mercoledì 29 febbraio 2012

L'andaluso, una lingua che risparmia, e la poesia del no ni ná

Ieri, celebrando il Dia de Andalucia, si è accennato all'accento andaluso e al modo di parlare degli andalusi, che li spinge a dire allo straniero che studia lo spagnolo, con malcelato orgoglio, che "quando capirai un andaluso, allora potrai capire qualunque accento spagnolo". Posso assicurare che è vero. Ci ho messo un bel po' a capire cosa dicevano sugli autobus sivigliani, quando parlavano tra di loro di amori, scuola e lavoro (ma ci sono riuscita). Gli unici spagnoli che oggi non capisco mai sono i granadini dell'Alpujarra, a sud di Granada, ma a Siviglia mi hanno rassicurato: neanche loro li capiscono.
Come ricorda una bella pubblicità di Cruzcampo, la birra locale (e come ha ricordato ieri su Facebook Fabiola, un'amica di Rotta a Sud Ovest), "l'andaluso non è un accento, è un castigliano tra amici". Fatto sta che per capirlo bisogna fare attenzione: trasforma le l in r, a volte pronuncia le s come se fossero un j o un h e a volte come se fossero una z (mai come se fosse quello che è, una s!) e per questo mezza Spagna si burla. Ma non è solo questo. E' proprio il modo di parlare, l'uso dei vezzeggiativi che non ti verrebbero in mente (che è tracimato nelle colonie americane), la mania di far saltare sempre l'ultima sillaba di una parola, che, aggiunta alla velocità con cui parlano, rende incomprensibile allo straniero non troppo disinvolto, il significato della frase.
Qualche giorno fa ero in calle Tetuán, a Siviglia, una coppia passeggiava con alcuni amici e si è fermata davanti a una vetrina di Stradivarius a guardare non so cosa e il marito ha preso in giro la moglie chiedendole se voleva stare di guardia fino alla mattina successiva, quando il negozio avrebbe riaperto, per assicurarsi quello che aveva visto, e lei, sullo stesso tono e con la gestualità inimitabile delle donne andaluse: "Y por qué no? si no tengo naquehacé?!" La frase in spagnolo sarebbe: "Y por qué no, si no tengo nada que hacer?!" ("E perché no, se non ho niente da fare?!"). Ed è solo un esempio. Dopo 40 anni di Madrid, Felipe González non solo ha ancora l'impossibile s andalusa, soprattutto quando parla nella sua Siviglia, ma continua imperterrito a cancellare qualunque d intervocalica, per cui qualunque participio passato in –ado, termina in –ao. Gli andalusi sono così, tagliano tutto, anche la più celebre notte della Semana Santa, quella tra Giovedì e Venerdì Santo quando escono, dalla mezzanotte in poi, le più importanti processioni, quelle del dolore per la Morte di Gesù, non è la Madrugada, è la Madrugá.
E una delle frasi più famose del parlare andaluso è no ni ná, letteralmente no né niente, che è una triplice negazione per affermare qualcosa veementemente.
Mi è molto piaciuto questo video che ho trovato su youtube, in cui il professor José María Pérez Orozco spiega come il no ni ná racchiuda tutta la mentalità andalusa, tutta la vivacità e tutta la poesia dell'andaluso. Aver la suerte di conoscere quest'uomo e ascoltarlo parlare del parlare andaluso dev'essere todo un privilegio.
Traduco quello che dice per chi non capisce lo spagnolo e ha cara l'Andalusia e la sua poesia.
"Sono cose difficili da dimostrare, bisogna fare ricerche serie; però c'è un modo per intuire, più che dimostrare, come l'andaluso sia molto economico. E ha inventato formule che sono molto particolari, formule che esprimono in poco tempo molte cose. A me quella che più mi colpisce, anche perché costituisce una figura letteraria di prima categoria e ha un'armonia, un armonico sonoro, tre n, la consonante più sonora, con la l, la n, e tre vocali, che sono la cosa più sonora per le nostre orecchie e combina le tre cose con una rotondità tremenda. Lo davo come esempio a volte ai miei alunni, agli ultimi, i primi non sapevano niente di tutto questo. Per esempio io chiedevo a uno "vai quest'anno al Rocio?" e lui: "No ni ná". Vediamo, se gli diamo un'occhiata, dice No ni ná, , come è naturale, è nada, con la soppressione della sillaba finale tipica dell'andaluso. E sono tre negazioni che significano un'affermazione molto più forte di quella che sarebbe stata con tre affermazioni. Perché no ni ná se lo sviluppiamo, sarebbe l'abbreviazione poetica, profondamente poetica, e letteraria di tre frasi. Per esempio, non eviterò di andare al Rocio, né nevichi, piova o ci sia vento, niente mi impedirà di andare. No ni ná. E termina per di più con il suono più armonico della lingua spagnola: la a. E' un capolavoro, è poesia pura" L'olé finale degli ascoltatori, non solo è andalusissimo, ma viene naturale.