lunedì 10 gennaio 2011

Storia della Giralda, come una Superga sivigliana

Ti rendi conto di essere stato forgiato dalla tua città soprattutto all'estero, soprattutto quando stai nella ciudad de tu corazón, la città del tuo cuore. Una delle cose che identifica noi torinesi è la collina di Superga, che controlla Torino da una distanza adeguata per non essere immanente e da una vicinanza sufficiente per essere rassicurante. Da qualunque punto cardinale si stia tornando in città, a un certo punto appare Superga da lontano, a volte manca ancora quasi un'ora di viaggio per aprire la porta di casa, ma lo stato d'animo cambia e si apre un sorriso nel cuore perché in qualche modo si è già in territorio amico, a Torino, a pochi passi da casa. Questa sensazione che regala Superga al torinese che torna a casa a Siviglia non c'è: Siviglia non ha le colline, difficile possa avere un punto di riferimento così riconoscibile da lontano, si dirà. Vero.
Però un tempo questa sensazione doveva esserci. Per i marinai che tornavano dalle Americhe e i viaggiatori che si affacciavano nella sua pianura, la prima immagine di Siviglia era la Giralda che si stagliava da lontano nel cielo andaluso. Con i suoi 100 metri era la torre più alta di Spagna, un'autentica meraviglia dell'architettura e dell'arte musulmana, riadattata dai cristiani, simbolo del potere della città più ricca dell'impero spagnolo. Vederla da lontano, doveva causare la stessa sensazione che causa Superga a un torinese. Oggi si vede soltanto arrivando dall'Aljarafe, la prima cintura orientale, verso l'Estremadura e il Portogallo, e dal sud, attraverso il Guadalquivir (e non attraverso le autostrade e l'Avenida de las Palmeras, le cui palme e i cui edifici chiudono l'orizzonte al centro storico). Chi arriva dal Nord e dall'Ovest, causa edifici costruiti nell'espansione moderna della città, si perde lo spettacolo che doveva essere lo skyline di Siviglia con la Giralda e le cupole barocche.
Fu costruita dagli emiri almohadi tra il 1171 e il 1198, come minareto della grande moschea di Siviglia che, con le sue 17 navate, rivaleggiava con quella di Córdoba. All'interno invece delle classiche scale, ha 35 rampe, che si snodano intorno ai quattro lati della torre e che servivano per far salire a cavallo i muezzin più anziani e sono così larghe che possono passare affiancati due uomini a cavallo. Sono le rampe che permettono oggi ai visitatori di ogni età di salire comodamente, prendendosi il proprio tempo e affacciandosi magari di tanto in tanto alle piccole finestre che aprono uno squarcio sui tetti della Cattedrale o nella luce abbacinante del sud e degli edifici bianchi della città. Della torre originaria sono rimasti i due terzi inferiori; nella prima costruzione del minareto, infatti, dall'attuale piano delle campane in su c'era una piccola torre terminante in una cupola, al di sopra della quale c'erano quattro sfere dorate. Nel 1335 un terremoto buttò già le sfere, che furono sostituite con un campana. Poi, in età già cristiana, nel XVI secolo, con la Moschea già sostituita dalla grandiosa cattedrale gotica, la più grande cattedrale gotica della cristianità, costruita giusto in terre un tempo moresche, si decise di "cristianizzare" la parte superiore della Giralda, che fortunatamente non fu abbattuta dal fervore fanatico cristiano. L'architetto Hernán Ruiz realizzò l'attuale corpo delle campane, sormontato da una statua dorata che rappresenta la Fede e che i sivigliani chiamano popolarmente el Giraldillo. Incredibilmente questo corpo cristiano, estraneo e barocco che sormonta l'antico minareto si inserisce perfettamente nel disegno mudéjar della Giralda e sembra si tratti di un'unica struttura.
E' stato un innesto così perfetto che i sivigliani, con la consueta modestia, considerano la loro Giralda il minareto più bello dell'arte islamica. Adesso, che sia il più bello lo dicono loro, però è vero che il minareto sivigliano originario ha ispirato quello della Moschea di Marrakech, in Marocco, considerato il suo gemello della riva meridionale del Mediterraneo. Ed è anche vero che la Giralda è il monumento più fotografato di Siviglia. Provate a passare nella plaza del Triunfo, dove si staglia, serena e distante nel cielo d'Andalusia, con i ricami arabi delle sue quattro facciate, e guardate se non c'è qualcuno che la sta fotografando o che non sta cercando la posizione ideale per fotografarla tutta (non c'è, fidatevi; bisogna salire in Mateos Gago per immortalarla completamente). "E' bella, eh?!" mi ha detto una volta con comprensibile orgoglio, e  una certa sorridente complicità, uno dei commessi dei tanti negozi di souvenir che si affacciano sulla piazza, al vedermi ferma ad ammirarla (impossibile passarle vicino senza dedicarle uno sguardo, neanche un sivigliano, nato e cresciuto davanti a lei, le passa accanto indifferente).
Ma sapete quando è più bella? Quando siete su un autobus, appena arrivato nella valle del Guadalquivir, dopo aver attraversato le pianure dell'Estremadura e le colline dell'Andalusia, e vi appare un sorriso sollevato sul volto. O quando siete di ritorno da Sanlúcar de Barrameda, su una delle imbarcazioni che risalgono il Guadalquivir e, dopo le chiuse, vi si apre lo stesso sorriso. E vi appare perché in lontananza avete già visto, solitaria e rassicurante, la Giralda. Come una Superga sivigliana.

A destra la Giralda originale, al centro l'attuale, a sinistra qella del dopo terremoto del 1335