mercoledì 25 aprile 2012

Al Festival di Málaga, Carmina o revienta di Paco León scopre la Siviglia più popolana

Non c'è solo il film Grupo 7 a raccontare una Siviglia lontana dagli stereotipi di toreri, flamenco e processioni. Il Festival di Málaga ha presentato ieri Carmina o revienta, opera prima dell'attore Paco León, popolarissimo interprete di Luisma, nell'altrettanto popolare serie di TeleCinco Aída. La Siviglia che il film racconta è a me sconosciuta, perché penso sempre, senza dubbio sbagliando, che se devo frequentare le periferie proletarie e anonime, allora tanto vale rimanere a Torino, che, con le sue Barriere e le sue Mirafiori, è sufficiente. Secondo il quotidiano basco El Correo, Carmina o revienta "descrive una Spagna rozza, furba e illetterata, di banconi del bar, buste del Dia (catena di supermercati economici NdRSO) e ragazze di periferia". La protagonista assoluta del film è Carmina Barrios, la madre di Paco León, che interpreta se stessa, perché, come spiega l'attore diventato regista, "mia madre ha avuto esperienze molto forti. Le sue storie hanno fatto la delizia degli amici. Prima avevo pensato di scrivere un monologo, poi un film convenzionale interpretato da attori professionisti e alla fine ho capito che solo lei poteva interpretare se stessa".
Il primo articolo che ho letto sul film è di elmundo.es e non ho capito niente, né la trama né il genere. Niente. Si esprimono concetti di questo tipo: "Sulla carta si direbbe che siamo davanti a un film. In fondo si proietta al buio e all'interno di un Festival di cinema. Ma presto è chiaro che non lo è. O sì, ma in un altro modo. Appena pochi secondi dopo che le luci si sono spente, sullo schermo appare la storia di una donna intrappolata in un posto indefinito, tra la realtà, la finzione e tutto il contrario. La sua vita è un racconto per la stessa ragione per cui non lo è. Perché la finzione è reale. E al contrario. Poco importa che si capisca molto poco dei dialoghi per questo accento sivigliano indemoniato. L'essenziale arriva nitidamente. E così, davanti agli occhi sorpresi dello spettatore, la realtà, la vita dura di Carmina di ogni ora di ogni giorno, acquista la consistenza del racconto epico, forse sognato".
L'unica cosa che si capisce, alla fine di un articolo scritto tutto su questi toni, è che il film è molto piaciuto. E allora la curiosità aumenta. Cercando in giro nel web, si scopre che la storia della Carmina fittizia, interpretata dalla Carmina vera, è quella della proprietaria di un bar della periferia sivigliana, a cui hanno appena rubato 80 prosciutti; siamo negli anni 50, Carmina non è di quelle donne che si arrendono e si lasciano scivolare le cose addosso ed elabora così un piano per recuperarli. Ed è questo piano a fornire  occasione, il suggerimento è di TVE1, di riflessione, sulla vita, la morte e altre sciocchezze.
Secondo El Correo "la forza del film viene dalla personalità di questa madre-coraggio di periferia, che racconta alla telecamera le sue tecniche di sopravvivenza". Per il quotidiano, il film è un incrocio tra Ken Loach e Torrente, e offre un "intelligente gioco tra la finzione e il documentario". Nella sua descrizione di questa Siviglia poligonera, delle periferie popolari, Paco León mescola attori professionisti con altri legati alla sua famiglia. Non solo c'è sua madre, che debutta interpretando se stessa, non solo c'è lui, ma c'è anche sua sorella María, anche lei attrice, vincitrice della Concha de Oro di San Sebastián e del Premio Goya come Miglior Attrice Rivelazione per La voz dormida, adesso in tv con la serie di Antena 3 Con el culo al aire. E' María, una delle attrici più osservate di Spagna, dopo l'exploit del debutto, a spiegare il cortocircuito che pressupone il film, perché "è stato molto strano fare la figlia, essendo la figlia e senza esserlo, perché la María del film non è la reale". Ad aiutare l'attrice, incredibilmente, sua madre, che, a questo punto, viene voglia di conoscere: "Tutto quello che so me lo ha insegnato lei e non mi sarei mai aspettata che mi insegnasse anche il mio lavoro" commenta. L'unico membro della famiglia León che non partecipa al film è il papà, interpretato però dal padrino di Paco, affinché tutto rimanga più o meno in famiglia.
Non ha sentito pudore scoprire in questo modo la sua famiglia, simbolo di questa Spagna rozza e illetterata di cui prima? chiede El Correo a Paco León e lui prima spiega che non è sua intenzione esprimere opinioni su questa Spagna, "il mio sguardo è svedese, perplesso, sorpreso. Senza complicità, perché se avessi raccontato questa storia da dentro ci sarebbe stato compiacimento. Da ragazzo mi chiedevo sempre, cosa ci faccio qui? Mi sentivo diverso. Adesso mi sto finalmente riconciliando con le mie origini e questo film mi ha risparmiato molta psicoanalisi". Poi spiega perché non ha avvertito un particolare pudore al parlare della sua famiglia: "Avevo l'alibi della finzione. Per esempio, mio padre non appare, perché sarebbe risultato troppo autobiografico. Il suo ruolo lo interpreta il mio padrino, schizofrenico, che non ha avuto bisogno di ubriacarsi per la scena in cui appare ubriaco con la capra. Non conosco nessun attore che avrebbe potuto farlo. Anche mia madre mi ha sorpreso per le sue capacità interpretative. Dopo tanti anni di studio per diventare attore, mi ha fatto venire i complessi. E' stato come recitare con Lassie e che lo faccia meglio di te".
E' nata allora un'altra stella in casa León? "Mia madre ha talento, facilità e potere. E' Vito Corleone. Magari ripete l'avventura, ma per avere una carriera come attore devi volerlo. Io ho solo fatto un prodotto alternativo, indie, che abbia il maggior successo possibile d'incassi. In fondo parla di superstiti in tempi di crisi e della risata come elemento necessario per evadere".
Secondo buona parte delle recensioni lette sui media spagnoli, Carmina o revienta non è tra i candidati ad aggiudicarsi il Festival di Málaga, però sì il Premio del pubblico e, magari, quello della Miglior Attrice per Carmina Barrios, 59 anni, un evidente soprappeso portato con allegria, accento sivigliano mu pesao, una sigaretta tra le mani da quando aveva 7 anni e adesso responsabile della mia nuova curiosità per il Parque Alcosa, quartiere sivigliano che avevo sempre ignorato ed evitato fino a questo film che il figlio le ha dedicato e che non ha ancora distribuzione.