Nessuno l'avrebbe mai detto, ma nella lotta tra Balada triste de trompeta e También la lluva, ha stravinto Pa negre, il film catalano, in catalano, sul dopo Guerra Civile in Catalogna. E' la prima volta che un film profondamente catalano si afferma ai premi del cinema spagnolo con questa forza: Miglior film, Miglior regista (Agustin Villalonga), Miglior attrice protagonista (Nora Navas), Miglior attrice non protagonista (Laia Marull), migliori attore e migliore attrice rivelazione, i giovanissimi Francesc Colomer (11 anni) e Marina Comas (14 anni), oltre a una serie di premi minori che hanno lasciato a Balada triste de trompeta e a También la lluvia solo qualche premio tecnico; il film di Iciair Bollain ha ottenuto anche il premio al miglior attore non protagonista, Karra Elejalde, il primo premiato e il primo che con le sue lungaggini ha fatto temere per il ritmo della cerimonia e il suo proseguimento.
Se i vincitori fossero più brevi nei loro discorsi e la piantassero di ringraziare mamme, fidanzate e una sfilza di nomi di battesimo conosciuti solo a loro, le cerimonie dei Goya sarebbero più godibili e più agili. Chissà quante volte è venuto da dire stasera, tra pianti, voci spezzate e respiri emozionati, "ma basta, taglia!" e chissà quante volte si è temuto i "sarò breve" o i "con questo finisco" che facevano presagire un altro elenco di ringraziamenti. Non tutti hanno il dono della sintesi e il controllo della situazione di Javier Bardem, che al ricevere il quinto Goya della sua carriera, ha avuto un pensiero per i colleghi candidati che ha lasciato a bocca asciutta (ma c'era qualcuno che dubitava che il premio non andasse al figlio di Pilar, emozionatissima al suo fianco?!), ha ringraziato regista e cast artistico e tecnico di Biutiful e ha dedicato il Goya a moglie e figlio che ogni mattina gli svegliano il cuore e il sorriso. Così ha fatto pure contenta la stampa rosa, aggiungendo il figlio, di cui ha avuto cura di non fare il nome, per lasciarci il mistero, e ha chiamato per la prima volta "mia moglie" Penélope Cruz, assente.
Il momento più serio è toccato al Presidente dell'Academia Álex de la Iglesia, che il protocollo ha piazzato accanto al Ministro della Cultura Ángeles González-Sinde e che ha letto un discorso duro, in cui ha parlato, era inevitabile, del rapporto del cinema con Internet, ricordando che il web è il presente e non il futuro, che chi usa Internet non è un internauta ma un cittadino e che se il cinema perde spettatori è perché c'è chi si ritrova davanti a un computer; de la Iglesia ha invitato i colleghi a non aver paura e a cercare nuovi modelli, che non siano escludenti e che, nella difesa del diritto di proprietà intellettuale, l'industria cinematografica sia coraggiosa e aperta: "Siamo tra i pochi privilegiati che viviamo di quello che ci piace: facciamo cinema! raccontiamo storie! Siamo qui perché c'è un pubblico che ci segue: dobbiamo essere all'altezza del privilegio che ci offre il pubblico" E' stato il suo ultimo discorso da presidente dell'Academia: è dimissionario perché in disaccordo con la Ley Sinde, sulla pirateria nel web; gli applausi sono sembrati più di circostanza che di convinzione; l'espressione di disaccordo di Iciair Bollain, sua vicepresidente, e il sorriso fisso sul volto del Ministro erano tutto un poema.
Il momento più sorprendente è stato quando Luis Tosar, uno degli attori più premiati degli ultimi anni e protagonista di film drammatici, ha iniziato a cantare e a ballare sul palco, all'essere vincitore di un Goya; lo hanno seguito nel numero musicale Paco León, in piedi sulle poltrone della platea come un novello Roberto Benigni, Asier Etxeandia pure lui arrivato dalla platea e Hugo Silva, balzato fuori dal palcoscenico; tutti e quattro hanno cantato e ballato sognando l'Oscar e promettendo l'incredibile pur di arrivare a vincerlo. Vedere Luis Tosar ballare e cantare è stato così sorprendente che sarebbe esagerato dire che solo per quel momento sarebbe valsa la pena vedere i Goya, ma insomma.
Al momento della premiazione del Miglior attore protagonista, poco prima dell'annuncio del nome, è salito sul palco Jimmy Jump, noto disturbatore catalano, fattosi notare anche all'Eurofestival e in altre varie manifestazioni. Allontanato dalla sicurezza, ha costretto poco dopo Andreu Buenafuente a chiedere scusa "come catalano" per l'interruzione, "ovviamente non nel copione".
Buenafuente, uno dei conduttori e umoristi più amati del Paese e vero punto di forza della scorsa edizione dei Goya, è stato poco presente e questo si è sentito: proprio per questo probabilmente i Goya 2010 sono stati più godibili dei Goya 2011. Ma il conduttore catalano, che si è presentato con un divertente filmato in cui interagiva con scene di celebri film spagnoli, ha minacciato che "niente gli impedirà di presentare i Goya per la terza volta". Che è una buona ragione per tornare a vederli anche nel 2012.
Da segnalare, ancora, che il miglior film latinoamericano è il cileno La vida de los peces e che il miglior film straniero è il britannico Il discorso del re (Colin Firth ha battuto Javier Bardem ai BAFTA, per cui bene ha fatto lo spagnolo a scegliere la cerimonia di casa).
Se i vincitori fossero più brevi nei loro discorsi e la piantassero di ringraziare mamme, fidanzate e una sfilza di nomi di battesimo conosciuti solo a loro, le cerimonie dei Goya sarebbero più godibili e più agili. Chissà quante volte è venuto da dire stasera, tra pianti, voci spezzate e respiri emozionati, "ma basta, taglia!" e chissà quante volte si è temuto i "sarò breve" o i "con questo finisco" che facevano presagire un altro elenco di ringraziamenti. Non tutti hanno il dono della sintesi e il controllo della situazione di Javier Bardem, che al ricevere il quinto Goya della sua carriera, ha avuto un pensiero per i colleghi candidati che ha lasciato a bocca asciutta (ma c'era qualcuno che dubitava che il premio non andasse al figlio di Pilar, emozionatissima al suo fianco?!), ha ringraziato regista e cast artistico e tecnico di Biutiful e ha dedicato il Goya a moglie e figlio che ogni mattina gli svegliano il cuore e il sorriso. Così ha fatto pure contenta la stampa rosa, aggiungendo il figlio, di cui ha avuto cura di non fare il nome, per lasciarci il mistero, e ha chiamato per la prima volta "mia moglie" Penélope Cruz, assente.
Il momento più serio è toccato al Presidente dell'Academia Álex de la Iglesia, che il protocollo ha piazzato accanto al Ministro della Cultura Ángeles González-Sinde e che ha letto un discorso duro, in cui ha parlato, era inevitabile, del rapporto del cinema con Internet, ricordando che il web è il presente e non il futuro, che chi usa Internet non è un internauta ma un cittadino e che se il cinema perde spettatori è perché c'è chi si ritrova davanti a un computer; de la Iglesia ha invitato i colleghi a non aver paura e a cercare nuovi modelli, che non siano escludenti e che, nella difesa del diritto di proprietà intellettuale, l'industria cinematografica sia coraggiosa e aperta: "Siamo tra i pochi privilegiati che viviamo di quello che ci piace: facciamo cinema! raccontiamo storie! Siamo qui perché c'è un pubblico che ci segue: dobbiamo essere all'altezza del privilegio che ci offre il pubblico" E' stato il suo ultimo discorso da presidente dell'Academia: è dimissionario perché in disaccordo con la Ley Sinde, sulla pirateria nel web; gli applausi sono sembrati più di circostanza che di convinzione; l'espressione di disaccordo di Iciair Bollain, sua vicepresidente, e il sorriso fisso sul volto del Ministro erano tutto un poema.
Il momento più sorprendente è stato quando Luis Tosar, uno degli attori più premiati degli ultimi anni e protagonista di film drammatici, ha iniziato a cantare e a ballare sul palco, all'essere vincitore di un Goya; lo hanno seguito nel numero musicale Paco León, in piedi sulle poltrone della platea come un novello Roberto Benigni, Asier Etxeandia pure lui arrivato dalla platea e Hugo Silva, balzato fuori dal palcoscenico; tutti e quattro hanno cantato e ballato sognando l'Oscar e promettendo l'incredibile pur di arrivare a vincerlo. Vedere Luis Tosar ballare e cantare è stato così sorprendente che sarebbe esagerato dire che solo per quel momento sarebbe valsa la pena vedere i Goya, ma insomma.
Al momento della premiazione del Miglior attore protagonista, poco prima dell'annuncio del nome, è salito sul palco Jimmy Jump, noto disturbatore catalano, fattosi notare anche all'Eurofestival e in altre varie manifestazioni. Allontanato dalla sicurezza, ha costretto poco dopo Andreu Buenafuente a chiedere scusa "come catalano" per l'interruzione, "ovviamente non nel copione".
Buenafuente, uno dei conduttori e umoristi più amati del Paese e vero punto di forza della scorsa edizione dei Goya, è stato poco presente e questo si è sentito: proprio per questo probabilmente i Goya 2010 sono stati più godibili dei Goya 2011. Ma il conduttore catalano, che si è presentato con un divertente filmato in cui interagiva con scene di celebri film spagnoli, ha minacciato che "niente gli impedirà di presentare i Goya per la terza volta". Che è una buona ragione per tornare a vederli anche nel 2012.
Da segnalare, ancora, che il miglior film latinoamericano è il cileno La vida de los peces e che il miglior film straniero è il britannico Il discorso del re (Colin Firth ha battuto Javier Bardem ai BAFTA, per cui bene ha fatto lo spagnolo a scegliere la cerimonia di casa).