venerdì 28 ottobre 2011

Dove mangiare a Córdoba: viva la cucina andalusì delle Bodegas Mezquita!

Chi legge Rotta a Sud Ovest sa che non sono una grande amante della cucina spagnola. Da italiana mi riesce difficile entusiasmarmi per una cucina che non presenta grande varietà di ingredienti e tendo a diffidare di chi ha una frittata di patate come piatto nazionale.
Poi sono stata a Córdoba, per visitare finalmente la Mezquita di notte, grazie al progetto El alma de Córdoba, pensato per invitare i turisti a scoprire l'encanto della preziosa capitale di al-Andalus (se ne tornerà a parlare su Rotta a Sud Ovest). E ho cambiato idea.
Non appena arrivata in città e persa nei meandri della Judería, con le tapas anche a 5 euro, per sfruttare i turisti fino all'ultimo, mi sono lasciata incuriosire dalle Berenjenas al miel, le melanzane al miele. Un accostamento così inusuale da risultare quantomeno affascinante. Ed è stato davanti alla Moschea-Cattedrale che ho scoperto che la cucina spagnola poteva essere finalmente originale e interessante.
Berenjenas califales rebozadas con reducción de vino dulce Pedro Ximénez (Melanzane del califfo impanate con vino dolce Pedro Ximénez), Salmorejo Cordobés con Jamón y Huevo (salmorejo, una variante cordobese del gazpacho, con prosciutto e uovo), Albóndigas Mozárabes en salsa de Almendras y Azafrán (polpette mozarabe in salsa di mandorle e zafferano), Hojaldre relleno de cabello de ángel con azúcar y canela (Pasta sfoglia ripiena di capello d'angelo con zucchero e cannella). E' la lista di alcuni dei piatti delle Bodegas Mezquita, scoperte attraverso il loro negozio gourmet, davanti alla Moschea-Cattedrale (fino alla fine di novembre, a servire i clienti ci sarà anche l'italianissima Serena, decisa a rimanere a Córdoba in tutti i modi, dopo un Erasmus che l'ha innamorata e una laurea in lingue presa prima di volare di nuovo in Andalusia, te entiendo, amiga!).
Sono piatti della tradizione andalusa, che affonda le proprie radici nelle tre culture di Al-Andalus, la cristiana, la musulmana e la giudea. C'è una mescolanza di ingredienti e spezie che generalmente la cucina spagnola non offre, che fanno pensare ai legami di Córdoba con Baghdad, Damasco, l'Africa del Nord e che qui vengono rielaborati in modo originale, facendo sentire che sì, finalmente si sta provando qualcosa di nuovo e di buono, che non fa rimpiangere il più vicino McDonald's (quante volte è successo a Mérida, Madrid, Siviglia o Granada, di essersi chiesti ma perché non sono andata da McDonald's?) e che, anzi, fa venire voglia di provare tutti i piatti offerti nel Menù e di tornare tutte le volte, finché si resta a Córdoba.
Io mi sono letteralmente innamorata delle Melanzane del califfo, fritte in una pastella che rimane leggerissima e che porta il sapore dolce del vino Pedro Ximénez, in un contrasto delizioso. E cosa dire della Naranja a la Antigua, aceite de oliva, canela y azúcar (Arancia all'antica, olio d'oliva, cannella e zucchero), che il mio sospetto italiano non voleva affatto provare, vista la stranissima associazione, e poi, meno male che ho vinto la diffidenza e l'ho assaggiata? Si tratta di una comune arancia tagliata a fette, disposte su un piatto appena unto con l'olio d'oliva e ricoperte di zucchero e cannella. Delizioso, semplicemente. Magari i siciliani, che hanno anche loro nel passato una dominazione araba, conoscono questi sapori da sempre e non si sorprendono e a Córdoba giocano come in casa, ma per una chica del nord queste associazioni sono quantomeno azzardate.
Ma non si torna alle Bodegas Mezquita solo per la loro cucina buona e a prezzi concorrenziali (le tapas, che sono quelle che ho sempre preso io, hanno un prezzo medio di 3-3,50 euro). Al momento il gruppo, nato a Córdoba negli anni 80, ha aperto due ristoranti, entrambi adiacenti alla Mezquita, uno in calle Céspedes  12 e l'altro in calle Corregidor Luis de la Cerda 73 (il primo è a pochi metri dalla calle Cardenal Herrero, una delle quattro vie intorno alla Mezquita, il secondo è esattamente di fronte alla Mezquita, sul lato opposto). In entrambi i ristoranti si torna anche per il personale, gentilissimo e affabile come in Andalusia non capita spesso di trovarlo. In calle Corregidor, però, ci si sente come in casa, anche se si parla una lingua straniera. I camerieri si informano se è tutto ok, consigliano volentieri i piatti migliori, scherzano con i clienti che lo consentono, si fanno volentieri due chiacchiere. E sono attentissimi, con una memoria formidabile. Sono stata lì a cena, dopo la bella visita notturna alla Mezquita, e a un certo punto si è scoperta la mia origine italiana (grazie, José, per aver pensato che fossi cilena, con un accento dolce latinoamericano e non con il pesante accento della mia lingua!). Il giorno dopo José mi ha preparato il tavolo parlandomi in italiano e Luis mi ha portato il Menù in italiano. Non che io sia una persona che si ricorda facilmente o che lì non passino stranieri: mentre pranzavo José e Luis, i due camerieri più popolari, si stavano facendo fotografie con una coppia di turisti asiatici, da mettere sui rispettivi Facebook. A pranzo, accanto a me, c'era una coppia matura e simpatica e, a un certo punto, alla lei indecisa sulle cose da provare, Luis ha ricordato che il piatto a cui stava pensando l'aveva già preso la sera prima e perché non provava quest'altro. Ma che memoria! "Chiacchierano tanto, ma sono così simpatici!" mi ha detto la signora. Perché questo atteggiamento aperto e gioviale del personale, fa sì che ci sia un'onda di simpatia anche tra i clienti e si intavolino brevi e complici conversazioni tra vicini. Ed è stata ancora lei a dirmi che "siamo arrivati ieri e siamo venuti qui a mangiare, ci siamo trovati bene e verremo qui anche nei prossimi giorni, la cucina è buonissima, i prezzi sono ragionevoli e loro sono così simpatici che ti fanno venire voglia di tornare!"
Un po' quello che è successo a me e un po' quello che mi ha spiegato José, quando gli ho detto che la loro simpatia era sorprendente, viste le esperienze spagnole. "La nostra filosofia è che da qui bisogna uscire con un sorriso. Questo è un lavoro che ti deve piacere, devi capire come sono le persone, chi è disponibile a scherzare e chi preferisce consumare il suo pasto e stare per fatti suoi (e loro lo capiscono benissimo!). Noi vogliamo regalare un momento di felicità" mi ha detto una delle volte che si è fermato a chiacchierare al tavolo.
Alla fine del pasto le Bodegas Mezquita regalano un chupito, una specie di digestivo. Non bevo alcol e ho rifiutato gentilmente, ma Luis non è tipo che si scoraggi e mi ha proposto un chupito analcolico, un delizioso liquore di mela. Il giorno dopo me l'ha ripresentato, senza che gli dicessi niente, prendendomi in giro per la tristezza di una vita senza alcol e facendo ridere me e i miei vicini di tavolo, accennando al subidón, la botta, di zucchero che i liquori alla frutta possono causare. Le Bodegas Mezquita di calle Céspedes mi hanno invece offerto un chupito alla mora, buonissimo. Luis, il giorno dopo, è stato così gentile da chiamare i colleghi per farsi dare la marca del liquore, Rives, e suggerirmi il solito Corte Inglés per comprarne una bottiglia (trovata, Luis, ne porterò una in Italia, di sicuro!).
A José, che la prima sera mi chiedeva se mi piacevano le tapas che stavo assaggiando, ho detto che son lo mejor de Córdoba después de la Mezquita (sono il meglio di Córdoba dopo la Mezquita). Lui ha finto di arrossire e ha scherzato, ma io lo penso sul serio (vabbe', anche dopo Medina Alzahara, ok).
PS Il sito ufficiale delle Bodegas Mezquita lo trovate a questo link; potete anche trovare le ricette del loro attuale Menù e di quello degli anni passati cliccando qui.