domenica 13 febbraio 2011

Il trionfo dell'odio, nel finale della Malparida

E così la telenovela dell'odio è terminata come tutti si aspettavano, anche se speravano di no. Con oltre il 30% dei telespettatori argentini paralizzati davanti al piccolo schermo, Malparida, la tira (telenovela) più vista della stagione ha salutato il pubblico dopo ben 175 puntate, con la morte della protagonista. Le telenovelas hanno questa morale per cui i cattivi o finiscono in galera o, se pentiti, finiscono ammazzati o suicidi per pagare il loro debito nell'Aldilà, ormai redenti. Difficile trovare telenovelas che propongano un'altra morale e facciano vedere cattivi che hanno conquistato il pubblico e che alla fine la fanno franca.
Che la bellissima Renata di Malparida avrebbe fatto una brutta fine lo sapevamo sin dall'inizio. Animata da un odio incommensurabile verso Lorenzo, l'uomo per il quale sua madre si sarebbe suicidata molti anni prima, Renata concepisce un piano di vendetta tipico delle telenovelas e a cui sacrifica tutto: bellissima e seducente, decide di usare il proprio fascino per far innamorare Lorenzo e spezzargli il cuore spingendolo alla morte, come ha fatto lui con sua madre. Il piano, nato dall'odio, non fa i conti con l'amore che Renata ha escluso dalla sua vita per dedicarsi solo alla vendetta: negli uffici di Lorenzo, conosce Lautaro, il suo unico figlio, e se ne innamora, ricambiata. Parte della telenovela si regge sulla lotta di Renata con se stessa per eliminare l'amore per Lautaro dai suoi pensieri: l'odio è vita, l'amore è morte, ripete come un mantra, insegnatole dalla nonna Gracia, pure lei creatura d'odio, decisa a vendicare la morte della figlia. Il triangolo Renata-Lautaro-Lorenzo è stato l'asse dell'azione, accompagnato dalle vittime che Renata ha lasciato dietro di sé per compiere la propria vendetta: la prima, quella che ha reso impossibile sin dall'inizio il lieto fine del suo amore per Lautaro, è stata la moglie di Lorenzo e madre di Lautaro, che ha ucciso involontariamente, ma che le ha aperto le porte dell'abisso, dimostrandole tutte le sue potenzialità di assassina e la possibilità di liberarsi di chiunque si opponesse ai suoi piani di vendetta.
Ad accompagnare Renata verso la sua fine, ci sono stati personaggi come la nonna Gracia, autrice di una delle frasi migliori della telenovela, I cimiteri sono pieni di insostituibili, che l'ha educata nella vendetta e poi, spaventata dalla sua mancanza di morale, ha cercato di fermarla in tutti i modi. Soprattutto c'è stato l'Almirante, un personaggio entrato quasi a metà della storia e interpretato da Gabriel Corrado, una vecchia conoscenza dei cultori italiani delle telenovelas, al suo primo ruolo di perfidissimo dagli ancora fascinosissimi occhi chiari. Pure lui creatura dell'odio, deciso a vendicarsi del fratello Lorenzo, si allea con Renata, fino al loro inevitabile scontro. Nel corso delle 175 puntate si sono contate 15 vittime di questa faida familiare, da cui si è salvato solo l'amore di Renata per l'impotente Lautaro, eppure la telenovela ha avuto un incredibile successo.
In Argentina sostengono che ha rotto tutti i canoni del genere tradizionalmente accettati dal pubblico. Un po' come in Colombia ha fatto Yo soy Betty la fea, che ha imposto una protagonista brutta e vincente sbaragliando ogni concorrenza. Malparida ha imposto un'eroina bellissima e crudele, animata dall'odio e decisa a farsi giustizia da sola; un'eroina la cui cattiveria ha sedotto il pubblico, più che spaventarlo, forse perché era mescolata a superstizioni, amore, debolezza: per attuare il suo piano Renata si raccomandava sempre alla Vergine, chiedendole forza e coraggio, promettendole ogni sacrificio pur di raggiungere lo scopo, come se la Madonna, simbolo di purezza e maternità, avesse potuto approvare la sua sete di vendetta; e ancora alla Vergine chiedeva aiuto per resistere all'amore per Lautaro e per liberarsi finalmente di lui. Questa sua innocenza e ingenuità, così in contraddizione con la sua capacità di fare del male, ne hanno fatto un personaggio esplosivo. Molto merito lo ha anche Juana Viale, famosa in Argentina sin dalla nascita, all'essere nipote di Mirtha Legrand, una delle grandi dame della tv locale (conduce un programma di intrattenimento, con gli ospiti a pranzo alla sua tavola, da ben 40 anni). E' una delle donne più belle del Paese e donando al suo personaggio tanto fascino personale, lo ha reso irresistibile. Come irresistibile è stato Lautaro, interpretato da Gonzalo Heredia, uno dei giovani attori in ascesa inarrestabile; per molto tempo inconsapevole dei piani della donna di cui era innamorato e per questo disorientato davanti ai suoi rifiuti d'amore, poi diventato tipico personaggio maschile da telenovela, che si sposa con la donna sbagliata pur di fuggire dal vero amore, Lautaro risulta come il personaggio più patetico, nel senso greco del termine: si trova a dover lottare con un progetto d'odio a cui la sua bella ha consacrato la sua vita e la sua inconsapevolezza lo rende impotente, impedendogli di salvare Renata dal suo destino.
Nei forum per qualche tempo si è discusso delle possibilità di successo dell'amore di Renata e Lautaro, conoscendo la morale delle telenovelas (ma bisogna ammettere che sette omicidi sono troppi per sperare un destino che non preveda la galera o la morte). "Il pubblico sognava un lieto fine, con i due protagonisti insieme e felici. Non è che abbia perdonato i suoi crimini, però sì, l'ha capita" teorizzano gli autori sui media. Mentre Adrian Suar, uno dei produttori, assicura che se Renata non avesse pagato per i suoi omicidi "si sarebbe dato un messaggio di impunità che, nell'Argentina di oggi, dove i delitti rimangono quasi sempre impuni, non si può dare".
Nel segmento finale della telenovela, Renata rimane incinta di Lautaro, anche perché Juana Viale aspetta davvero un figlio, il secondo, dall'attore cileno Gonzalo Valenzuela (curiosamente sta per diventare papà anche Gonzalo Heredia, che aspetta un bambino da Brenda Gandini, bionda attrice conosciuta proprio sul set di Malparida). Qualcuno sperava che grazie alla gravidanza il destino di Renata non fosse segnato. Ma a segnarlo è stato proprio Lautaro, che ha trovato nelle carte dello zio Almirante, pure lui assassinato, le prove della colpevolezza della sua bella. E lì, davanti a tanto orrore e a tanta morte, l'amore di Lautaro ha vacillato e ha preferito consegnare Renata alla giustizia che all'impunità. Così, nata la bambina del loro amore, affidata al papà, e consapevole di aver perso l'uomo che davvero amava, Renata ha compiuto uno dei pochi gesti di persona libera che si è concessa nella sua vita. E, alla fine, ha avuto ragione nonna Gracia: l'amore è morte, l'odio è vita.