venerdì 26 agosto 2011

PSOE e PP d'accordo sul Fiscal Compact, non sui diritti dinastici dell'nfanta Leonor

E alla fine la montagna ha partorito un topolino. Sembrava che la riforma proposta da José Luis Rodriguez Zapatero per inserire un limite al deficit pubblico nella Costituzione, senza referendum popolare di approvazione, dovesse smantellare lo Stato Sociale e mettere a dura prova la già bassa possibilità partecipativa dei cittadini spagnoli. E invece. Ieri notte PSOE e PP hanno raggiunto l'accordo per la riforma dell'articolo 135 della Costituzione, che non prevede alcun numero oltre il quale sia proibito andare e che recita che "lo Stato e le Comunidades Autónomas non potranno incorrere in un deficit strutturale che superi i margini stabiliti dall'Unione Europea per i suoi Stati membri. Una Legge organiza disserà il deficit strutturale massimo permesso allo Stato e alle Comunidades Autónomas, in base al loro PIL. Gli enti locali dovranno presentare equilibrio nei bilanci". La legge a cui fa riferimento l'articolo dovrà essere approvata entro giugno 2012 e permetterà un indebitamento massimo totale dello 0,4%, lo 0,26% per lo Stato e lo 0,14% per le Comunidades; i nuovi deficit non dovranno essere superati a partire dal 2020, ma nel 2015 e nel 2018 saranno rivisti.
In questo modo si dichiarano tutti soddisfatti. Il PP che in campagna elettorale potrà dire che il PSOE alla fine ha accettato quello che aveva rifiutato un anno fa, cioè inserire il limite al deficit nella Costituzione, e dunque avevano ragione loro. Zapatero, che mette il tetto al deficit nella Costituzione, così come gli avevano chiesto Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, anche se il Ministro dell'Economia Elena Salgado ieri ha avuto la sfacciataggine di dire alla radio Cadena SER che "nessuno ci ha imposto niente". Alfredo Pérez Rubalcaba, la vera vittima di questa inspiegabile operazione di fine mandato di Zapatero, che ha imposto che nella Costituzione non ci fosse alcun numero e che se aveva una campagna elettorale in salita, adesso ce l'ha da scalata himalayana, grazie a ZP.
In realtà, anche se PP e PSOE si dichiarano soddisfatti per l'accordo raggiunto, hanno dimostrato tutta la loro inadeguatezza, soprattutto il secondo. Per anni ci hanno fatto una testa così, sostenendo che la Costituzione non poteva essere riformata, per quanto è complicato farlo, maggioranza dei due terzi, scioglimento delle Camere e di nuovo approvazione per due terzi delle nuove Camere. E in realtà nessuno la voleva toccare per paura che i movimenti d'opinione chiedessero di modificare il vero punto dolente, una delle ferite della Transición, che forse fa più male alla politica che alla società in sé, la monarchia imposta nella Costituzione votata nel 1978, ma mai scelta attraverso un referendum. Così, per non toccare la Costituzione le donne della Famiglia Reale continuano a essere le uniche vittime della discriminazione sessuale, stabilendo l'articolo che riguarda la successione al trono "la prevalenza dell'uomo sulla donna".
E nel nome di Leonor de Borbón, la primogenita dei Principi delle Asturie, e futura regina a prescindere dal sesso dei fratellini, se fosse nata in qualunque monarchia nordica (meno la inglese), José Luis Rodriguez Zapatero, aveva promesso per questa legislatura la riforma istituzionale che avrebbe garantito i diritti di primogenitura dell'Infanta. Ma non ha mantenuto neanche quella promessa. Neanche adesso che ha chiesto di riformare la Costituzione in poco più di due settimane.
Così se i Principi Felipe e Letizia decidessero di allargare la famiglia, com'è loro diritto, e se nascesse loro un maschietto, esattamente come è successo a Juan Carlos e Sofia, che hanno avuto prima Elena e Cristina e poi il Principe, Leonor perderebbe i suoi diritti dinastici in favore del fratellino. E' vero che l'ipotesi di un terzo figlio dei Principi non è all'ordine del giorno, i due parti cesarei sconsigliano un'eventuale nuova gravidanza a Letizia, ma non è detto che non possa affrontarla senza problemi. Felipe, ai tempi del fidanzamento, aveva detto che voleva una famiglia numerosa, "da tre a cinque figli", Letizia aveva accolto l'affermazione sgranando gli occhi divertita e recentemente, salutando alcune signore del pubblico a un atto ufficiale, ha escluso un terzo figlio, perché "due mi danno già abbastanza da fare". I Principi appaiono piuttosto prudenti sull'ipotesi di un altro figlio, probabilmente anche per preservare i diritti di Leonor: gli spagnoli la vedono ormai come la futura regina e probabilmente non apprezzerebbero che un eventuale terzogenito le neghi la primogenitura, solo per questioni di genere. La Spagna è cambiata, la società civile è vivace, è attenta, probabilmente anche grazie all'ampliamento dei diritti individuali che Zapatero ha garantito nella sua prima legislatura. E' la politica che è rimasta indietro e non sa cogliere i nuovi venti che spirano dalla società.
Il vero nodo costituzionale, non è la forma dello Stato, ma la parità di uomo e donna davanti al trono. E' vero, è difficile trovare uno spagnolo che si dichiari monarchico, la maggior parte preferisce parlare del rispetto per Juan Carlos, qualcuno ti giura che España mañana será republicana, qualcun altro ghigna e ringrazia Letizia perché grazie a lei arriverà la Terza Repubblica e Leonor non regnerà. Ma alla prova dei fatti, le manifestazioni repubblicane sono sempre molto minoritarie e la maggior parte degli spagnoli concorda sul fatto che la Monarchia costituzionale, come ha saggiamente ricordato varie volte re Juan Carlos, "ha garantito alla Spagna il periodo di pace e benessere più lungo che abbia avuto". E non è raro incontrare chi ti dice che sarebbe bello essere un Paese repubblicano e scegliere il Capo dello Stato (vaglielo a spiegare che tu non lo scegli il Capo dello Stato e non scegli neanche il Presidente del Consiglio, cosa che loro sì, fanno), ma "la Repubblica non fa per noi, ogni volta che ci abbiamo provato è stato il caos". Questo senza dimenticare che la Monarchia è una delle istituzioni più popolari del Paese e che Felipe e Letizia, i futuri sovrani, sostengono con disinvoltura e senza grandi errori una presenza sempre maggiore negli atti pubblici e nei media. Insomma, per quanto la Transición sia stata monca, la questione Monarchia-Repubblica non sembra all'ordine del giorno. Lo sono, invece, i diritti di Leonor de Borbón, che potrebbe essere, con la zia Elena, l'unica donna spagnola ancora discriminata per il suo genere, contro ogni legge e ogni campagna con cui il governo socialista si è sforzato di imporre l'uguaglianza tra uomo e donna nella mentalità degli spagnoli.
José Luis Rodriguez Zapatero sostiene che l'inserimento di un tetto al deficit nella Costituzione non richiede un referendum perché non tocca uno degli articoli fondamentali della Carta. Accettando il ragionamento, l'abolizione "della prevalenza dell'uomo sulla donna" nella linea di successione al trono, non tocca articoli fondamentali, dato che non cambia la forma dello Stato, e riguarda un solo cittadino, a rischio discriminazione, la piccola Infanta Leonor. Al rifiutare l'abolizione, Zapatero non solo è venuto meno alla promessa fatta in campagna elettorale, ma ha tradito anche uno dei suoi cavalli di battaglia politici: l'uguaglianza e la parità tra i sessi.