sabato 31 dicembre 2011

Meno diritti, più tasse: la prima manovra economica del Governo di Mariano Rajoy

Meno diritti, più tasse è il titolo con cui ieri la Home Page di publico.es sintetizzava la prima manovra economica del Governo di Mariano Rajoy, annunciata ieri dalla portavoce Soraya Sáenz de Santamaria, subito dopo il secondo Consiglio dei Ministri del nuovo Esecutivo.
E ci siamo già: la colpa di questo abbondante taglio di spese e di aumento delle tasse è colpa del precedente Governo, non delle poche (e poco mantenibili) promesse da campagna elettorale, ci mancherebbe altro. Il deficit lasciato da José Luis Rodriguez Zapatero non è del 6%, come si era auspicato, ma dell'8%, per cui è necessario recuperare 20 miliardi di euro, a base di "misure eccezionali per coprire il buco". La realtà che Mariano Rajoy e i suoi uomini non raccontano, ma che non sfugge ai media, soprattutto di sinistra, è che il deficit lasciato dal Governo è superiore di 4 decimi al 6% obiettivo di Zapatero e che si arriva all'8% solo grazie ai deficit delle Comunidades Autónomas, dalle elezioni del 22 maggio quasi tutte nelle mani del PP.
Il Governo ha annunciato per i prossimi due anni "una carica temporanea di solidarietà" all'IRPEF; l'aumento delle tasse riguarda tutti i segmenti, in maniera proporzionale: dal +0,75% della fascia più bassa, che considera i redditi fino a 17mila euro annuali, al +7% della fascia più alta, riguardante i redditi oltre i 300mila euro. Arrivano nuove tasse anche sulla casa: l'IBI, l'ICI spagnola, riguarderà il 50% degli alloggi, quelli il cui valore è superiore alla media. Ancora sulla casa, il governo ha previsto sgravi fiscali per gli acquisti di nuovi alloggi, una misura che, secondo gli esperti, potrebbe dare il via a una nuova bolla immobiliare, la stessa che ha causato l'attuale tragedia dell'economia spagnola.
Congelati gli stipendi ai funzionari pubblici, a cui li aveva già congelati Zapatero; la novità è che i dipendenti dello Stato dovranno lavorare due ore in più, 37 ore settimanali, per lo stesso stipendio congelato. Non verranno effettuate nuove assunzioni, "salvo nelle Forze di Sicurezza dello Stato, nei servizi essenziali come la Sanità e la Scuola e il personale impegnato nella lotta contro la frode fiscale, nei cui casi la copertura dei posti vacanti sarà del 10%".
Fermo anche lo stipendio minimo garantito, pari a 645 euro, alzato da Zapatero, dopo gli anni di Aznar. L'aumento delle pensioni, che Rajoy aveva promesso nel suo discorso d'investitura, come unica voce di spesa per cui si impegnava, è in realtà inferiore all'inflazione: dal 1° gennaio 2012 le pensioni aumenteranno dell'1%, l'inflazione è al 2,4%.
Rimangono paralizzate anche alcune iniziative sociali del Governo Zapatero: non verrà ampliata ad altri cittadini la Ley de Dependencia, che permette la cura delle persone non indipendenti fisicamente, uno dei gioielli del Governo socialista; non verrà ampliato a un mese il permesso di paternità, previsto dalla Legge d'Uguaglianza di Genere affinché la cura dei figli non sia solo cosa delle donne e non danneggi solo loro sul mercato del lavoro, ma assegni le stesse responsabilità a entrambi i genitori. Tagli del 20% anche ai contributi versati alle associazioni sindacali, alle organizzazioni imprenditoriali e ai partiti.
Rimane una misura che dopo il Consiglio dei Ministri è stata molto sottolineata da Soraya Sáenz de Santamaria: l'aiuto mensile di 400 euro ai disoccupati che hanno perso le loro prestazioni sarà prorogato di sei mesi, dando una boccata d'ossigeno a intere famiglie, che non hanno altre risorse per sopravvivere alla crisi.
Nonostante i tentativi del Governo di dolcificare le pesanti misure e i pesanti tagli, che colpiscono soprattutto la classe media, è evidente che Mariano Rajoy è stato costretto a rimangiarsi non solo le poche promesse fatte in campagna elettorale, ma anche gli ultimi due anni d'opposizione, durante i quali si è opposto a qualunque misura impopolare, ma in fondo necessaria, di José Luis Rodriguez Zapatero, erigendosi a paladino dei più deboli e dei diseredati. Aveva lamentato il congelamento degli stipendi dei funzionari pubblici e aveva promesso che avrebbe restituito loro il potere d'acquisto: ha congelato ulteriormente i loro salari e ha aumentato loro le ore di lavoro. In numerose occasioni aveva promesso che non avrebbe mai alzato le tasse, anzi, le avrebbe abbassate, perché solo così si sarebbe favorita la creazione dell'impiego: ha aumentato le tasse a tutti gli spagnoli e ha aumentato le tasse sulla casa, anche se, sostiene, l'aumento riguarderà solo il 50% delle case e solo quelle di valore superiore alla media.
Su escolar.net c'è una bella raccolta di buona parte delle promesse che Rajoy è stato costretto a rimangiarsi e che dimostra quanto sia stato populista il leader del PP negli ultimi anni, nel caso ce ne fosse ancora bisogno.
Rimane da segnalare che questa manovra è solo la prima, preparata con urgenza alla scoperta del deficit. Nel suo discorso d'investitura il premier aveva promesso un taglio della spesa pubblica da 16,5 milioni di euro, anche se non aveva spiegato come e dove avrebbe tagliato. I nuovi tagli saranno inseriti nella finanziaria del 2012, che vedrà la luce a marzo 2012. Dopo le elezioni in Andalusia, l'ultima roccaforte socialista.