martedì 21 giugno 2011

Debtocracy, il documentario che svela quello che non ci hanno detto sul debito della Grecia

Oggi, su elmundo.es, Irene Hernandez Velasco, corrispondente da Roma e in questi giorni agitati inviata speciale ad Atene, dedica un articolo a Debtocracy, un documentario greco di circa un'ora e un quarto, realizzato dai giornalisti Katerina Kitidi e Aris Hatzistefanou, con un finanziamento di 8mila dollari raccolto in Rete, per analizzare la crisi del debito della Grecia.
E' un documentario che spezza numerosi luoghi comuni, circa gli sprechi dell'amministrazione pubblica greca (che ci sono stati, come la stessa Hernandez Velasco ha raccontato nei giorni scorsi, da Atene) e che punta il dito direttamente sul liberismo e i suoi kamikaze, il Fondo Monetario, la Banca Mondiale e la Banca Centrale Europea. Non si salva neanche l'Unione Europea, che ha ceduto gli iniziali valori sui quali è stata fondata alla difesa degli interessi delle classi alte. Mentre la Federal Reserve statunitense serve a creare un equilibrio tra gli Stati più e meno ricchi e i loro debiti, spiegano gli intervistati, l'Unione Europea è stata concepita a vantaggio dei Paesi centrali, in particolare la Germania, in modo da mantenere i Paesi periferici, chiamati anche sprezzantemente PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna), in uno stato di subalternità economica, mercato dei beni prodotti al centro. Tutto il sistema è concepito in modo che un Paese debitore non esca mai dal suo debito, denuncia il documentario. E una denuncia arriva anche da Sahra Wagenknecht, presidente di Die Linke, il partito della sinistra radicale tedesca: "Quando si stava negoziando il primo aiuto alla Grecia, l'anno scorso, la Germania si dichiarò disponibile a dare il via libera a patto che la Grecia continuasse a comprare le sue armi. Capite? Secondo il governo tedesco la Grecia doveva tagliare le pensioni e la sanità ai suoi cittadini, ma doveva continuare a comprare armi. Questo dimostra gli interessi in gioco, la Germania difende gli interessi dei fabbricanti d'armi e dell'industria esportatrice". In una seduta (semivuota) del Parlamento Europeo Daniel Cohn Bendit ha denunciato l'ipocrisia delle potenze europee, facendo l'elenco delle armi vendute da Francia e Germania alla Grecia: "Siamo completamente ipocriti! Diamo ai greci i soldi per comprare le nostre armi!"
Il documentario ricostruisce le cause del debito greco, analizza gli sprechi delle amministrazioni, comprese le Oimpiadi di Atene nel 2004, i contratti con corruzioni inclusa con le multinazionali straniere, Siemens in primis, denuncia gli abusi delle istituzioni internazionali, interessate alla difesa degli interessi di multinazionali e banche, ma non allo sviluppo economico della Grecia e alla sostenibilità del suo debito per i suoi abitanti. E poi inizia a chiedersi: come uscirne? Scopre così il debito odioso, che permette a un Paese di rifiutare il pagamento dei debiti contratti anteriormente; è un concetto utilizzato per la prima volta dagli Stati Uniti e dal Messico nel XIX e XX secolo, i primi per rifiutarsi di pagare il debito di Cuba, dopo la guerra del 1898, il secondo per rifiutarsi di pagare il debito dell'imperatore Massimiliano dopo la sua fucilazione; è un concetto che è stato reintrodotto con l'invasione dell'Iraq, quando gli USA hanno chiesto di liberare il Paese del debito contratto da Saddam Hussein, ma lo hanno fatto di nascosto. "Si fosse diffusa l'idea del debito odioso, si sarebbe creato un precedente pericoloso: il Congo avrebbe rifiutato di pagare il debito di Mobutu, il Sudafrica quello dell'apartheid. Troppo pericoloso".
Oltre al debito odioso, Debtocracy scopre un nuovo eroe: il presidente dell'Ecuador Rafael Correa, che, arrivato alla presidenza del suo Paese, già in guerra con il FMI, convocò un Comitato, a cui fece analizzare il debito dell'Ecuador, scoprendo che era in larga parte illegittimo, e decise di non pagarlo. La Banca Mondiale gli dichiarò inutilmente la guerra, i buoni del tesoro ecuadoriani finirono sul mercato al 20% del loro valore, Quito li ricomprò investendo 800 milioni di dollari, risparmiando 7 miliardi di dollari in futuri interessi e iniziò a destinare i soldi risparmiati a formazione, sanità e pensioni. La popolarità di Correa nell'Ecuador iniziò nel 2005, quando era ministro dell'Economia e disse che "non era accettabile che si usassero i ricavi del petrolio per pagare il debito al debito. Era ingiusto per la popolazione. Disse che l'80% delle entrate dal petrolio doveva essere utilizzato per migliorare la situazione sociale, con l'educazione, la sanità e la creazione di posti di lavoro e solo il 20% doveva andare al pagamento del debito. La Banca Mondiale disse che se fosse passata questa legge non avrebbe più concesso un prestito all'Ecuador, era una chiara ingerenza negli affari interni, e Correa preferì dimettersi che sottostare ai diktat della Banca Mondiale. Questo lo rese enormemente popolare nell'Ecuador" spiegano nel documentario.
L'Ecuador, dunque, come esempio per la Grecia? Secondo alcuni esperti consultati da Debtocracy, il debito greco presenta alcuni chiari segnali di illegittimità, ci sono contratti firmati con le multinazionali che presuppongono sprechi e che non difendono gli interessi del popolo greco, ci sono segnali di debito odioso dunque, il debito  non deve essere pagato dai greci.
Sono ancora gli esperti consultati dal documentario a invitare i greci a reagire, a non accettare supinamente il pagamento del debito del Paese, che presuppone la loro rovina nei decenni futuri e la discesa al di sotto dei livelli di povertà per milioni di persone. E' una sorta di Indignatevi! sullo schermo, come sei i Greci, da giorni nelle strade di Atene e Salonicco, avessero bisogno di questo invito. Sono interessanti gli inviti finali a non pagare il debito: "Anche se tutto il debito greco, di 350 miliardi di euro risultasse legittimo, che non è il caso, la Grecia non potrebbe mai restituirlo , bisognerà cancellarlo. E, se anche potessimo, implicherebbe lo smantellamento del sistema sanitario, del sistema dell'istruzione, dei trasporti, sarebbe socialmente insostenibile". "Essenzialmente il governo dice che congelerà il pagamento ai cittadini, non capisco come un governo socialista e democraticamente eletto dica questo ai cittadini e non alle istituzioni finanziarie". "L'unica opzione per i prossimi decenni è non pagare il debito, perché si basa sul liberismo. E l'intervento liberista è un crimine contro l'umanità". "Nessuno è obbligato a pagare questo debito, perché si è ammassato grazie al sistema corrotto dei mercati finanziari". "E' immorale pagare un debito immorale"
Gli esperti intervistati parlano soprattutto inglese e francese, un segnale significativo su dove il potere si trova davvero. E le lingue, che pure possono separarci, non sono un problema. La voce narrante di Debtocracy è in greco, gli intervistati parlano francese, inglese o spagnolo, i sottotitoli si trovano in inglese e in spagnolo.
Da youtube, qui trovate entrambe le versioni, prima con i sottotitoli in spagnolo e poi in inglese. Non perdetevi neanche i commenti scritti dagli utenti, sotto i video...
El Mundo è più o meno l'omologo italiano del Corriere della Sera, con cui condivide la casa editrice. Avete letto sul Corriere della Sera online una parola su questo documentario?!
PS Aggiornamento: adesso Debtocracy si trova su youtube anche con i sottotitoli in italiano, basta cliccare qui