venerdì 24 settembre 2010

Ucciso il Mono Jojoy, simbolo del terrore delle FARC

In poco più di un mese di governo, alla presidenza della Colombia, Juan Manuel Santos può vantare la ripresa quasi immediata dei rapporti con il Venezuela e l'Ecuador, i due Paesi vicini da cui lo separano evidenti distanze ideologiche, e, da ieri, la morte del Mono Jojoy, uno dei leader storici delle FARC, e uno dei più crudeli, ucciso in un'operazione militare insieme a 20 guerriglieri. Con la sua morte le FARC, che hanno perso Manuel Marulanda, Tirofijo, il loro leader carismatico, due anni fa, ricevono un colpo se non mortale certamente gravissimo: è la decapitazione del braccio militare e ideologico dell'organizzazione.
Per uccidere il Mono Jojoy l'esercito colombiano è penetrato nel sancta sanctorum delle FARC, un accampamento situato nella zona de La Macarena, nel Dipartimento del Meta, nella Colombia meridionale. La madre di tutti gli accampamenti, l'ha definito il Ministro della Difesa Rodrigo Rivera, che ha comunicato in una conferenza stampa i risultati e i dettagli della Operación Sodoma, dopo che il presidente Santos ne aveva annunciato i risultati da New York, dove si trova per le conferenze degli Obiettivi del Millennio. "Possiamo confermarvi che con questa operazione siamo arrivati alla madre di tutti gli accampamenti delle FARC, più di 300 metri di longitudine, con un bunker costruito in cui si rifugiava il leader, con tunnel di fuga per burlare la Forza Pubblica. Siamo arrivati al cuore, al rifugio delle FARC" ha detto Rivera, congratulandosi con le forze colombiane, anche perché in questa operazione così complessa non si sono registrati morti nelle file della Forza Pubblica. Si contano cinque feriti e la morte di una cagnolina anti-esplosivo. Per il Ministro questo è "il più forte colpo dato a questa organizzazione narcoterrorista nella storia della Colombia".
L'operazione ha richiesto "un minuzioso piano di preparazione", con la collaborazione previa dell'intelligence e la partecipazione di tutta la Forza Pubblica colombiana: l'Esercito, l'Aviazione e la Polizia; hanno collaborato 30 aerei e 27 elicotteri e ci sono stati nove combattimenti, registrati in due giorni.
Il Mono Jojoy, al secolo Víctor Julio Suárez, era nato nel 1953 a Cabrera, nel dipartimento di Cundinamarca, nella Colombia centrale, ed era il numero 2 delle FARC, immediatamente sotto al grande capo, Guillermo León Saenz alias Alfonso Cano, che ha preso la guida dell'organizzazione due anni fa, dopo la morte di Tirofijo. Entrò nelle FARC nel 1975 ed era considerato uno dei leaders più radicali e sanguinari della guerriglia colombiana. In occasione della sua morte la rivista maschile Don Juan, legata al quotidiano El Tiempo, ripubblica un articolo scritto nel 2009, su un incontro con il guerrigliero in un angolo non precisato della Colombia; questo passaggio è uno dei più significativi: "Descrivere Jojoy è descrivere le FARC. E' un contadino intelligente, disciplinato, allegro, familiare, gentile, sospettoso, spendaccione, sfacciato, arrogante, sequestratore, assassino, inumano, con il vizio della guerra e della truffa alla pace. La sua storia incarna la profonda contraddizione che è diventata questa guerriglia. La lotta per il potere uccidendo il popolo. Senza paura di sbagliare posso dire che il mono, come lo chiamano i suoi guerriglieri in sua assenza, si uccide o si fa uccidere prima di cadere vivo nelle mani dell'Esercito. Secondo le testimonianze di ex guerriglieri, e conoscitori del suo carattere, Jojoy è un guerrigliero legato alle FARC fino alla morte. E niente lo tormenta di più che quella di essere un trofeo presentato dal suo nemico, ancora di più dopo aver visto quello che è successo con Raúl Reyes (il numero 2 delle FARC ucciso dall'esercito colombiano con uno sconfinamento nel vicino Ecuador, poco più di due anni fa NdRSO). Il peso di Jojoy nelle FARC è legato al suo carisma tra le truppe, alla sua lunga traiettoria e alla sua relazione unica con Manuel Marulanda. E' stato la sua guardia e il suo subalterno più vicino da quando l'ha conosciuto, a 12 anni, un giorno che lo mandarono a guidare alcuni "compagni". Era il 1966 e un gruppo di uomini doveva attraversare un tratto del Sumapaz, in Cundinamarca, in direzione del Guayabero. Erano i capi, che andavano alla seconda conferenza, in cui si sarebbero fondate le FARC". E' morto prima di cadere vivo nelle mani delle FARC, non ha potuto evitare di essere esibito come un trofeo: El Tiempo pubblica oggi foto del suo corpo, la cui visione non è consigliabile alle persone più sensibili. "L'unica cosa che ho da dire è che la mia vita sono le FARC, ho 46 anni e avevo calcolato che mi avrebbero ucciso prima dei 42, così sto vivendo più del previsto, da qui in poi quello che vivo è tutto guadagnato" aveva detto alla giornalista di Don Juan, che lo aveva incontrato una decina di anni prima di ritrarlo in questo articolo della rivista. E' arrivato a 57 anni, in un'organizzazione che scatena il terrore e che ha perso da tempo la forza ideologica e il favore popolare.
"Il simbolo del terrore in Colombia è caduto" ha detto a New York Juan Manuel Santos, che ha autorizzato l'operazione lunedì sera, prima di raggiungere gli Stati Uniti e dopo averla pianificata con Rodrigo Rivera e la dirigenza militare del Paese in una base di Larandia, nel dipartimento di Caquetá. Dagli USA Santos è stato sempre attento alle notizie provenienti dalla Colombia, continuamente informato dai suoi uomini; ai giornalisti che nella mattinata statunitense di ieri lo seguivano per Central Park ha detto: "Tranquilli che oggi non rimarrete senza notizie". E quando ha potuto dare per primo la conferma della morte del Mono Jojoy era visibilmente emozionato. Per la Colombia finisce una lunga pagina di terrore. "Ci hanno rubato quasi 50 anni, questo atteggiamento criminale non ha senso. Vi invito a smobilitare, a consegnarvi, ad aiutare a far sì che noi colombiani possiamo compiere questo sogno di prosperità guidato da Santos" ha detto in conferenza stampa Rivera agli uomini delle FARC promettendo loro "la vita, un trattamento degno e giusto nell'ordine giuridico". Adesso bisogna aspettare la reazione delle FARC, forse ferite a morte.