giovedì 7 ottobre 2010

Il Perù in festa per il Nobel della Letteratura a Mario Vargas Llosa

Sono stati gli ultimi a darne notizia al mondo, probabilmente per questioni di orario, ma finalmente anche i media peruviani stanno festeggiando: Mario Vargas Llosa ha ottenuto il Premio Nobel per la Letteratura dopo anni di attesa. Tanti che ormai il suo nome era tra quelli candidati più per routine che per convinzione.
El Comercio, uno dei principali quotidiani peruviani, apre la Home Page, con una bella foto di Mario Vargas Llosa davanti a un mare al tramonto, a tutta pagina. Mario Vargas Llosa ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura: il Perù e la libertà festeggiano, scrive a caratteri cubitali. E nello speciale che ha preparato si legge, a mo' di introduzione a tutti gli articoli: "Mario Vargas Llosa, il nostro scrittore più universale, ha vinto il Premio Nobel della Letteratura, forse il riconoscimento mancante per una carriera costante di creatività e disciplina, dedicate a elogiare la libertà dell'essere umano. Il Perù e il mondo celebrano l'omaggio allo scrittore peruviano, nato ad Arequipa nel 1936".
La prima reazione ufficiale peruviana è quella del presidente Alan Garcia: "E' un grande giorno per il Perù, perché il mondo riconosce così l'intelligenza chiara e la volontà libertaria e democratica di Mario Vargas Llosa". Secondo il presidente il premio è "un atto di giustizia enorme" perché "lo aspettavamo dalla nostra gioventù"; Mario Vargas Llosa è "uno straordinario creatore del linguaggio, con una costanza di lavoro di 50 anni, come novellista e drammaturgo ha fatto incursioni in tutti gli ambiti della creazione, del linguaggio e della comunicazione".
La festa del Perù è la festa di tutta la comunità ispanica mondiale: il Sudamerica non vinceva il Premio Nobel dal 1982, quando fu assegnato a Gabriel Garcia Marquez, curiosamente grande amico di Vargas Llosa per 30 anni, fino a quando, nel 1976, furono separati da differenze ideologiche ormai irreparabili e da un pugno mai spiegato a Città del Messico. Anche a Madrid, che per ragioni di fuso orario è stata la prima città ispanica a festeggiare il Nobel a Vargas Llosa, le reazioni sono entusiastiche. Il direttore della Real Academia Española Víctor García de la Concha ha affermato che questo premio è "motivo di grande allegria e onore" e che "era aspettato ansiosamente da anni"; anzi, García de la Concha ha ricordato che nella visita del segretario dell'Accademia Svedese, qualche anno fa in Spagna, uno degli argomenti di conversazione era stato proprio il tempo che era passato dal Nobel a un ispanico: "Lui ci sorrise e ci disse: "Ci sono molte letterature, ma quella spagnola è sempre nei nostri occhi"". Oggi, finalmente, è arrivata anche alla premiazione.
Vargas Llosa è stato praticamente l'ultimo a reagire. E' stato raggiunto dalla notizia nella sua casa di New York, sua moglie gli ha passato il telefono perché non riusciva a capire cosa volessero e ha avuto "una sorpresa maiuscola". "La verità è che da anni pensavo di non essere tra i candidati, neanche mi ricordavo che il Premio viene assegnato in questo periodo, in un primo momento ho pensato fosse lo scherzo di qualche amico". E invece no. Vargas Llosa ha preferito aspettare che la notizia fosse annunciata da Stoccolma e da allora non ha smesso di ricevere congratulazioni da tutto il mondo. Tanto che a un certo punto ha preferito uscire a fare una passeggiata per rilassarsi perché si sentiva "mezzo stordito". Però prima ha voluto ringraziare la Spagna per questo Premio, perché è stato grazie a questo Paese che i suoi libri e i suoi editoriali sono stati promossi nel mondo "e hanno ottenuto una grande risposta dai lettori spagnoli (Mario Vargas Llosa è uno degli editorialisti più letti di El Pais e i suoi articoli vengono quasi sempre tradotti in italiano su la Repubblica).
74 anni, nato ad Arequipa, una gioventù di simpatie socialiste, con pubblico sostegno alla Revolución cubana, Mario Vargas Llosa è autore di decine di libri: La casa verde, La ciudad y los perros, Pantaleón y las visitadoras, Tia Julia y el escribidor, fino ai più recenti La fiesta del chivo, un fastoso affresco della Repubblica Dominicana trujillista, e Travesuras de la niña mala (che bello, che è questo suo ultimo libro!). A novembre uscirà El sueño del Celta, in cui ricostruisce la vita dell'avventuriero irlandese Roger Casement e denuncia la colonizzazione belga del Congo (a El Mundo e a El Pais ha già rilasciato interviste molto dure sul ruolo di re Leopoldo sull'attuale povertà del Paese africano). "E' uno dei grandi innovatori della narrativa in lingua spagnola, che ha arricchito con nuove linee di scrittura" e che "ha impiantato l'assimilazione della tradizione del romanzo moderno occidentale nella letteratura spagnola", sono parole di Víctor García de la Concha, secondo il quale Vargas Llosa ha ricreato nella letteratura ispanica "la grande novellistica di Faulkner".
Appassionato di politica, oltre che di lettere, nella maturità Vargas Llosa ha abbandonato le idee di sinistra per abbracciare il liberalismo e proporsi come un paladino dei valori della destra liberale e moderata, di stile nordamericano, nell'America Latina. Secondo El Comercio sono state proprio le sue idee politiche a costargli la lunga attesa del Nobel. Che sia vero o meno, lo scrittore peruviano non se n'è mai preoccupato: nel 1990 si è presentato alle elezioni presidenziali del suo Perù, in una sfortunata campagna elettorale, persa contro il populismo di Alberto Fujimori. Per anni è stato feroce oppositore del presidente trasformatosi in dittatore e nel 1993 ha ottenuto, anche come forma di protezione, la nazionalità spagnola. Vive da anni a Madrid, partecipa attivamente alla vita culturale spagnola, non risparmiando lodi allo spirito generoso della capitale (è stato uno dei testimonial del suo spirito olimpico quando si è candidata all'organizzazione delle Olimpiadi del 2012 e del 2016), scrive per El Pais articoli non sempre in tono con le idee difese dal quotidiano progressista, ma sempre apprezzati dai suoi lettori, ma non dimentica il suo Perù. Continua a essere un fustigatore attento della corruzione del Paese e incoraggia tutti i segnali dei progressi economici che di tanto in tanto arrivano da Lima.
Ha vinto il Cervantes, il Principe de Asturias, il Planeta e il Rómulo Gallegos (il più importante premio delle lettere venezuelane e uno dei più importanti dell'America Latina), ha ricevuto lauree Honoris Causa in ogni parte del mondo. Gli mancava davvero solo il Premio Nobel e adesso è arrivato: "Per la sua cartografia delle strutture del potere e le sue affilate immagini della resistenza, ribellione e sconfitta dell'individuo" dicono le motivazioni. "Spero davvero di aver fatto questo, mi guarderò allo specchio e arrossirò" ha commentato Vargas Llosa al leggere le ragioni del suo Nobel. Con una civetteria che il suo comprensibile ego e la sua lunga carriera finalmente premiata possono permettersi in na giornata come questa.