lunedì 26 marzo 2012

Il giorno dopo le elezioni in Andalusia, la sorpresa del PP e del PSOE

Il PP scosso come se avesse perso. Il PSOE euforico come se avesse vinto. Il giorno dopo il sorprendente risultato delle elezioni regionali in Andalusia, che hanno dato per la prima volta in democrazia la vittoria ai conservatori, ma non gli hanno garantito la maggioranza assoluta necessaria per governare, i sentimenti dei due partiti sono in netto contrasto con il loro risultato elettorale.
Anche perché, mano a mano che si analizzano i dati, si scopre che il crollo del PSOE, nonostante gli scandali e gli errori locali e la crisi economica, è stato minimo e il PP non ne ha saputo approfittare, confermando il trend già visto nelle elezioni degli ultimi anni. Per esempio. Alle scorse elezioni nazionali del 20 novembre, la distanza tra PSOE e PP in Andalusia è stata di 400mila voti e il PP è stato il partito più votato in tutte le province, meno Siviglia, l'unica provincia spagnola rimasta rossa, insieme a Barcellona. Solo tre mesi dopo la distanza tra i due partiti è stata di meno di 50mila voti, mezzo punto percentuale, e il PSOE ha vinto in tre province, Siviglia, Huelva e Jaén, ha pareggiato a Córdoba e Granada e ha perso a Almería, Málaga e Cadice. Si capisce perché il PSOE, convinto dai sondaggi e dall'incessante campagna dei media della destra di un crollo devastante, anche nella sua roccaforte più importante, festeggi come se avesse appena vinto.
Rimangono molte domande a cui si cercherà una risposta nell'analisi del voto, nei prossimi giorni. Ma la più importante di tutte gira nelle tertulias, i dibattiti, delle tv e delle radio, nelle reti sociali e anche nei bar andalusi, davanti alla tv e al primo café con leche della giornata. E rimanda a una simile domanda italiana, però con diverso risultato. Se non ora, quando?
Se il PP non è riuscito a vincere in Andalusia adesso, che aveva tutto a favore, la marea blu conservatrice che si è impadronita di tutte le Comunidades Autónomas, gli scandali della corruzione e del clientelismo del socialismo andaluso la disoccupazione che ha raggiunto vette intollerabili (il 45% dei giovani andalusi è disoccupato), il Governo amico a Madrid, che ha ritardato persino la presentazione della durissima finanziaria per aiutare il risultato elettorale in Andalusia, la naturale stanchezza del PSOE dopo 30 anni di Governo ininterrotto, quando potrà mai vincere?
Mai! È la risposta che danno scoraggiati i militanti conservatori, che temono di non vedere il pur necessario cambio di colore a Palacio de San Telmo e fanno i complimenti a chi ha continuato a votare a sinistra, magari dirigendosi su IU, per punire il PSOE, perché "così continueremo a essere la coda della Spagna e dell'Europa". Ed è la stessa risposta che danno i militanti di sinistra, che difendono con orgoglio la diversità andalusa e che ieri notte sulle reti sociali si sono scatenati, spinti dalla frase con cui il leader di IU Cayo Lara ha festeggiato il raddoppio dei suoi voti in Andalusia, passando da 6 a 12 seggi e diventando la forza arbitro della prossima maggioranza: "La marea blu si è schiantata contro Despeñaperros" Despeñaperros è il passo che apre le verdi vallate dell'Andalusia a chi arriva dalla Castiglia ed è usato spesso come sinonimo dell'Andalusia; letteralmente significa "gettare dal precipizio i cani", con gli inevitabili giochi di parole che ieri hanno fatto furore su Twitter, da Despeñaperros cambia nome e diventa DespeñaPPeros a Il primo provvedimento della nuova Junta è cambiare il nome a Despeñaperros: si chiamerà DespeñArenas (Javier Arenas è il candidato del PP battuto per la quarta volta alle elezioni andaluse). "Che orgoglio che l'Andalusia si opponga alla marea blu e dica di no ai diktat della Germania!" scrivevano ieri su Twitter. E affermavano con altrettanto orgoglio: "Da Despeñaperros in su è Germania" (al che l'ironica risposta degli indispettiti: "E da Despeñaperros in giù cos'è?!… Africa?!").
E, festeggiata la diversità andalusa, rimane la paura che il PSOE si senta legittimato a considerare finita la traversata del deserto e che non sappia approfittare dell'immensa opportunità che gli andalusi gli hanno dato ancora una volta, offrendogli l'alleanza con la sinistra: l'Andalusia può essere un laboratorio, per dimostrare che si può uscire dalla crisi economica anche con politiche sociali che non mettono in dubbio le pari opportunità e i servizi sociali gratuiti ai cittadini, sanità e istruzione in primis. A questo proposito, tra i molti editoriali usciti oggi, questo di Ignacio Escolar, dal suo blog, escolar.net.

Sotto la ringhiera del balcone della sede del PP, a Siviglia, da cui Javier Arenas ha celebrato ieri la notte elettorale c'era installato uno striscione arrotolato, che non si è arrivati ad aprire? Cosa diceva questo striscione? Qual era la frase con cui Arenas sperava di celebrare quella maggioranza assoluta per la quale non ha potuto brindare? Secondo fonti del PP c'era scritto: Gracias, Andalucía. Dal balcone, a mezz'asta, la frase è rimasta per i posteri.
Neanche al quarto tentativo ce l'ha fatta. Questa "vittoria storica" di cui si è vantato ieri notte Arenas è una evidente sconfitta, il suo maggior fallimento personale. Neanche nelle migliori circostanze immaginabili il PP è stato capace di conquistare l'unica Comunidad che non ha ancora cambiato il partito al potere da quando è arrivata la democrazia; e sono già tre decenni. Nonostante la disoccupazione, nonostante la crisi economica, nonostante il logoramento socialista, nonostante gli EREs, la cocaina e la corruzione (gli scandali del PSOE scoperti in questi ultimi mesi e su cui il PP ha insistito in campagna elettorale NdRSO), Javier Arenas non potrà governare.
Salvo si ripeta quello che è successo in Estremadura (il PP ha conquistato il Governo della regione grazie all'astensione di IU, che non ha voluto allearsi con il PSOE NdRSO), cosa molto improbabile, sarà Pepe Griñán a ripetere la presidenza della Junta de Andalucía. Griñán conserva il sud e diventa il dirigente socialista con il maggior potere istituzionale: sarà "il" barone, al singolare. La sua strategia, di resistere fino a quando la politica di Mariano Rajoy iniziasse a lasciare segni nella società, è stata tremendamente efficace. Il PP ha battuto il PSOE alle scorse elezioni comunali in Andalusia per quasi 300mila voti, è salito ai circa 400mila voti di distanza il 20 novembre e ieri ha ottenuto un'inutile vittoria per appena 40mila schede e meno di un punto di vantaggio. Un risultato tremendamente paritario che nessun sondaggio è stato capace di pronosticare.
Se dalla destra avevano creduto alla loro stessa propaganda e pensavano che i tagli di Rajoy non avrebbero logorato il PP, adesso sanno che non è così. La lezione vale anche per le Asturie, dove i socialisti battono per 7 punti Francisco Cascos e sono a un pugno di voti dal poter governare con IU. I risultati della sinistra incoraggiano lo sciopero generale, una giornata in cui il PP potrebbe avere un'altra sorpresa.
Ieri è cambiata l'ora (anche in Spagna è stata introdotta l'ora legale NdRSO), ma anche il tempo della legislatura. Domenica sera è finita anche la necessità di dissimulare: la maggioranza assolutissima del PP non sarà più limitata dal calendario elettorale. Lo noteremo. Però il fallimento di Arenas obbligherà Rajoy a modificare parte della sua strategia. Pensava di evitare il logoramento politico ai suoi dirigenti regionali negoziando con tutte le Comunidades un durissimo programma di tagli che adesso sarà più difficile da spiegare. Se il PSOE e IU sono capaci di dimostrare in Andalusia che si possono far quadrare i conti pubblici con altre ricette, senza smontare lo Stato del Benessere, per il PP sarà più difficile argomentare che la sua soluzione alla crisi è l'unica che c'è.