sabato 8 gennaio 2011

Bilbao chiede il ritorno in Euskadi degli etarras in carcere

Quando si vedono manifestazioni con migliaia di persone, come quella di oggi pomeriggio a Bilbao, uno sente ancora una volta che l'ETA non può essere ridotta semplicisticamente a "terrorismo", come usa fare la destra spagnola dall'11 settembre 2001. La durezza e l'intransigenza della destra spagnola contro i nazionalismi basco e catalano, anche durante la democrazia, è sempre stata sorprendente. Il tentativo fatto, dai governi di José Maria Aznar in poi, di identificare qualunque istanza del nazionalismo basco con il terrorismo dell'ETA è stato non solo indignante, ma anche sbagliato e antistorico: oltre il 30% dei baschi vota per il PNV, il partito nazionalista basco; il 15% dei baschi simpatizza per la izquierda abertzale, la sinistra radicale che solo adesso sta cercando di separare il proprio destino da quello dell'ETA. Insomma, il terrorismo basco non è nato dal niente, non è stato solo una reazione alla repressione franchista, che ha perseguitato per decenni qualunque espressione della cultura e del nazionalismo basco, compresa la lingua (senza pagarne dopo il fio, non dimentichiamo mai che tutti i crimini del franchismo sono rimasti impuni). Ha dalla sua parte una base sociale, che chiede l'indipendenza dalla Spagna o comunque un rapporto diverso con Madrid, una Spagna meno centralizzata e più federalista.
Dire questo non significa ovviamente appoggiare il terrorismo (ci sono menti così sofisticate che se cerchi le cause di qualche fenomeno ti considerano suo complice). Il terrorismo, che uccide innocenti e cerca solo, per l'appunto, il terrore, è da condannare e sconfiggere a prescindere. Le sue cause, però vanno analizzate e, possibilmente, risolte. Ed è questo che la destra spagnola, legata a una visione centralista dello Stato e terrorizzata da qualunque idea di autonomia di Comunidades nazionaliste, comunque portatrici di un'altra cultura e un'altra lingua, si rifiuta di fare.
Trent'anni dopo quella Transición così ammirata, ma che evidentemente non è stata così perfetta come abbiamo creduto, José Luis Rodriguez Zapatero, che per questioni generazionali non ha alcun debito con quell'epoca, ha cercato di risolvere il problema nazionalista. Lo ha fatto in modo pasticciato, promettendo prima lo Statuto alla Catalogna e poi facendo poco per evitare che il PP ricorresse al Tribunal Constitucional e che questo dichiarasse incostituzionali buona parte degli articoli considerati imprescindibili dai catalani (non gli ha riconosciuto neanche il fatto che siano una nazione, perché l'unica nazione che la Costituzione riconosce è la spagnola).
Ha cercato di essere meno pasticcione nella questione basca, che è molto più seria e più tragica, essendoci di mezzo il più antico fenomeno terroristico d'Europa, l'ETA. Come tutti i Presidenti del Governo della democrazia ha prima cercato il dialogo con la banda terrorista e, una volta che l'ETA ha messo fine alle conversazioni di pace con gli attentati all'aeroporto di Madrid, alla fine del 2006, ha escluso ogni possibile discussione se prima l'ETA non rinuncia definitivamente alla violenza. Lo ha fatto sopportando una pressione costante e becera da parte del PP, impegnato ad analizzare ogni sua parola (ed è un concetto letterale) per poterlo additare all'opinione pubblica come complice dell'ETA, lui che ha proposto e firmato il Pacto contra el Terrorismo durante i Governi di Aznar e che ha fatto votare al PSOE, ancora sotto il Governo di Aznar, la Ley de Partidos, che, nel 2003, ha illegalizzato i partiti che appoggiano  il terrorismo, impedendo così la rappresentanza nelle istituzioni alla izquierda abetzale.
"Stiamo vivendo la fase finale dell'ETA" dicono i leaders politici di Madrid e di Vitoria da qualche tempo. E questa fine non sta arrivando per le pressioni di Madrid, per quanto l'alleanza con la Francia, che ha finalmente capito che in una democrazia chi uccide non è proprio un irredentista, abbia più volte decapitato la cupola della banda basca. Sta arrivando perché non solo la società basca, ma la sua stessa base sociale, si sono stancate della violenza, hanno capito che non è la strada migliore per arrivare alla sospirata indipendenza e hanno notato che le vie pacifiche catalane hanno ottenuto molto di più, in termini di autonomia politica e fiscale, di quanto abbia fatto la violenza basca. E' la izquierda abertzale che sta facendo pressioni sull'ETA affinché mandi il benedetto comunicato con cui rinuncia definitivamente alla violenza e ammette che l'unica strada possibile è quella democratica. E' un dibattito tutto interno alla banda terrorista e al suo braccio politico che sta mettendo in discussione il futuro dell'ETA. Il lehendakari Patxi López, il primo lehendakari socialista nella storia della democrazia, ha già fatto sapere che la questione dell'ETA dovrà essere risolta da Vitoria e non da Madrid, dimostrandosi in questo non diverso dai colleghi di partito catalani che, una volta arrivati alla Generalitat, si sono ribellati al centralismo spagnolo. Ma è anche vero che Madrid, con il suo atteggiamento duro e intransigente non è riuscita a ritagliarsi alcuna capacità d'intervento per influenzare e appoggiare il processo messo in moto dalla izquierda abertzale.
Ed è stata ancora la izquierda abertzale, attraverso la piattaforma Etxerat, a convocare questo pomeriggio la manifestazione di Bilbao. Lo ha fatto per chiedere quello che l'ETA chiede da sempre nei negoziati per la pace: il ritorno, o almeno l'avvicinamento a Euskadi, dei terroristi in carcere. E' una richiesta avanzata sia alla Spagna che alla Francia, perché i Paesi Baschi si allungano in entrambi i Paesi (e Batasuna non è illegale in Francia). Ed è una richiesta che oggi pomeriggio ha contato sul sostegno di migliaia e migliaia di persone, nonostante da giorni i grandi quotidiani madrileni della destra abbiano cercato di demonizzare la manifestazione e abbiano fatto un processo alle intenzioni agli otto giocatori della Real Sociedad che hanno appoggiato il corteo. Sempre per la manipolazione indignante per cui, se simpatizzi con il nazionalismo basco e ne sostieni le istanze, sei un terrorista.
Non si può guardare una manifestazione come quella di oggi a Bilbao, con migliaia di persone di ogni generazione e ceto sociale che chiedono un segnale per la pace, e considerarle tutte terroristi.
Le foto, dalla galleria fotografica di elcorreo.com