Prima de riesgo e rescate, spread e salvataggio, sono le parole con cui gli spagnoli si svegliano e vanno a dormire. Da un paio di giorni siti web e telegiornali spagnoli aprono dando notizie sullo spread, che non scende sotto i 520 punti, e preparano gli spagnoli al peggio, al rescate, di cui non dubita ormai più nessuno. C'è anche chi ti parla direttamente di uscita dall'euro, come se fosse la panacea per risolvere tutti i mali. Il clima de la calle è pessimista e ne danno un'idea anche i giornali: a marzo la fuga di capitali all'estero è stata la più alta degli ultimi anni, oltre 97 miliardi di euro (per raggiungere il 5,3% di deficit la Spagna ha rastrellato, tra tagli e aumenti delle tasse, 48 miliardi di euro); il Governatore della BCE Mario Draghi ha accusato la Spagna di aver agito "nel peggior modo possibile" nel balletto di cifre del buco di Bankia, passato da 4 miliardi a 19 miliardi, per un salvataggio totale di 23 miliardi di euro, in meno di due settimane; Soraya Saenz de Santamaria è volata a Washington, per chiedere probabilmente la comprensione degli USA e del FMI davanti alle enormi pressioni a cui è sottoposto il debito spagnolo nei mercati.
Insomma, c'è l'idea che il Governo sia ormai sopraffatto dalle circostanze, che si rifiuti di accettare quello che Berlino vuole imporgli a tutti i costi, el rescate, e che, con il suo rifiuto, non faccia altro che aggravare la situazione e le condizioni di salvataggio dell'intero sistema bancario spagnolo. E, soprattutto, c'è l'idea che la Spagna non sia più un Paese credibile, screditato dalla gestione della bancarotta di Bankia, dal rifiuto del Governo di indagare su come Bankia sia arrivata ad aver bisogno di 23 miliardi di euro per essere salvata, da una bolla immobiliare che ha devastato l'economia e di cui nessuno si vuole assumere la responsabilità.
Sono sensazioni che travolgono lo stato d'animo di molte persone e che le inducono al pessimismo, come se al fondo del tunnel non ci fosse la luce, ma la notte più profonda. Come la quarta economia dell'Eurozona sia arrivata sull'orlo dell'intervento della troika è cosa che dovrebbe far riflettere sì gli spagnoli perché, dicano quel che dicano, la bolla immobiliare l'hanno inventata loro, nessuno li ha obbligati a indebitarsi come dei folli per comprare casa, invece di utilizzare i bassi interessi sul denaro per diversificare la loro economia, ma anche, e soprattutto, la Germania, che se pensa di gestire così la sua leadership europea, provocando uno tsunami le cui conseguenze l'Europa pagherà per decenni, solo per non aver voluto aiutare un Paese che produce il 3% del PIL europeo, la Grecia, che gli dei ci aiutino a liberarci di lei, ancora una volta.
Tra le analisi più lucide su come la Spagna si arrivata a questo punto, c'è questa, che offre le 10 chiavi per capire Bankia e la tragedia che sta provocando nell'economia spagnola (ed europea). In spagnolo potete leggerla su escolar.net
1 Che lo spread sia da vari giorni oltre i 500 punti è gravissimo, ma non è la cosa peggiore. Il problema più urgente non è il deficit pubblico e come finanziarlo (che è anche grave). E' l'enorme buco del sistema bancario. E chi lo pagherà.
2 I conti che si fanno i mercati: se Bankia ha bisogno di altri 19 miliardi di euro di denaro pubblico per evitare il collasso, quanti miliardi saranno necessari per coprire i buchi del mattone, nel resto delle entità finanziarie spagnole? Lo diranno le due case straniere che valuteranno le nostre banche e casse, ma alcuni rapporti parlano già di cifre tra i 40 miliardi e i 200 miliardi di euro. Tra il 4 e il 20% del nostro PIL. Da dove va a uscire questa montagna di soldi? E' lì dove lo spread diventa un problema ancora peggiore.
3 La Spagna non ha la capacità di ottenere questo finanziamento nei mercati perché il tasso d'interesse sarebbe impossibile da assumere. E se la Spagna dovesse finanziare questa cifra senza aiuto, lo spread salirebbe ancora di più, fino a forzare il collasso del Paese. Che il buco di Bankia passasse da 4 miliardi a 19 miliardi in appena una settimana non aiuta: dà l'impressione di un buco "alla greca", che i bilanci non siano affidabili. Che il presidente Rajoy esca il lunedì in conferenza stampa per dire che non sa da dove prenderà i soldi per Bankia aiuta ancora meno.
4 Sono mesi che la Germania offre un salvataggio al Governo. Zapatero ha detto no alla Merkel una dozzina di volte e altrettante volte deve averlo detto già anche Rajoy. Il problema non è che il salvataggio implicherebbe condizioni durissime, come quelle subite già da Grecia, Irlanda e Portogallo. Con un salvataggio le decisioni politiche le prenderebbero i creditori e il primo interesse dei creditori è la restituzione dei soldi, non il futuro dell'economia del Paese o il benessere della popolazione. Il salvataggio è l'ultima opzione. Il Governo di Rajoy è consapevole di questi conti e per questo sta manovrando per trovare un'altra uscita alla situazione provocata da Bankia. E ha tentato de cose: che il fondo di salvataggio salvi le banche, senza passare per lo Stato e anche iniettare debito pubblico direttamente nelle banche.
5 L'iniezione di debito pubblico nelle banche sembrava una buona idea. La giocata era la seguente. Il Governo, invece di mettere denaro in Bankia (e le altre banche che hanno bisogno di capitale) mette delle carte: inietta Buoni del Tesoro. La banca poi porta questi buoni alla Banca Centrale Europea, che li cambia con prestiti all'1% di interesse; il debito pubblico serve come interesse. E così, senza aver bisogno di tirar fuori una montagna di debito al mercato, la Spagna paga i soldi in comode rate, con un tasso d'interesse molto più basso. Il problema? Che la BCE ha detto di no.
6 L'altra opzione, che il fondo di riscatto europeo inietti capitale alle banche, senza passare per gli Stati, era anche meglio. Con questa formula, sono le banche, a titolo individuale, che chiedono il salvataggio e la Spagna non deve assumere la ricapitalizzazione del suo settore finanziario: è l'Unione Europea nel suo insieme che corre direttamente il rischio e porta il finanziamento necessario. L'idea iniziale è stata lanciata dal FMI alcuni mesi fa. Ieri mattina la Commissione Europea ha aperto a questa possibilità. Ma nel pomeriggio il vicepresidente della Commissione e responsabile dell'Economia Olli Rehn, ha chiuso di nuovo la porta. La ragione? La Germania dice di no e la normativa approvata non permette questa soluzione.
7 La Germania, per quante passeggiate in barca Mariano Rajoy faccia con Angela Merkel, sembra disposta solo ad accettare un'uscita per la Spagna: l'intervento pieno, il rescate. Se la Germania mette i soldi, la Germania vuole decidere come si spendono e questo significa in pratica che la Spagna perde la poca sovranità che le rimane. Come la Grecia. Come l'Irlanda. Come il Portogallo. Se Merkel paga, Merkel vuole comandare. Dal punto di vista della presidente tedesca, ci sono pochi motivi per fidarsi della Spagna: non ha rispettato gli obiettivi di deficit, le regioni fanno affiorare debiti imprevisti dopo aver chiuso la contabilità, i bilanci bancari non sono quelli annunciati dai supervisori… La fiducia nella Spagna è ai minimi.
8 Il Governo, alla disperata, gioca le sue ultime carte, con il Ministro dell'Economia Luis de Guindo in Germania e con un altro viaggio imprevisto, per quanto la Moncloa cerchi di dargli normalità: quello di Soraya Saenz de Santamaria negli Stati uniti. La vicepresidente vedrà oggi il Segretario del Tesoro di Obama Timothy Geithner e il direttore del FMI, Christine Lagarde. Il viaggio d'emergenza, in quessta situazione e con la Germania che dice di no a tutto (meno che al salvataggio), può significare solo una cosa, che l'intervento è imminente. Così lo interpretano fonti dello stesso Governo e dell'opposizione.
9 Rimane un'ultima opportunità: che sia il FMI chi presta il denaro alla Spagna, per rifinanziare le banche. Ma questo denaro, ancora una volta, arriverebbe con un manuale d'uso, con una serie di condizioni, tagli e "riforme", come sanno bene altri Paesi finiti così. Se è il FMI chi ci salva, il Governo potrà vendere che in realtà non è un intervento. Non è una grande consolazione: nel caso di rottura dell'euro, è molto meglio dovere i soldi all'Europa che al FMI, un organismo a cui neppure l'Argentina ha osato fare un default.
10 In un modo o nell'altro, a meno che la Germania ceda, finisce il poco margine che rimaneva alla Spagna e alla sua sovranità nazionale. Il Paese è già parzialmente intervenuto, parliamo del seguente scalino. Nel migliore dei casi, il salvataggio si camufferà con "raccomandazioni" della UE, che Rajoy applicherà alla lettera in cambio di una mossa della BCE (che oggi non ci sta). Nello scenario più probabile, il salvataggio arriverà tra un mese, come aiuto alla banca: il governo di Rajoy cercherà di resistere in tutti i modi fino al 1° luglio, quando entrerà in funzionamento il Meccanismo Europeo di Stabilità; se bisogna essere intervenuti, le condizioni di questo organismo si suppone siano migliori di quelli del Fondo Europeo di Stabilità. Nel peggiore dei casi, il salvataggio e l'intervento potrebbero essere effettivi in questione di giorni, come vuole la Germania. Questo è quanto.
Insomma, c'è l'idea che il Governo sia ormai sopraffatto dalle circostanze, che si rifiuti di accettare quello che Berlino vuole imporgli a tutti i costi, el rescate, e che, con il suo rifiuto, non faccia altro che aggravare la situazione e le condizioni di salvataggio dell'intero sistema bancario spagnolo. E, soprattutto, c'è l'idea che la Spagna non sia più un Paese credibile, screditato dalla gestione della bancarotta di Bankia, dal rifiuto del Governo di indagare su come Bankia sia arrivata ad aver bisogno di 23 miliardi di euro per essere salvata, da una bolla immobiliare che ha devastato l'economia e di cui nessuno si vuole assumere la responsabilità.
Sono sensazioni che travolgono lo stato d'animo di molte persone e che le inducono al pessimismo, come se al fondo del tunnel non ci fosse la luce, ma la notte più profonda. Come la quarta economia dell'Eurozona sia arrivata sull'orlo dell'intervento della troika è cosa che dovrebbe far riflettere sì gli spagnoli perché, dicano quel che dicano, la bolla immobiliare l'hanno inventata loro, nessuno li ha obbligati a indebitarsi come dei folli per comprare casa, invece di utilizzare i bassi interessi sul denaro per diversificare la loro economia, ma anche, e soprattutto, la Germania, che se pensa di gestire così la sua leadership europea, provocando uno tsunami le cui conseguenze l'Europa pagherà per decenni, solo per non aver voluto aiutare un Paese che produce il 3% del PIL europeo, la Grecia, che gli dei ci aiutino a liberarci di lei, ancora una volta.
Tra le analisi più lucide su come la Spagna si arrivata a questo punto, c'è questa, che offre le 10 chiavi per capire Bankia e la tragedia che sta provocando nell'economia spagnola (ed europea). In spagnolo potete leggerla su escolar.net
1 Che lo spread sia da vari giorni oltre i 500 punti è gravissimo, ma non è la cosa peggiore. Il problema più urgente non è il deficit pubblico e come finanziarlo (che è anche grave). E' l'enorme buco del sistema bancario. E chi lo pagherà.
2 I conti che si fanno i mercati: se Bankia ha bisogno di altri 19 miliardi di euro di denaro pubblico per evitare il collasso, quanti miliardi saranno necessari per coprire i buchi del mattone, nel resto delle entità finanziarie spagnole? Lo diranno le due case straniere che valuteranno le nostre banche e casse, ma alcuni rapporti parlano già di cifre tra i 40 miliardi e i 200 miliardi di euro. Tra il 4 e il 20% del nostro PIL. Da dove va a uscire questa montagna di soldi? E' lì dove lo spread diventa un problema ancora peggiore.
3 La Spagna non ha la capacità di ottenere questo finanziamento nei mercati perché il tasso d'interesse sarebbe impossibile da assumere. E se la Spagna dovesse finanziare questa cifra senza aiuto, lo spread salirebbe ancora di più, fino a forzare il collasso del Paese. Che il buco di Bankia passasse da 4 miliardi a 19 miliardi in appena una settimana non aiuta: dà l'impressione di un buco "alla greca", che i bilanci non siano affidabili. Che il presidente Rajoy esca il lunedì in conferenza stampa per dire che non sa da dove prenderà i soldi per Bankia aiuta ancora meno.
4 Sono mesi che la Germania offre un salvataggio al Governo. Zapatero ha detto no alla Merkel una dozzina di volte e altrettante volte deve averlo detto già anche Rajoy. Il problema non è che il salvataggio implicherebbe condizioni durissime, come quelle subite già da Grecia, Irlanda e Portogallo. Con un salvataggio le decisioni politiche le prenderebbero i creditori e il primo interesse dei creditori è la restituzione dei soldi, non il futuro dell'economia del Paese o il benessere della popolazione. Il salvataggio è l'ultima opzione. Il Governo di Rajoy è consapevole di questi conti e per questo sta manovrando per trovare un'altra uscita alla situazione provocata da Bankia. E ha tentato de cose: che il fondo di salvataggio salvi le banche, senza passare per lo Stato e anche iniettare debito pubblico direttamente nelle banche.
5 L'iniezione di debito pubblico nelle banche sembrava una buona idea. La giocata era la seguente. Il Governo, invece di mettere denaro in Bankia (e le altre banche che hanno bisogno di capitale) mette delle carte: inietta Buoni del Tesoro. La banca poi porta questi buoni alla Banca Centrale Europea, che li cambia con prestiti all'1% di interesse; il debito pubblico serve come interesse. E così, senza aver bisogno di tirar fuori una montagna di debito al mercato, la Spagna paga i soldi in comode rate, con un tasso d'interesse molto più basso. Il problema? Che la BCE ha detto di no.
6 L'altra opzione, che il fondo di riscatto europeo inietti capitale alle banche, senza passare per gli Stati, era anche meglio. Con questa formula, sono le banche, a titolo individuale, che chiedono il salvataggio e la Spagna non deve assumere la ricapitalizzazione del suo settore finanziario: è l'Unione Europea nel suo insieme che corre direttamente il rischio e porta il finanziamento necessario. L'idea iniziale è stata lanciata dal FMI alcuni mesi fa. Ieri mattina la Commissione Europea ha aperto a questa possibilità. Ma nel pomeriggio il vicepresidente della Commissione e responsabile dell'Economia Olli Rehn, ha chiuso di nuovo la porta. La ragione? La Germania dice di no e la normativa approvata non permette questa soluzione.
7 La Germania, per quante passeggiate in barca Mariano Rajoy faccia con Angela Merkel, sembra disposta solo ad accettare un'uscita per la Spagna: l'intervento pieno, il rescate. Se la Germania mette i soldi, la Germania vuole decidere come si spendono e questo significa in pratica che la Spagna perde la poca sovranità che le rimane. Come la Grecia. Come l'Irlanda. Come il Portogallo. Se Merkel paga, Merkel vuole comandare. Dal punto di vista della presidente tedesca, ci sono pochi motivi per fidarsi della Spagna: non ha rispettato gli obiettivi di deficit, le regioni fanno affiorare debiti imprevisti dopo aver chiuso la contabilità, i bilanci bancari non sono quelli annunciati dai supervisori… La fiducia nella Spagna è ai minimi.
8 Il Governo, alla disperata, gioca le sue ultime carte, con il Ministro dell'Economia Luis de Guindo in Germania e con un altro viaggio imprevisto, per quanto la Moncloa cerchi di dargli normalità: quello di Soraya Saenz de Santamaria negli Stati uniti. La vicepresidente vedrà oggi il Segretario del Tesoro di Obama Timothy Geithner e il direttore del FMI, Christine Lagarde. Il viaggio d'emergenza, in quessta situazione e con la Germania che dice di no a tutto (meno che al salvataggio), può significare solo una cosa, che l'intervento è imminente. Così lo interpretano fonti dello stesso Governo e dell'opposizione.
9 Rimane un'ultima opportunità: che sia il FMI chi presta il denaro alla Spagna, per rifinanziare le banche. Ma questo denaro, ancora una volta, arriverebbe con un manuale d'uso, con una serie di condizioni, tagli e "riforme", come sanno bene altri Paesi finiti così. Se è il FMI chi ci salva, il Governo potrà vendere che in realtà non è un intervento. Non è una grande consolazione: nel caso di rottura dell'euro, è molto meglio dovere i soldi all'Europa che al FMI, un organismo a cui neppure l'Argentina ha osato fare un default.
10 In un modo o nell'altro, a meno che la Germania ceda, finisce il poco margine che rimaneva alla Spagna e alla sua sovranità nazionale. Il Paese è già parzialmente intervenuto, parliamo del seguente scalino. Nel migliore dei casi, il salvataggio si camufferà con "raccomandazioni" della UE, che Rajoy applicherà alla lettera in cambio di una mossa della BCE (che oggi non ci sta). Nello scenario più probabile, il salvataggio arriverà tra un mese, come aiuto alla banca: il governo di Rajoy cercherà di resistere in tutti i modi fino al 1° luglio, quando entrerà in funzionamento il Meccanismo Europeo di Stabilità; se bisogna essere intervenuti, le condizioni di questo organismo si suppone siano migliori di quelli del Fondo Europeo di Stabilità. Nel peggiore dei casi, il salvataggio e l'intervento potrebbero essere effettivi in questione di giorni, come vuole la Germania. Questo è quanto.