lunedì 11 ottobre 2010

I murales del più grande museo d'arte all'aperto d'Europa, nel Poligono San Pablo di Siviglia

L'Avenida Kansas City è l'arteria che collega l'aeroporto di San Pablo con Siviglia: è il primo contatto del visitatore con la città andalusa. Sulla destra ci sono soprattutto capannoni industriali e grandi centri vendita, sulla sinistra i palazzoni anonimi del Poligono San Pablo, uno di quei quartieri che ti fanno pensare che piuttosto che vivere lì, meglio starsene nella propria città. Il fascino di Siviglia è altrove, negli storici quartieri nati lungo le rive del Guadalquivir, non certo in queste aree che offrono i tipici palazzoni dei quartieri dormitorio, da cui si cerca di scappare il più presto possibile.
Ed è proprio nel Poligono San Pablo che in questi giorni si sta lavorando a un progetto che non solo dovrebbe convincere gli abitanti a non fuggire, ma dovrebbe anzi renderli orgogliosi del proprio quartiere e dovrebbe spingere i turisti a lasciare le comode e già note rive del grande fiume per addentrarsi in questa Siviglia moderna, sconosciuta e inimmaginabile. Si chiama Arte para todos (Arte per tutti) ed è alla sua seconda edizione (la prima si è tenuta nel 2004, a Tegucigalpa, capitale dell'Honduras).
35 artisti provenienti da 22 Paesi stanno realizzando grandi murales, sulle pareti vuote di questi palazzi di periferia per creare un grande museo all'aperto, che renda il quartiere meno solo, attirando la curiosità anche dei turisti. Arte para todos è un'idea dello svedese Peter Claesson, che ha presentato il proprio progetto all'ONU ed è riuscito a farlo inserire tra le iniziative degli Obiettivi del Millennio dell'ONU, per sradicare la povertà dal pianeta (l'istruzione universale, l'uguaglianza di genere, la lotta alla fame, tra i punti per barttere la povertà). L'iniziativa è arrivata a Siviglia grazie a  Juan Antonio Jara di Diávolo Producción Cultural, che ha spiegato ai media locali: "Il progetto cerca quartieri che hanno perso protagonismo nella città e ottenere, portando l'arte in strada, la loro trasformazione. Studiamo le città, i quartieri. All'inizio avevamo una doppia opzione, Siviglia e Málaga, poi abbiamo scelto i quartieri A e B del Polígono San Pablo di Siviglia".
E in questi giorni questi quartieri a cui non è neanche stato dato un nome, ma semplicemente una lettera dell'alfabeto, sono un grande laboratorio all'aperto, che lascerà al capoluogo andaluso "il più grande museo d'arte all'aperto d'Europa". Una definizione che si rincorre per le strade e fa scoprire agli abitanti un orgoglio inaspettato e allegro; una definizione che, una volta arrivata ai media internazionali, obbligherà i turisti ad aggiungere una nuova meta nella fitta agenda delle giornate sivigliane. Perché oltre alla Giralda, a Santa Cruz, ai Reales Alcázares e a Triana, non si potrà non fare una puntata al "più grande museo d'arte all'aperto d'Europa".
E l'arrivo dei turisti spingerà all'apertura di posti di ristoro, di offerte culturali adeguate, generando iniziative e posti di lavoro, che daranno una nuova percezione del quartiere anche ai suoi stessi abitanti. Ed ecco come l'arte collabora alla rinascita sociale ed economica di un quartiere anonimo della periferia dimenticata.
Tra gli artisti che partecipano alla rinascita del quartiere ci sono nomi molto importanti dell'arte internazionale. Li enumera ancora Juan Antonio Jara: "Il nordamericano Josh Sarantitis, i cui lavori sono valutati intorno al mezzo milione di dollari e sono ospitati nei musei statunitensi; Nelson Román, uno dei più prestigiosi muralistas del Sud America, che ha realizzato un mural nel Palazzo dell'ONU di New York". Ci sono poi anche el Niño de las Pinturas, tra gli autori della locandina della Bienal de Flamenco, gli spagnoli Eva Mena, Matias Mata Garcia, Lalo Luque Puertas, Veronica Werckmeister e gli statunitensi Eric Okdeh, Ernel Martinez, Katie Yamasaki. Il mural di Josh Sarantitis propone un grande fiume secco, simbolo dei problemi vissuti dalla Spagna durante la sua storia millenaria, e un bambino che porta palloni di conoscenza sull'altro lato del fiume, dove c'è il futuro; la metafora è chiara: il futuro ha bisogno della conoscenza del passato. Nena Sánchez dipinge donne dal volto azzurro perché, dice, il suo scopo non è disegnare razze, ma donne e l'azzurro è il colore che predilige; nel suo mural le donne portano i libri sulla testa, a rappresentare l'istruzione: "Con l'istruzione conquisteremo il mondo" assicura Sánchez. Christina e Verónica Werckmeister si sono ispirate all'Andalusia e le rendono omaggio con un grandioso mural dedicato alle bailaoras del flamenco, con alcuni versi che esaltano le donne.
E gli abitanti del Poligono de San Pablo? Per ora guardano incuriositi il lavoro degli artisti, comunicano con loro con il linguaggio dei gesti e dei sorrisi e si sentono inorgogliti di essere oggetto e soggetto di questa iniziativa approdata in terre europee per la prima volta. Gli artisti termineranno il loro lavoro domani, poi toccherà a loro scoprire le potenzialità culturali, sociali ed economiche del "più grande museo d'arte all'aperto d'Europa".