venerdì 24 settembre 2010

Oltre un'ora di ritardo fino a Oviedo: RENFE si scusa e restituisce i soldi del biglietto

Ore 11, stazione di Chamartin, Madrid. Da sotto le quattro torri costruite nell'antica cittadella sportiva del Real Madrid, l'ALVIA per le Asturie parte in orario. Il tempo di ammirare il cielo insolitamente blu di Madrid e di veder sfilare via i quattro grattacieli e il treno si ferma. Avrà fatto 500 metri? Forse no. Passa un quarto d'ora e si rimette in movimento, troppo lentamente. E infatti nemmeno 200 metri ed è di nuovo fermo. A questo punto una voce gentile avverte i signori viaggiatori che ci sono "problemi tecnici", che si sta cercando una soluzione e si partirà quanto prima. La terza volta che si parte la vicina sorride con le dita incrociate, ma non va bene neanche stavolta e al diavolo lo spagnolo a la tercera va la vencida che l'italiano non c'è due senza tre funziona sempre meglio. Visto che il treno ha problemi tecnici la prima domanda che sorge spontanea è: ma controllarlo prima di metterlo sui binari, no, eh? e la seconda è: ma visto che Chamartin è a neanche un chilometro, non si può tornare indietro e prendere un altro treno?
Al quarto tentativo fallito inizia a girare una certa impazienza. Il ritardo accumulato è già di un'ora e continuano a passare correndo il capotreno e un ragazzino al seguito. Finalmente arriva l'annuncio logico, che sarebbe dovuto arrivare un'ora fa: si torna a Chamartin e si salirà su un treno sul binario di fronte. Alle uscite le hostess dell'ALVIA aiutano con un sorriso i viaggiatori più sperduti e in meno di venti minuti finalmente si parte. Sono le 12.20.
Le quattro torri madrilene sono appena passate che sugli schermi parte il film: El Greco. Dopo averlo guardicchiato per circa un'ora la vicina lo definisce largo, lento, pesado y aburrido (lungo, lento, pesante e noioso). Neanche il film hanno azzeccato. Poco dopo l'uscita da Madrid, saranno passati 10 minuti?, ripassa il capotreno che comunica il ritardo e ricorda che dal 21° minuto di ritardo i viaggiatori hanno diritto a un indennizzo. "Potete andare in qualunque stazione di Spagna entro 3 mesi" assicura.  Chiedi alla vicina conferma di aver capito bene: veramente dopo 20 minuti di ritardo ti danno un indennizzo?! Claro que sì e ti viene spontaneo commentare che se lo facessero anche nel tuo Paese si andrebbe all'immediato fallimento. Il capotreno, intanto, con un sorriso, inizia a dare i nuovo orari a chi deve andare a León o a Gijón e scherza con una signora che oltre all'indennizzo vuole il pranzo pagato, visto che le toccherà mangiare in treno.
La Castiglia-León , una pianura infinita arsa, pagliosa e scarsamente abitata, sfila via veloce, mentre a ogni frenata del treno ci si guarda preoccupati e il film sugli schermi non sembra un'alternativa attraente. Si arriva a Valladolid così rapidamente che si spera di recuperare il ritardo. Invano. Il tempo di uscire dalla città e si è di nuovo fermi. Sono le città e le soste che portano sfiga a 'sto ALVIA.
Si riparte e sfilano Palencia, Sahagún e queste pianure interminabili, fino a León, quando le montagne delle Asturie iniziano a chiudere l'orizzonte. Poco prima di arrivare a León ci si ferma di nuovo. 10 minuti di attesa, animi che iniziano a eccitarsi perché la voglia di ridere è decisamente passata e iniziano a girare e la voce all'altoparlante ci spiega che sono in corso i lavori dell'AVE, per cui è in funzione un solo binario e bisogna far passare un treno in arrivo da León. Aspettiamo 20 minuti, ad arrivare a León non ci si mette neanche un quarto d'ora: perché abbiamo aspettato? Ni idea.
La vicina saluta e augura scherzosamente buon viaggio: lei doveva arrivare un'ora e mezza fa. Poi è l'ora delle Asturie. Verdissime, come vuole la loro leggenda. Montagne alte e dai tagli alpini, la ferrovia domina valli magnifiche e si ha sempre l'impressione di veder spuntare da un momento all'altro la stazione di San Giuseppe di Cairo. Arriva invece Oviedo, finalmente. Poco prima della sosta ripassa il capotreno, a cui ormai si vuole sinceramente bene, forse perché non si è abituati a qualcuno che parli con i viaggiatori, che rappresenti l'azienda, che cerchi una soluzione possibile e sia lì, disponibile, con il sorriso dell'ambasciatore che non porta pena. Come fai a prendertela con uno così?
Si arriva nella città di Letizia Ortiz e di Fernando Alonso con un'ora e quaranta minuti di ritardo e il capotreno comunica a chi vorrebbe concludere il proprio viaggio a Gijón che deve scendere lo stesso a Oviedo perché si continuerà in autobus. Perché? Lui lo spiega senza problemi: il treno ha accumulato un ritardo tale che è impossibile che arrivi a Gijón e torni a Madrid senza accumulare ulteriore ritardo, per cui meglio fargli riprendere il cammino di ritorno da Oviedo. Insomma, è come un 4 a percorso ridotto, che arriva fino in piazza Caio Mario e poi torna in centro per riprendere un orario accettabile. Avranno portato a Oviedo quelli che aspettavano di partire da Gijón ? Quien sabe. Grazie agli dei, che hanno guardato da un'altra parte tutte le volte che hanno potuto, si è finalmente arrivati nel capoluogo delle Asturie e il capotreno non manca di ricordare che si può sporgere reclamo all'Oficina de Atención al Cliente per avere un indennizzo "in qualunque stazione di Spagna entro 3 mesi" (non si mancherà di farlo, anche solo per curiosità). Si gira per Oviedo, si guarda l'ora e si pensa che anche quelli di Gijón, saranno arrivati a casa. Sicuro.