venerdì 18 maggio 2012

La Spagna che non sa a chi credere, nel caos delle sue banche

La Spagna ormai è nel caos. No, non è la Grecia, a furia di sentircelo dire l'abbiamo chiarissimo (e, nel caso vi fosse sfuggito, l'Italia non è né la Grecia, né la Spagna… adoro questo spirito europeo che fa distinguo "contro" e non "per"). Ma il caos non è solo la Grecia, è anche quando ogni giorno i fatti smentiscono le parole dei giorni precedenti e ci si sente frastornati, rabbiosi e impauriti davanti alla confusione e alle incertezze.
Il problema più grave di questo Paese è il suo sistema finanziario, lo stesso che José Luis Rodriguez Zapatero vantava a New York come uno dei più solidi del mondo, ai tempi in cui sosteneva che Sarkozy lo guardava arrabbiato perché, dopo aver superato il reddito pro-capite italiano, la Spagna aveva nella mira quelli di Francia e Germania (eravamo in pieno boom immobiliare e la Spagna, invece di cercare di diversificare la sua economia, si vantava di crescere con cifre cinesi e guardava con sprezzo gli altri Paesi). Le banche spagnole rischiano la bancarotta sotto il peso dello scoppio della bolla immobiliare: troppa l'esposizione nel settore e poche le possibilità di recuperare gli investimenti perduti. Almeno, questo è quello che ci raccontano giornali ed esperti, quando non danno la colpa della crisi all'intransigenza di Berlino sull'austerità o alle convulsioni di Atene, che contagiano il resto della periferia europea (no, non è più colpa di Zapatero, adesso).
La cosa che rende il tutto più confusionario è che c'è un tale panico, una tale sfiducia nelle parole di un Governo che dice una cosa e una settimana dopo si contraddice facendo il contrario di quanto promesso, che non si sa più in cosa credere. Mi è già capitato di parlare un paio di volte con persone che stanno pensando di ritirare i propri risparmi dalla banca, in un'altra conversazione mi è capitato di discutere sui Paesi nei quali sarebbe bene dirigere i propri risparmi (Germania, Svizzera, Lussemburgo über alles). Per natura non tendo al melodramma, tendo a credere che la Grecia non uscirà dall'euro e che tutto questo si risolverà con i benedetti eurobond e con l'impegno di tutti i Paesi di mettersi in regola, in tempi ragionevoli, con deficit, equilibrio fiscale & C. Ma non mi riesce difficile capire gli spagnoli.
Il loro sistema bancario è sotto attacco da giorni. Ha iniziato Paul Krugman, il Premio Nobel dell'Economia, prevedendo per la Grecia l'uscita dall'euro e per la Spagna e per l'Italia un corralito, cioè il blocco del denaro depositato e il divieto di prelevare più di una certa somma al mese. Praticamente i risparmiatori non sarebbero più padroni dei propri soldi e, in caso di uscita dall'euro, si troverebbero tra le mani i risparmi di una vita convertiti in carta straccia. Da panico.
Se le parole di Krugman fossero passate sotto silenzio, probabilmente non sarebbe successo niente, ma il Governo, sempre più in difficoltà, visto che le sue misure e i suoi tagli dissennati non sono più sufficienti per calmare i mercati e la prima de riesgo, lo spread, arrivata a 500 punti (Mariano Rajoy oggi ha chiesto alla BCE e a Bruxelles di intervenire, perché "la Spagna ha fatto il suo dovere"), ha pensato bene di rispondere e il Ministro dell'Economia Luis De Guindos ha sostenuto che "il corralito in Spagna è tecnicamente impossibile".
E magari sarà pure vero, ma questo Governo non è famoso per la sua credibilità (in questo senso, dai tempi di José Luis Rodriguez Zapatero che assicurava che mai avrebbe fatto certe cose e una settimana dopo quelle cose erano legge, le cose sono cambiate poco). Quindi, non appena gli spagnoli hanno sentito dire che "il corralito è impossibile", se lo sono immaginato immediatamente in mezzo a noi. Ed è subentrato il panico. Non c'è ancora stata la corsa agli sportelli, ma il ritiro dei propri risparmi è entrato in molte conversazioni. 
Stanno correndo invece agli sportelli i correntisti di Bankia, la quarta banca spagnola, nata dalla fusione di Caja Madrid e altre sei Casse di Risparmio, tutte esposte nel settore immobiliare allo scoppio della bolla (si parla di un ritiro di 1 miliardo di euro di risparmi nelle ultime due settimane). Un paio di settimane fa Bankia è stata nazionalizzata: il Governo è intervenuto con un aiuto da 11 miliardi di euro (i tagli appena approvati in Sanità e Scuola, che obbligheranno gli spagnoli a pagare parte delle ricette e gli studenti delle scuole dell'obbligo a classi fino a 40 alunni, sono stati di 10 miliardi di euro). Da allora il titolo ha perso quasi la metà del suo valore, l'Unione Europea ha iniziato a esigere il controllo dell'esposizione e dei conti del sistema bancario spagnolo, il Governo ha genialmente affidato il controllo di Bankia a Goldman Sachs, una delle banche responsabili della crisi e una delle banche che hanno approvato i conti falsificati della Grecia in vista dell'ingresso nell'euro, e ha chiesto l'intervento della BCE in questo controllo. E come botta finale, è arrivato il declassamento di Moody's a buona parte delle banche.
Spagna, capitale Dublino, titolava ieri un post Zona Critica di eldiario.es, per ripercorrere le similitudini tra quello che è successo in Irlanda prima dell'intervento della UE e del FMI e quello che sta succedendo in Spagna. Il Governo e buona parte delle istituzioni europee, già alle prese con la Grecia recalcitrante, sostengono che la Spagna non ha bisogno di alcun rescate, che il sistema finanziario spagnolo è solido e che persino la malconcia Bankia sta molto meglio di quanto le quotazioni dei suoi titoli in Borsa possano far pensare (infatti oggi, giusto per non confondere le idee a chi non sa cosa pensare, i titoli sono arrivati a recuperare oltre il 20%). Solo che se cercano di tranquillizzarti ti ricordi che anche l'Irlanda e il Portogallo non avevano assolutamente bisogno di un intervento straniero, che Dublino e Lisbona contavano su un sistema bancario in grado di reggere la speculazione. E non ti senti tanto tranquillo.
Così la domanda se bisogna ritirare o meno i risparmi dalle banche inizia a essere quotidiana. Ieri varie pagine web hanno mostrato una correntista di Bankia che ha minacciato il Ministro dell'Economia: "Se succede qualcosa ai miei soldi, uccido". E' la sintesi di un panico che i media non aiutano a controllare, con allarmismi e scenari apocalittici. Davvero non si sa a chi e a cosa credere. Qual è la vera condizione della Spagna? E' davvero alle soglie del corralito, come dice Krugman? E' solo vittima della speculazione e degli aggiustamenti dovuti allo scoppio della bolla immobiliare? Tutto sarebbe più tranquillo, se il Paese avesse tempo, senza dover rispondere in tempi stretti alle ossessioni per l'austerità di Berlino e se un'Europa più solidale avviasse anche una sorta di Piano Marshall per il suo Sud malmesso?
La cosa peggiore di tutte è che chiunque risponda a queste domande, tenda a tranquillizzarti o a spaventarti, non gli credi.