sabato 16 aprile 2011

La Spagna non ha bisogno di nemici, c'è già José Maria Aznar

Cosa succede quando un uomo che si credeva onnipotente lascia il potere? Se è una persona per bene si ritira a vita privata, rilasciando qualche sporadica dichiarazione e/o intervista quando gli viene richiesta e ritiene possa essere utile al proprio Paese. Se è una persona che ha voglia di sentirsi ancora importante e di guadagnare un bel gruzzoletto, entra nel circuito delle milionarie conferenze internazionali. Se è una persona prepotente e arrogante si comporta come José Maria Aznar.
L'ultima uscita di questo ineffabile personaggio, che provoca in chiunque ami la democrazia lo stesso effetto di Silvio Berlusconi (non per niente è stato uno degli sponsors europei dell'italiano, sostenendo l'ingresso di Forza Italia nel PPE), è stata qualche giorno fa in una conferenza organizzata dalla Columbia University, a New York. Pur di attaccare il Governo di José Luis Rodriguez Zapatero, è arrivato a dichiarare Gheddafi amico dell'Occidente e la Spagna incapace di pagare il proprio debito.
Prima dell'invasione dell'Iraq, di cui Aznar è stato uno sponsor, grazie alla presenza della Spagna nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU, Muammar Gheddafi era "un vero disastro" ha spiegato lo spagnolo alla Columbia University, finanziava il terrorismo ed era pericoloso. Ma dopo l'invasione dell'Iraq, ha iniziato a pensare: "Se c'è un cambio di regime nell'Iraq magari ci sarà un cambio anche qui, il che significa che cambieranno me con un altro" e così decise di "eliminare e abbandonare tutti i programmi nucleari, biologici e chimici. E li lasciò completamente". Con questa decisione il dittatore libico diventa "un amico stravagante, ma un amico. E la conseguenza è che i Paesi occidentali lo attaccano". Cioè, secondo Aznar, l'Occidente non dovrebbe attaccare un dittatore sanguinario, che da settimane sottopone cittadini e città ad un assedio violento e crudele, perché "è un amico stravagante, ma pur sempre un amico". Ma questo non è sufficiente, per l'amante della democrazia che mai ha voluto condannare il franchismo, e così attacca pure la politica degli USA che, non essendoci un repubblicano ultra conservatore come Bush al potere, è "incoerente", dato che "sostiene i ribelli senza neanche sapere chi sono" e con questo intervento contro Gheddafi "rischia di creare un bel casino". Secondo l'ineffabile Aznar l'intervento delle forze internazionali mostra ai regimi mediorientali che devono "mantenersi al potere, non fare riforme e contare su un armamento molto potente" per non essere attaccati (a qualcuno risulta che alle prime proteste Gheddafi abbia iniziato un programma di riforme come quelli annunciati, per esempio, dal Marocco, dalla Giordania e, recentemente, dall'Algeria e dalla Siria?). "Se hai armi nucleari, nessuno ti attaccherà" ha detto riferendosi all'Iran e lamentando che l'Occidente non abbia agito nello stesso modo contro la Siria o l'Iran, "dove i manifestanti si sono appellati all'Occidente perché li aiutassi, ma gli USA e i Paesi europei non hanno fatto niente". Insomma, per Aznar "è molto difficile capire una politica che lascia che gli amici cadano e che i nemici rimangano al potere". L'esportatore di democrazia dove non gliela chiedono, considera che non bisognava far cadere i dittatori di Tunisia ed Egitto e, meno che mai, bisognava rispondere all'appello che arrivava dai ribelli libici né stare, per una volta nella vita, dalla parte dei popoli arabi, facendo sentire, per una volta dopo secoli, che l'Occidente non è nemico dei popoli arabi e che su questo benedetto mar Mediterraneo ci dobbiamo vivere tutti, possibilmente con le stesse opportunità di ascesa economica e sociale in base al merito individuale.
Ma Aznar era in vena, così, dopo averci dato una bella lezione sul concetto democratico caro alla destra radicale, eccolo attaccare la Spagna. José Luis Rodriguez Zapatero si è passato buona parte della settimana nell'Estremo Oriente, per convincere gli investitori asiatici sulla forza e sulle capacità del Paese per superare la crisi economica e illustrando le sue riforme per dare una nuova base su cui costruire il suo futuro economico. Le riforme di ZP sono impopolari, invise da buona parte degli spagnoli, quasi o quanto l'invasione dell'Iraq lo fu sotto Aznar, sono attaccate sia dalla destra che dalla sinistra e parlarne male è come sparare sulla Croce Rossa. Ma ci si aspetta che un ex presidente abbia un atteggiamento quantomeno più istituzionale rispetto all'uomo della strada. Macché. La Spagna non ha bisogno di nemici: ha José Maria Aznar. L'ineffabile personaggio concentra l'attenzione sul debito del suo Paese, che, grazie alla crisi economica e al minor gettito fiscale, raggiungerà il 70% del PIL il prossimo anno e dice: "In questo momento è possibile che i nostri amici del Banco Centrale dicano: adesso decidiamo di alzare i tassi d'interesse e questo è un problema per noi; pagare il nostro debito è molto, molto complicato". Il quadro funesto prosegue sottolineando che "il credito per le imprese sarà più limitato e le possibilità di recuperare l'economia saranno molto più dure per gli spagnoli". Se la speculazione ha smesso di guardare alla Spagna, diamole una mano.
E poi se la prende con l'Europa avvertendo del pericolo di "un'alleanza di progressisti, buonisti ed eterni adolescenti, che non creeranno mai una società unita, né sarà capace di garantire la sicurezza, l'esercizio della libertà o il vero progresso delle persone". Dimentichiamoci, per carità, che la crisi economica è scoppiata grazie al capitalismo speculativo che lui difende, alla mancanza di regole che lascia le mani libere alle banche e agli speculatori che lui propugna, alle differenze sociali che lui favorisce.
Le parole di Aznar hanno causato una tempesta in Spagna, dove non ci si era ancora ripresi dalle ultime vergognose bugie del PP, secondo le quali Aznar non ha mai trattato con l'ETA e in Svizzera, nel 1998, i suoi uomini non sono andati a negoziare, ma a vedere che aria tirava (giustamente mezzo web spagnolo lo sta ancora prendendo in giro, sostenendo che è vero, Aznar non ha mai negoziato con l'ETA, dato che la chiamava Movimento di Liberazione Basco… immaginatevi se ZP riuscirebbe a sopravvivere se si azzardasse a chiamare così l'ETA). Il PSOE ha chiesto a Mariano Rajoy di prendere le distanze dall'ex presidente nella sua dichiarazione d'amicizia a Gheddafi. Una dichiarazione talmente imprudente che ha costretto la FAES, la Fondazione del PP presieduta dallo stesso ex presidente, a spiegare che "Aznar non considera Gheddafi un amico. Sì, dice che nel 2003, dopo la rinuncia ai programmi di armi chimiche, biologiche e nucleari, per timore a un intervento in Libia, è diventato un "amico stravagante" per la comunità internazionale"; insomma, l'amicizia è da riferirsi solo al cambio di atteggiamento tenuto dal dittatore libico dal 2003; la vera posizione di Aznar sulla Libia è spiegata nel suo discorso quando dice che "noi che crediamo nelle società aperte, nella democrazia e nella libertà, abbiamo l'obbligo di aiutare a far sì che i cambi che si stanno realizzando nel Nordafrica e nel Medio Oriente, si dirigano al rifiuto della yihad come strumento politico". Claro, per questo bisognava evitare la caduta dei regimi amici, magari sostenendo le loro repressioni, perché le giovani generazioni arabe non trovassero nell'alleanza con l'Occidente una risposta alle proprie ambizioni di libertà e la cercassero nell'Islam radicale. Bravo, Josemari, meno male che abbiamo Zapatero.
La tempesta causata da queste parole è arrivata anche nei commenti sui siti web: "Madre mia, vi immaginate questi di nuovo al governo?!" Appunto, ragazzi, pensateci bene a rimettervi la destra, questa destra così becera, rancorosa, mediocre ed egoista, di nuovo al Governo.