domenica 2 ottobre 2011

Il PSOE di Rubalcaba si riscopre socialdemocratico

"Se oggi si votasse in Germania, Francia, Regno Unito e Italia, i motori dell'Unione Europea" scrive oggi Público "la socialdemocrazia arriverebbe al Governo, da sola o in coalizione con i partiti di sinistra". E lo farebbe, finalmente, guardando con maggiore attenzione ai valori tradizionali della socialdemocrazia. Non sono infatti tanto i partiti di sinistra moderati a risultare vincenti, in Danimarca i socialdemocratici sono tornati al potere, pur avendo ottenuto il loro peggior risultato dal 1903, grazie all'exploit degli alleati di sinistra, quanto i partiti della galassia verde, comunista e liberal-progressista. Sono questi ultimi che riescono a intercettare i voti dei delusi e degli indignati di ogni latitudine d'Europa, spingendo i partiti socialdemocratici a riscoprire il proprio elettorato tradizionale e a piantarla, finalmente, con l'ossessione della conquista del centro.
A fare eccezione alla tendenza europea, è la Spagna, che il 20 novembre potrebbe scegliere con maggioranza assoluta un governo conservatore. Sarà anche il timore di perdere malamente le elezioni, sarà l'ispirazione delle tendenze provenienti dall'Europa, fatto sta che la Conferenza Politica del PSOE, da cui è uscito il programma elettorale dei socialisti e che è stata appena conclusa dal candidato alla presidenza Alfredo Pérez Rubalcaba, sembra aver riscoperto i valori tradizionali della socialdemocrazia.
"Rubalcaba alzerà le tasse del 10% a tabacco e alcol". "Rajoy sgraverà di 3000 euro gli autonoma per il primo lavoratore assunto". Così ieri l'ABC ha sintetizzato, con molta manipolazione, le prime differenze di programma tra PSOE e PP, per presentare il primo come il partito delle tasse (quando la destra la finirà con la sua ossessione contro le tasse, che permettono il funzionamento dello Stato e la realizzazione della parità delle condizioni di partenza, non sarà mai troppo presto) e il secondo come il partito della libertà e del fare (se non vi fa venire già i brividi per assonanze...).
In realtà Alfredo Pérez Rubalcaba alzerà sì le tasse a tabacco e alcol (meno vino e birra), ma lo farà per mantenere gratuito il sistema sanitario spagnolo (per la stessa ragione toglierà gli sgravi fiscali alle assicurazioni sanitarie). Mentre il PP di tanto in tanto lascia intravedere l'introduzione del copago, il ticket, Rubalcaba si è sempre opposto con forza all'idea, perché "il sistema sanitario e lo Stato Sociale non sono gratuiti per i cittadini, lo pagano con le loro tasse. Chiedere il copago per la Sanità significa chiedere al cittadino di pagarla due volte" (capito, Roberto Cota?!). Il candidato socialista ha difeso il settore pubblico dagli attacchi a cui è sottoposto nelle Comunidades Autónomas governate dal PP, dove Sanità e Istruzione stanno subendo tagli indiscriminati: "Dicono che è per l'eredità ricevuta. E a Madrid e nella Comunidad Valenciana, dove già governavano? non è eredità, è convinzione". Il PSOE non crede che "per migliorare l'economia bisogna tagliare i servizi sociali", per Rubalcaba "è giusto il contrario, i tagli sono ingiustizia sociale". E agli spagnoli ha detto di non poter "promettere che creeremo milioni di posti di lavoro, però sì che non rimarrete soli fino a quando non troverete lavoro".
Nel suo discorso di stamattina Alfredo Pérez Rubalcaba è andato all'attacco, rifiutando di far passare i socialisti come i creatori della disoccupazione e il PP come il creatore dei posti di lavoro. Perché, "sia quando le cose vanno male che quando vanno bene, noi facciamo meglio e difendiamo meglio lo Stato Sociale": il minor tasso di disoccupazione, nonostante i vanti del PP dei risultati dei Governi di José Maria Aznar, si è avuto durante la prima legislatura di José Luis Rodriguez Zapatero, la Sanità gratuita e universale è stata introdotta dai Governi socialisti, le riforme delle pensioni, con la tutela delle minime, "mai alzate da José Maria Aznar, però aumentate del 30% dai socialisti", sono state fatte sotto il Governo di Zapatero. E per difendere la propria vocazione di creatori di lavoro, i socialisti propongono incentivi per gli autonomi e un grande patto per l'occupazione; se sarà presidente Rubalcaba convocherà le Comunidades, gli imprenditori, i sindacati, i partiti politici, perché l'occupazione "è una causa nazionale". Non ci sarà una riforma del lavoro, dato che il PSOE ne ha appena fatta una (contestata dai suoi elettori, per essere liberista) e "non si riforma quello che è stato appena riformato se prima non si verifica il suo funzionamento"; ci saranno però politiche del lavoro per ogni settore, i giovani senza formazione, i disoccupati di lungo corso, le donne che rientrano nel lavoro, le piccole e grandi imprese, gli autonomi.
Se ci sono persone che il PSOE non vuole lasciare indietro in questo cammino per uscire dalla crisi, sono le donne. "Non le voglio accanto a noi, le voglio al nostro posto" ha detto, cercando di far dimenticare che secondo le anticipazioni sono solo 7 le donne socialiste capolista alle prossime elezioni. Rubalcaba si impegnerà affinché vengano applicate le politiche d'uguaglianza già approvate dal Governo di Zapatero e chiederà alle imprese di scegliere mano a mano CdA paritari. "Ci impegneremo affinché arrivi nelle strade quello che c'è già scritto nelle Leggi, cambieremo la mentalità" ha promesso. E se ci riuscisse non sarebbe cosa da poco: una presenza paritaria vorrebbe dire non solo il riconoscimento del talento femminile, ma anche una maggiore attenzione per le politiche di conciliazione tra vita familiare e professionale, così come succede nei Paesi scandinavi (del resto Svezia, Norvegia e Finlandia, con la loro socialdemocrazie che neanche i Governi conservatori riescono a scalfire, perché ormai patrimonio della mentalità cittadina, sono il modello di riferimento del PSOE di Rubalcaba). E a chi obietterà che "adesso le donne arriveranno ai posti del potere per il loro genere e non per il loro talento" (come molti uomini, insomma), sarà facile rispondere con una delle migliori battute di Letizia Ortiz, Principessa delle Asturie, in uno dei suoi articoli da giornalista: "Otterremo davvero la parità quando avremo al potere una donna incompetente".
Il PSOE strizza l'occhio anche agli indignados, proponendo un cambio nella legge elettorale, che non è quello voluto dal movimento popolare, ci sarebbe voluto troppo coraggio, ma va in quella direzione; gli indignados chiedono che la Legge dia lo stesso valore a tutte le circoscrizioni, in modo che il voto ai partiti minori abbia lo stesso valore di quello dato ai partiti maggiori e chiedono liste aperte, per poter scegliere i candidati liberamente. Rubalcaba propone che gli elettori possano cambiare l'ordine dei candidati nelle liste chiuse, con un numero di preferenze non ancora stabilito (sembra più una complicazione che una semplificazione della legge elettorale).
Sarà sufficiente per convincere gli spagnoli? L'ultimo sondaggio di El Mundo, pubblicato oggi, da il PP a +15,6 dal PSOE e Rajoy in rimonta rispetto a Rubalcaba, ancora meglio valutato del leader popolare. Ma Rubalcaba non molla: "I voti sono dei cittadini, non dei sondaggi e a noi non vincerà nessuno in voglia di vincere". Ovazione e che gli déi la mandino buona alla Spagna, il 20 novembre.