sabato 20 agosto 2011

El tiempo: Gli studenti cileni e la rivoluzione dei consumatori del mercato

Questo articolo è apparso circa una settimana fa sul quotidiano colombiano El tiempo, insieme a un'intervista a Camila Vallejo, la carismatica leader degli studenti cileni che da tre mesi tengono in scacco il governo di Sebastián Piñera. El tiempo, come molti quotidiani del Cono Sur, sta seguendo con molta attenzione l'evoluzione della lotta di studenti, professori e rettori cileni, per il riconoscimento del principio di gratuità dell'istruzione e del ruolo dello Stato nell'istruzione universale. Evidentemente se nel Cile vincessero gli studenti, le cose non sarebbero più come prima in tutto il subcontinente e si potrebbe aprire la strada a un modello di socialdemocrazia di stile nord-europeo.
A chi capisce lo spagnolo, consiglio di leggere anche l'intervista a Camila Vallejo, nella stessa pagina di questo articolo, che parla di capitalismo, libero mercato e, sorprendentemente, di rivolta dei fruitori di entrambi; lo firma lo scrittore cileno Juan Pablo Meneses e offre non pochi motivi di riflessione a ogni latitudine. Comprese quelle inquiete del Mediterraneo in cerca di nuove risposte.

E all'improvviso il Cile, il Paese prospero e tranquillo, è protagonista della rivolta più importante degli ultimi anni in Latinoamérica. Per la prima volta non ci sono proteste, come si usa nella regione, per rovesciare un dittatore o per difendere la democrazia davanti a un golpe o per lamentarsi della violenza dei narcos o della svalutazione dell'economia o dell'alta disoccupazione o perché non ci sono soldi e imperversa la fame.
Perché ci sono?
L'economia più solida del continente, che ha il Paese come membro di successo della OCSE, con un PIL di 13mila dollari pro capite, ha basato la sua crescita sul mettere tutte le sue tessere in un solo canestro: il libero mercato. Quello che non era nei piani di nessuno era che, all'improvviso, si alzasse una ribellione inaspettata: quella dei consumatori.
Il volto visibile del malessere è arrivato dagli universitari. Siccome i loro genitori non possono lasciare il lavoro (nel Cile la forza sindacale è minima e un licenziamento significa smettere di pagare i debiti), i giovani hanno guidato il malessere. La loro protesta è stata sostenuta, come nel Primo Mondo, dalle diverse reti sociali. E hanno saputo mescolare la creatività (3mila giovani che fanno coreografie di Michael Jackson per l'istruzione davanti al Palazzo del Governo), con la violenza televisiva (le creative manifestazioni sono trasmesse in diretta e finiscono in genere con forti scontri con la Polizia).
Chiedere l'istruzione gratuita più che una questione ideologica è un reclamo da clienti. C'è il denaro per farlo, denaro che arriva dagli stessi cittadini. Il Cile non solo non ha debiti, ma accumula una quantità di riserve per la stabilità economica e sociale inedita nella regione: oltre 13 miliardi di dollari. Perché indebitarmi per mezza vita per studiare all'Università, se lo Stato ha la ricchezza?
Il conflitto ha avuto due volti visibili. Da una parte il presidente Sebastián Piñera, imprenditore di successo e con una delle fortune più grandi del continente, che in 17 mesi di governo è arrivato al livello più basso di approvazione in 20 anni di democrazia, il 26%. Dall'altra, Camila Vallejo, una carismatica e bella studentessa di 24 anni, che si dichiara comunista, ha un piercing sul naso, twittea le manifestazioni, va in televisione e assicura che siamo davanti a un momento storico. Camila è nata a Macul ed è cresciuta a La Florida, due quartieri di classe media per eccellenza.
Nei mesi della protesta Camila ha detto: "L'istruzione è un diritto". Piñera ha dichiarato: "L'istruzione è un bene di consumo". Camila ha detto: "L'università dev'essere gratuita e di qualità". Piñera ha dichiarato: "Niente è gratis nella vita".
La prima rivolta dei clienti nel continente non è un tema di minore importanza per la regione. Il Cile ha già esportato in Latinoamérica il modello delle pensioni private, delle università private e dei grandi stores al dettaglio basati sugli acquisti a credito. Esportarà anche le proteste dei consumatori? Verrà il turno di colombia, Perù, Messico?
Non è sicuro. Primo, perché per vivere questa versione del terzo mondo degli indignados europei, le società devono aver superato e risolto cose precedenti (non avere guerre interne, per esempio). E, d'altra parte, è difficile che si ripeta la mescola che rende singolare il caso cileno: un presidente come Piñera, multimilionario, che si sbaglia continuamente nelle dichiarazioni, e dall'altra parte, la bella Camila, la giovane di cui tutto il Cile sembra innamorato e che si definisce come donna e come comunista.