi 12 anni fino al processo a Francisco Javier García Gaztelu; Valentín Lasarte è oggi, sembra, un carcerato pentito, trasferito al nord con lavoro e salario in carcere e rimane da giudicare Juan Ramón Carasatorre, che, secondo quanto abbiamo saputo dalla stampa, compie condanna in Francia, in attesa di essere estradato. Ma sembra che tutto questo migliorerà.
Paradossale risulta essere "l'impegno permanente", questa "solidarietà", questo anelo a conservare la memoria delle vittime che grazie a questa legge si attiverà, quando, per molti anni, il partito che ci ha governato nei Paesi Baschi, a volte con il PSE, ha disprezzato le vittime del terrorismo e calpestato la loro dignità, arrivando al colmo con la nomina di un terrorista, oggi in fuga, alla presidenza della commissione dei diritti umani. Una solidarietà che nel caso di Gregorio Ordóñez è arrivata con 10 anni di ritardo al Comune di San Sebastián e 13 anni al parlamento basco, con una targa commemorativa.
Nei Paesi baschi ho sempre lamentato l'assenza di un'empatia sincera verso le vittime da parte dei nostri governanti nazionalisti, che hanno saputo nascondersi tutti questi anni dietro un "noi non siamo stati" e ci hanno insegnato a guardare sempre dall'altra parte. Questo è uno dei motivi per i quali anche voi avete bisogno di questa legge e che evidenzia il chiaro fallimento, durante tutti questi anni, della costruzione di una società moderna e democratica, di cittadini liberi, preoccupati com'erano in altri progetti, mentre l'ETA continuava ad uccidere.
E' molto triste, è da lamentare, verificare che avete bisogno di legiferare su concetti come la dignità o la solidarietà, come se doveste superare un esame in cui non avete raggiunto la sufficienza varie volte, mi rimetto a un altro esempio, ai momenti in cui il governo di Spagna ha negoziato con i terroristi. Lì credo non ci fosse né dignità, né memoria, né giustizia. So che ricordare questi episodi è scomodo. Ma non posso slegarli da questa legge, non dopo essere nata, cresciuta e vissuta nei Paesi Baschi, non dopo essere stata testimone delle minacce costanti sofferte da Gregorio Ordóñez; delle scritte sulla porta della nostra casa, degli insulti in casa e, anche dopo assassinato, della profanazione della sua tomba. A proposito di tutto questo e della menzione espressa che si fa alla "cosificazione" che il terrorismo fa delle vittime, e alla considerazione delle stesse come vittime politiche, voglio aggiungere che Gregorio Ordóñez non è solo vittima politica, è una vittima ideologica. La battaglia nei Paesi Baschi è una battaglia ideologica in una società profondamente politicizzata, partitizzata, direi io; la battaglia ideologica di un nazionalismo sanguinario e di un nazionalismo escludente contro chi ha sempre difeso la libertà.
Ma curiosamente questa parola è appena citata in un paio di occasioni nella vostra estesa esposizione di motivi e titola l'articolo 57, in riferimento ai valori educativi che considerate bisogna diffondere nelle scuole, la cui mappa geografica, a proposito, continua a includere una Euskal Herria con Navarra e parte della Francia.
Con il massimo rispetto voglio dirvi qualcosa che ho già detto al Direttore Generale dell'ufficio delle Vittime del Terrorismo; restituirei oggi fino all'ultimo centesimo degli indennizzi e rinuncerei ad esse se con questo avessi la sicurezza, se con questo vi impegnaste voi tutti, con questa Legge, a non negoziare con i terroristi, a impedire la loro partecipazioni nelle istituzioni, a perseguire e isolare i terroristi e i loro complici, a difendere il compimento integrale delle condanne e impedire casi così terribili come quelli di Juan Chaos o di Pilar Elías a Azcoitia. Nel mio caso questo è il miglior modo di rendere dignitose la vita e la morte di Gregorio Ordóñez.
Se quello che davvero volete è onorare la memoria di tutte le vittime, rendere loro omaggio, "garantire che non si producano situazioni ingiuste o di abbandono", dovrete iniziare a rivedere i vostri rispettivi interessi di partito ed essere coerenti. La cosa facile è parlare di dignità, di memoria, di giustizia e di verità. Ma dopo 50 anni di terrorismo devo esigervi qualcosa di più del lirismo. Difendere la dignità delle vittime significa combattere con la polizia, con la giustizia, politicamente e ideologicamente l'ETA e rinunciare espressamente al negoziato. E' riconoscere il sacrificio umano di tanti concittadini per difendere la libertà di tutti noi. Vi chiedo per favore di pensare a loro. A Gregorio Ordóñez. A Miguel Ángel Blanco. A Fernando Múgica. A Isaías Carrasco. Pensate a tutti e a ognuno di loro, ogni volta che avete la tentazione di fare una sola concessione al mondo terrorista. Solo così questa Legge non sarà più un paradosso.