domenica 22 maggio 2011

L'Uruguay non annulla l'amnistia per i militari, protestano in 100mila

In 100mila sono scesi silenziosamente in strada a Montevideo, per protestare contro la decisione del Congreso de los Diputados di non annullare la Ley de Caducidad, l'amnistia che protegge i militari della dittatura e impedisce di processarli per i loro crimini. E' mancato un solo voto al Frente amplio, la coalizione di governo di sinistra che guida il Paese, per raggiungere lo scopo, quello del deputato Victor Semproni. Il momento lo racconta efficacemente il quotidiano argentino Clarin: "Il giorno della votazione questo ex tupamaro (Semproni, NdRSO) non si è lasciato intimorire dal presidente del FA Jorge Brovetto e dal vicepresidente Danilo Astori, che gli hanno trasmesso la "paradossale" richiesta di Mujica, affinché votasse con la coalizione; neanche dagli oltre 2000 manifestanti che si sono riuniti davanti al Palacio de Legislativo, per fare pressioni, con slogan duri, come la frase del famoso Adagio en mi país di Alfredo Zitarrosa, che si leggeva in un grande striscione: Dice mi padre que un solo traidor, puede con mil valientes (Dice mio padre che un solo traditore vince con mille coraggiosi). Evitando di passare vicino ai manifestanti, Semproni è arrivato in Parlamento accompagnato dalla Polizia. Già in sala ha catturato lo sguardo di tutti: quello dei suoi colleghi, quello dei presenti nelle tribune, quello dei fotografi e cameramen. A un certo punto, verso le 20, è sparito dalla sala. Fregandosene della legge, è andato a vedere come andava alla sua squadra, nei quarti di finale della Copa Libertadores".  Con la sua assenza al momento del voto, al Frente Amplio, che governa già con un'esigua maggioranza, è mancato il voto indispensabile per far passare l'annullamento. Un solo traditore ha potuto con mille coraggiosi.
Semproni si è giustificato dicendo di essersi allineato alla posizione del presidente José Mujica, contrario all'annullamento della Legge. Nonostante sia stato incarcerato e torturato dalla dittatura, il presidente pensa che i processi dividerebbero il Paese, considera l'amnistia incostituzionale e vuole rispettare i due plebisciti, l'ultimo nel 2009, in occasione della sua ascesa alla presidenza, che hanno stabilito il suo mantenimento. Ma bisogna anche dire che i plebisciti sono stati molto discussi perché davano come opzione solo il Sì, per cui ha votato solo chi era favorevole, chi era contrario è rimasto a casa. E pare che la maggioranza degli uruguayani sia contraria a questa legge e vuole processarie i suoi militari, così come hanno fatto i vicini argentini, brasiliani e cileni. La Ley de Caducidad offre la possibilità al presidente, in casi eccezionali, di mandare a processo alcuni responsabili della dittatura; per questo è stato possibile processare alcuni militari e l'ex presidente Gregorio Alvarez, adesso in prigione.
La delusione dei manifestanti è stata palpabile ed è stata ancora più evidente nella tradizionale Marcha del silencio, che ogni 20 maggio, anniversario dell'assassinio dei deputati Zelmar Michelini e Héctor Gutiérrez Ruiz, uccisi il 20 maggio 1976, a Buenos Aires, ricorda i desaparecidos e le vittime della dittatura. Tra i manifestanti c'era Macarena Gelman, la nipote del poeta argentino Juan Gelman, ritrovata solo nel 2008, dopo che il nonno, che ha perso figlio e nuora nelle violenze delle dittature argentina e uruguayana (è riuscito a ritrovare i resti del figlio, ma non quelli della nuora), ha dedicato tutta la vecchiaia a cercarla. "Il mio caso non ha responsabili: sono stata sottratta alla mia famiglia, ma nessuno paga per questo, grazie a questa legge" ha detto alle telecamere del telegiornale di TVE1.
Il mancato annullamento della legge ha fatto crollare la popolarità di José Mujica, arrivato al potere poco più di un anno fa con l'approvazione del 75% degli uruguayani, scesa adesso al 41%; è vero che la popolarità del presidente ha subito un'erosione continua in questo primo anno e a marzo 2011, al compiersi un anno dalla elezione, era già scesa al 50%. Ma il suo disaccordo con la decisione del Frente Amplio di annullare la Ley de Caducidad, l'ha fatta precipitare. In fondo Semproni ha avuto gioco facile, al dire che si allineava alla posizione del presidente.
All'indomani della silenziosa marcia degli uruguayani per le strade della capitale e dell'insuccesso in Parlamento, il Frente Amplio cerca di curare le ferite aperte e di risolvere le contraddizioni presenti tra gli stessi partiti della coalizione e tra la coalizione e la società uruguayana. Il primo a provarci è stato il vicepresidente Danilo Astori, che è favorevole all'annullamento della norma e che ha ricordato che dopo la sconfitta "non è finita la lotta, è terminata una tappa, adesso ne comincia un'altra e nella sinistra non rinunceremo mai alla giustizia e alla verità". Astori propone l'abrogazione dell'amnistia, considerandola la "miglior soluzione giuridica per far rispettare la sentenza della Corte Interamericana dei Diritti Umani, che ha chiesto all'Uruguay di eliminare gli ostacoli per le indagini sui crimini commessi durante la dittatura". Il vicepresidente è anche andato oltre, pensando alle conseguenze della sconfitta sulla coalizione, invitando tutti i partiti del Frente Amplio a non "passare la fattura" perché "tutti abbiamo commesso errori, senza eccezioni".
Il presidente del Frente Amplio Jorge Brovetto, uno degli esponenti della coalizione che più si sono impegnati nell'annullamento della legge, ha concesso un'intervista al quotidiano argentino Página 12, in cui ha analizzato la sconfitta e ha rifiutato l'idea che la Ley de Caducidad sia "un dibattito chiuso" perché "non lo chiuderemo finché sarà possibile, per meccanismi formali, legali, costituzionali, etici e politici, eliminare dal sistema giuridico uruguayano, una legge che è una macchia etica e politica".