lunedì 10 gennaio 2011

L'ETA dichiara una tregua permanente e verificabile dalla comunità internazionale

Batasuna e il suo leader in carcere, Arnaldo Otegi, lo aspettavano da settimane, da poco dopo il video con cui a settembre l'ETA annunciava la rinuncia ad azioni armate. E adesso è finalmente arrivato: la banda terrorista basca ha inviato un comunicato, pubblicato dal quotidiano Gara, in cui annuncia un alto el fuego, una tregua, "permanente e verificabile internazionalmente", per far ripartire il processo di pace, in cui coinvolge non solo la Spagna, ma anche la Francia.
Batasuna e la izquierda abetzale si aspettavano questo comunicato per prima della manifestazione di Bilbao, con cui migliaia di baschi hanno chiesto l'avvicinamento degli etarras in carcere a Euskadi; e, in sua assenza, per i due grandi partiti nazionali, il PP e il PSOE, è stato facile criticare Batasuna per non aver chiesto all'ETA, durante la manifestazione, di abbandonare definitivamente la violenza.
L'ABC ipotizzava qualche giorno fa che il ritardo fosse un riflesso della lotta per il potere in corso tra l'ETA e il suo braccio politico, tra i radicali che vogliono ancora la via violenta per l'autodeterminazione e i moderati, che hanno scelto la via democratica per lo stesso obiettivo. L'ETA "vuole che sia ben chiaro alla Batasuna di Oegi che "prima, adesso e in futuro" sarà la banda a mettere sul tavolo le condizioni e il calendario, con i suoi tempo e i suoi ritmi, davanti a un ipotetico "processo di pace"" scriveva il quotidiano di Madrid. Lo stesso che guarda con sospetto alle manovre della banda perché, per quanto indebolita, sia militarmente sia socialmente, a causa delle azioni delle polizie spagnola e francese e dell'allontanamento della sua base sociale, "non ha dato una sola prova che confermi la sua intenzione di abbandonare le armi e autodissolversi". Anzi, "in Francia continua a rubare auto e altro tipo di materiale, ad addestrare nuovi pistoleri, a sperimentare manufatti esplosivi sempre più sofisticati, e in Spagna continua a seguire possibili vittime, a captare nuovi terroristi e a esigere l'impuesto revolucionario (il pizzo che l'ETA fa pagare agli imprenditori bachi per autofinanziarsi pena la morte o la distruzione della loro attività economica NdRSO)".
Sarà questa la tregua definitiva, quella che porterà finalmente Euskadi verso la pace, l'autonomia e il futuro? Difficile dirlo. E' la prima volta che si cerca di coinvolgere nel processo di pace anche entità internazionali ed è la prima volta che l'ETA vi arriva così debole, sotto ogni punto di vista. E la debolezza peggiore non è quella militare, ma quella sociale: è il consenso sempre più sottile nei Paesi Baschi, adesso governati da un'alleanza socialista-popolare che ha estromesso dal potere i nazionalisti del PNV, che è sempre il partito più votato dai baschi, e che ha cambiato l'atmosfera in Euskadi, a indebolire i terroristi baschi. E' l'assedio di Batasuna, stanca di guerra, è l'insofferenza dei baschi, che vogliono vivere in pace, avendo una democrazia in cui esprimersi e le autonomie di Vitoria che difendono la lingua e la cultura locale, è la solitudine sociale che condanna l'ETA.
"Il finale dell'ETA si avvicina" dicevano nei giorni scorsi, con serietà, decisi a non aprire alcuno spiraglio a possibili sviluppi senza prima la resa dell'ETA alla via pacifica, sia il Ministro degli Interni Alfredo Pérez Rubalcaba che il lehendakari Patxi Lopez. Entrambi socialisti. E se i socialisti sanno giocare bene questa partita e danno la pace a Euskadi, José Luis Rodriguez Zapatero potrebbe, se non guadagnarsi di nuovo la Moncloa, riconquistarsi il brillante posto nella storia che il disastro economico gli sta appannando.
Per chi vuole leggerlo, ecco in italiano il comunicato dell'ETA. In spagnolo lo ha pubblicato, in formato .pdf, elpais.com

L'ETA, organizzazione socialista rivoluzionaria basca di liberazione nazionale, desidera, attraverso questa dichiarazione, far conoscere le sue decisioni:
Negli ultimi mesi, da Bruxelles a Guernika, personalità di grande rilevanza internazionale e una moltitudine di agenti politici e sociali baschi, hanno sottolineato la necessità di dare una soluzione giusta e democratica al secolare conflitto politico.
L'ETA è d'accordo con questo. La soluzione arriverà attraverso un processo democratico che tenga conto della volontà del Popolo Basco come massimo punto di riferimento e del dialogo e del negoziato come strumenti.
- Il processo democratico deve superare ogni tipo di negazione e vulnerazione dei diritti e deve risolvere le chiavi della territorialità e del diritto all'autodeterminazione, che sono il nucleo del conflitto politico.
- Corrisponde agli agenti politici e sociali baschi raggiungere accordi per un accordo sulla formulazione del riconoscimento di Euskal Herria e del suo diritto a decidere, assicurando la possibilità di sviluppo di tutti i progetti politici, compresa l'indipendenza
- Come risultato del processo, i cittadini baschi devono avere la parola e prendere le decisioni sul loro futuro, senza nessun tipo d'ingerenza e limitazione
- Tutte le parti devono impegnarsi a rispettare gli accordi raggiunti e le decisioni adottate dai cittadini baschi, stabilendo le garanzie e i meccanismi necessari per la loro applicazione.
Pertanto:
l'ETA ha deciso di dichiarare una tregua permanente e di carattere generale, che può essere verificata dalla comunità internazionale. Questo è l'impegno fermo dell'ETA con un processo di soluzione definitivo e con la fine del confronto armato.
E' tempo di agire con responsabilità storica. L'ETA lancia un appello alle autorità di Spagna e di Francia perché abbandonino per sempre le misure repressive e la negazione di Euskal Herria.
L'ETA non si risparmierà nel suo sforzo e nella sua lotta per spingere e portare a termine il processo democratico, fino a raggiungere una vera situazione democratica in Euskal Herria.