venerdì 30 marzo 2012

La Spagna si berlusconizza: condono fiscale contro crisi e deficit

Dopo le elezioni andaluse, così come il Governo aveva annunciato. Dopo lo sciopero generale, così come il Governo non avrebbe voluto. Sapevamo che Mariano Rajoy avrebbe presentato la sua prima finanziaria di "lacrime e sangue" il 30 marzo, in tempo per non terrorizzare gli elettori andalusi (ma è stato inutile) e per non indispettire troppo Bruxelles con il ritardo.
Il compito dell'Esecutivo spagnolo è di quelli difficili, questo è innegabile. In un Paese con una disoccupazione salita al 21% e a 5 milioni di persone, con un deficit all'8,5%, difficile fare una finanziaria equilibrata se non si supera l'ultimo tabù, quello che impedisce all'Europa di superare la crisi, mantenendo il suo modello: che i ricchi partecipino al costo del debito pubblico e paghino una volta per tutte le tasse, come tutti; l'irresponsabilità sociale dei ricchi, l'arroganza dei loro ricatti, il timore con cui i Governi li coccolano, invece di fustigarli, perché non restituiscono alla società quanto hanno ricevuto, per godere stili di vita e privilegi inimmaginabili per le altre classi sociali, è una delle vergogne di questi anni. Ma tant'è. Continuiamo a votare chi difende i ricchi e poi lamentiamoci.
Secondo le promesse fatte a Bruxelles, la Spagna deve ridurre il suo deficit dall'8,5% del PIL al 5,3% entro il 2012, per poi rientrare al 3% dei parametri di Maastricht entro il 2013. In pratica, deve tagliare altri 27,3 miliardi di euro entro la fine del 2012. E che ti fa il buon Rajoy?
La sintesi è della Home Page di publico.es: è uno specchietto rapido, che arriva subito al dunque.
Si congelano lo stipendi dei funzionari pubblici (di nuovo), ma non le pensioni e le prestazioni per la disoccupazione; si aumenta l'imposta sulle Società, ma non l'IVA "per non pregiudicare il consumo e la ripresa"; i bilanci dei Ministeri avranno tagli medi del 16,9%, per un totale di 27 miliardi; la luce e il gas aumenteranno del 7% e del 5% da aprile; si ridurranno a 594 miliardi di euro gli aiuti allo sviluppo; si abbasseranno di 322 milioni gli aiuti all'edilizia e di 1,5 miliardi le politiche attive d'impiego.
La cosa migliore, quella che ha scatenato l'opposizione, le reti sociali e probabilmente pure gli imprudenti che hanno votato i conservatori per punire i socialisti, è stata il condono fiscale: chi decide di regolarizzare la propria posizione con il fisco dovrà pagare una multa del 10%, rimanendo così libero di eventuali future sanzioni. In questo modo il Governo spera di riportare in Spagna i capitali trasferiti nei paradisi fiscali (perché un paio di persone, che non si conoscono tra di loro e con cui ho parlato di questa misura mi hanno entrambe citato, in modo sarcastico, Iñaki Urdangarín, il genero del re che ha trasferito in vari paradisi fiscali, vari milioni di euro dei fondi pubblici ottenuti in modo fraudolento?) e anche gli stessi capitali dell'economia in nero del Paese, che equivale, si dice, al 20% del PIL. Con questo condono il Governo spera di ricavare circa 2,5 miliardi di euro, ergo, spera che entrino nella legalità 25 miliardi di euro. Il Ministro delle Finanze Cristóbal Montoro ha ammesso che il condono gli piace "più o meno", ha ricordato che ne hanno fatto ampio uso anche in Italia, Regno Unito e USA e ha affermato che bisogna comunque affidarsi ad esso, "in un momento in cui bisogna fare quello che bisogna fare, che è avere ingressi senza aumentare le tasse indirette e senza pregiudicare la distribuzione tributaria". Mettere le tasse ai ricchi, come Dio comanda, usando un'espressione cara al PP, non rientra ovviamente nelle opzioni.
La prima cosa a cui pensa un italiano, al leggere del condono fiscale, è agli anni perduti dall'Italia nella sua corsa al risanamento, sotto i governi di Silvio Berlusconi, che hano fatto finanziarie a base di condoni di ogni tipo, hanno premiato i ladri e i bugiardi e hanno reso un colabrodo l'idea di legalità e la credibilità del Paese. La Spagna ha deciso di avviarsi sulla stessa strada: invece di reinserire una bella patrimoniale, che tassi i patrimoni delle classe più agiate e le obblighi a partecipare al risanamento del Paese, invece di punire chiunque non rispetti la legalità, premia i furbi, i disonesti e i ladri e torna a tartassare le classi più deboli, che non possono sfuggire al fisco.
La prima cosa a cui pensa uno spagnolo, invece, è alle parole del torvo PP dell'opposizione. A giugno 2010, quando il Governo di Zapatero annaspava alla ricerca disperata di soluzioni per ridurre il debito e ipotizzò un condono fiscale, la severissima numero 2 del PP Maria Dolores de Cospedal (la stessa che ha cercato di sistemare il marito nel CdA di un'impresa pubblica con uno stipendio annuale intorno ai 180mila euro) rifiutò l'idea al grido di "impresentabile, ingiusta e antisociale". Secondo Cospedal il condono fiscale presentava il "paradosso" per cui "a chi paga le tasse si aumentano e chi non le paga viene perdonato". Ma non è l'unica cosa che il PP opportunista dell'opposizione ha dovuto rimangiarsi.
Aveva giurato che mai sarebbero state alzate le tasse sotto il suo governo, perché alzarle significava tarpare le ali al consumo e, dunque, alla ripresa. La prima cosa che ha fatto, arrivato al Governo, è stato alzare le tasse. Per colpa dell'eredità lasciata dai socialisti, of course.