lunedì 19 marzo 2012

Re Juan Carlos a Cadice: la Costituzione del 1812 ispiri la Spagna di oggi

La primavera è arrivata in anticipo a Cadice, per celebrare insieme ai gaditani i 200 anni della Costituzione del 1812. Sono scese nella città andalusa le principali cariche dello Stato, guidate da re Juan Carlos e dalla regina Sofia, per ricordare oggi, nello stesso Oratorio de San Felipe Neri in cui i deputati si confrontarono, la prima Carta Magna degli spagnoli, una delle più liberali del suo tempo. Fortemente influenzata dalle Rivoluzioni Americana e Francese, ma non piegata al dominio napoleonico, parlava per la prima volta di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, di uguaglianza tra spagnoli della Madrepatria e delle colonie, di diritto alla felicità, di inviolabilità della persona e delle case private. Sembrano cose scontate, ma la Spagna usciva da una tenebrosa monarchia assoluta dominata dalla Cheisa Cattolica e dall'Inquisizione (e ci sarebbe piombata di nuovo dopo il Congresso di Vienna) e la Costituzione di Cadice fu il primo faro per una nuova concezione dell'uomo.
In questi giorni molti storici e intellettuali hanno inserito la Costituzione gaditana nel suo tempo, analizzandone anche difetti e lacune, gli stessi che causano i ritardi della Spagna odierna. Perché nessun Paese ha così visibili nel proprio splendore i germi della propria rovina come la Spagna. Ed è davvero appassionante leggerne la storia passata per cercare di capire le difficoltà odierne.
Per esempio. La Costituzione fu scritta da 97 ecclesiastici, 37 militari, 16 cattedratici, 60 avvocati, 55 funzionari pubblici, 15 grandi proprietari, 9 marinai, 5 commercianti, 4 scrittori, 2 medici. "La composizione non rifletteva assolutamente la Spagna reale di allora e questo spiega in parte il divenire storico di questo Paese negli ultimi 200 anni, segnati, a parte alcuni periodi, dal disprezzo dell'economia in favore della politica. Della cattiva politica, bisognerebbe aggiungere" scriveva ieri elconfidencial.com "Il fatto che solo 5 redattori fossero commercianti contro 97 canonici, 60 avvocati o 55 funzionari, o anche 3 inquisitori, riflette solamente come la cosa pubblica rimase nelle mani di una classe dirigente estranea al Paese reale. Un Paese di ecclesiastici e funzionari che ignorò il commercio e la creazione di ricchezza. E che si abituò a perseguitare fino allo sterminio massoni, liberali e francesizzanti". L'articolo di elconfidencial.com è molto interessante perché spiega come la Costituzione gaditana faccia i conti con secoli di potere della Chiesa cattolica, durante i quali furono scoraggiati, nel nome della fede (e del potere della Chiesa), i commerci e la creazione di ricchezza, il prestito e l'apertura ai nuovi mercati e durante i quali, dunque, furono messe le basi dei ritardi che la Spagna ha scontato fino all'instaurazione della democrazia, nel 1978, e che non ha ancora superato.
Ma, nonostante i difetti che si possono leggere 200 anni dopo, la Carta Magna gaditana fu un enorme passo avanti sulla strada dei diritti e, anche se non impedì il ritorno alla monarchia assoluta, segnò una direzione che non fu abbandonata.
E potrebbe segnarla ancora oggi, secondo re Juan Carlos e Mariano Rajoy, che hanno celebrato il Bicentenario della Costituzione. Nell'Oratorio de San Felipe Neri, il sovrano ha chiesto che l'unità, la solidarietà e lo spirito di concordia che animarono i redattori della Costituzione, sotto le bombe dell'assedio francese, siano "l'ispirazione necessaria per affrontare le difficoltà che il nostro Paese attraversa nell'attualità". Ha ricordato che nel 1812, "come in altre occasioni davanti all'avversità, il popolo spagnolo seppe dare il meglio di se stesso". Tra i valori degli spagnoli riuniti a Cadice, il re ha indicato la dignità, l'eroismo e la generosità, oltre al "più alto grado di patriottismo e di impegno civico"; ha elogiato anche le formule della legalità "che conservarono e stimolarono la sovranità nazionale, depositandola nel suo legittimo proprietario, il popolo spagnolo". Re Juan Carlos ha sottolineato anche la valenza iberoamericana della Costituzione gaditana, redatta da deputati dell'uno e dell'altro lato dell'Atlantico, che riconobbero per la prima volta il diritto di cittadinanza degli abitanti delle colonie. E anche se poi i popoli dell'antico Impero hanno preso strade diverse, rimangono i forti "vincoli storici, linguistici, culturali e, soprattutto, i principi e i valori, tra cui risaltano quelli che iniziarono a essere forgiati nel 1812".
La Costituzione gaditana dev'essere ispirazione per la Spagna di oggi anche per Mariano Rajoy; il presidente del Governo ha tratto un insegnamento in particolare dai deputati del 1812: "In tempo di crisi non bisogna aver paura di fare le riforme, ma bisogna avere la decisione e il coraggio di farlo" ha commentato, pensando ai malumori e alle proteste sociali che le sue riforme stanno causando. E ha guardato alle imminenti elezioni in Andalusia, sottolineando che fu a Cadice che "lo spirito riformista si alzò davanti all'immobilismo e alla rassegnazione in queste terre andaluse".
E magari hanno ragione, il re e il presidente del Governo a cercare ispirazione nella Costituzione del 1812 per parlare alla Spagna di oggi. Ma c'è una cosa che suona un po' stonata. Per tutto il finesettimana i gaditani non si sono persi una celebrazione e un festeggiamento nel ricco calendario messo in marcia dalle autorità locali per ricordare il 19 marzo 1812; ci sono state sfilate in costume, visite guidate in costume, spettacoli teatrali in strada in costume. Veramente Cadice sta dando il cuore e l'anima in questo Bicentenario e i gaditani sono lì, protagonisti come allora, felicissimi di gridare Viva la Pepa! (Pepa è il nome popolare della Costituzione del 1812, promulgata il giorno di San Giuseppe)
Quasi un mese fa, l'ultima volta che sono stata a Cadice, la città era un cantiere, giravi per l'Oratorio de San Felipe Neri, per la plaza San Juan de Dios, tutta da pavimentare, e ti chiedevi se ce l'avrebbero mai fatta. Ce l'hanno fatta. La facciata di questo gioiello dell'architettura locale che è l'Oratorio è stata pulita e liberata dalle impalcature e il re e la regina hanno potuto inaugurare la targa che ricorda la loro visita. Ma.
Alla solenne celebrazione di San Felipe Neri sono mancati i gaditani. "E' inaudito, ci tengono lontani, dietro alle transenne, non possiamo arrivare all'Oratorio!" si lamentavano alcune gaditane davanti alle telecamere del Canal 24 horas, in diretta da Cadice. Nell'Oratorio c'erano solo 300 autorità dello Stato, il popolo, quello vero, è stato tenuto a distanza. Di nuovo, oggi come allora, un Paese autoreferenziale estraneo al Paese reale? Magari no, ma nella rappresentazione che è stata fatta all'Oratorio, il dubbio un po' resta.