martedì 15 maggio 2012

Le Siviglia e Marrakech almohadi ne La última noche, nuovo libro di Francisco Gallardo

La Feria del Libro di Siviglia è stata l'occasione per presentare un nuovo libro la cui trama si svolge nella città andalusa. Si intitola La última noche e lo ha scritto il medico sivigliano prestato alla letteratura Francisco Gallardo, alla sua opera seconda, dopo il lusinghiero successo di El rock de la calle Feria.
La última noche esce in questi giorni in Spagna, dopo aver vinto a gennaio il V Premio Ateneo de Novela Histórica. Essendo appena uscito,n on l'ho ancora letto, quindi posso solo segnalarlo a chi capisce lo spagnolo e a chi, come me, è interessato ai secoli di Al Andalus.
La trama ci porta nel XII secolo e si muove tra Siviglia e Marrakech; nel 1195 dell'era cristiana, e il 589 dall'Egira, l'anziana Sarah Avenzoar, nipote del famoso medico Abu Marwan Avenzoar, discendente di sei generazioni di dottori, scrive le sue memorie. Ricorda l'infanzia a Siviglia, il legame con il nonno Abu Marwan, l'interesse per la medicina, l'amicizia di Averroè, che le dà il permesso di esercitare la professione di medico, curando donne e bambini. Da Siviglia Sarah si trasferisce a Marrakech ed entra nell'harem del califfo per curare le sue donne e i loro bambini, venendo a conoscenza di segreti e intrighi politici che potrebbero costarle la vita.
Il libro sembra promettere un nuovo aspetto di Al Andalus, non ancora affrontato dalla narrativa, la medicina e le conoscenze mediche dell'epoca, raccontate attraverso le esperienze di Sarah. Ed è singolare, almeno per me, che degli ultimi libri dedicati ad Al Andalus che ho letto (La esclava de Córdoba e La ciudad del azahar) il personaggio protagonista sia sempre femminile e l'autore sempre un uomo. Sarà più facile, per uno scrittore, raccontare Al Andalus attraverso le gesta di una donna?
Non avendo letto il libro, ma essendone molto incuriosita, mi sono dedicata alle interviste che Gallardo ha rilasciato in questi giorni di lancio del suo libro.
Qui lascio alcune risposte che ha dato in due interviste diverse, che potete leggere integralmente, e in spagnolo, nel sito ufficiale di Francisco Gallardo, franciscogallardo.com, cliccando qui e qui

- Congratulazioni per il Premio, il suo ultimo libro, La última noche, raccoglie la storia un po' dimenticata dell'Andalusia…
Sì, è l'epoca della Siviglia almohade. La storia si svolge tra la Siviglia e la Marrakech almohadi, due città molto legate all'epoca. Condividevano gli stessi califfi, gli architetti stavano costruendo le due città in modo simile, c'era un gioco costante e mi è interessata questa visione, soprattutto per il fatto che la protagonista, una dottoressa per donne e bambini dei califfi, ha vissuto tra Siviglia e Marrakech.
- Ha cercato di risaltare il valore della donna in un'epoca e in una società in cui era all'ombra?
Assolutamente, le cronache dell'epoca parlano degli uomini e delle loro imprese, ma delle donne si conoscono appena i nomi, al massimo i figli che ebbero… E' intenzionato, gli atti attribuiti agli uomini nel libro sono reali, raccolti dalle cronache dell'epoca, e quelli delle donne sono inventati.
- Come è cambiata Siviglia da allora?
E' stato un cambio prodigioso, si può seguire la traccia della trasformazione che c'è stata in città nell'epoca almohade vedendo la quantità di monumenti che si conservano. E' stata l'epoca in cui si è costruito il Puente de Barcas sul Guadalquivir, il Palacio de la Buhaira, la Giralda, si è ampliato l'Alcázar, fortificandolo, si sono fatte nuove e maggiori muraglie per proteggersi dagli attacci dei Cristiani. E' stato un periodo di oltre 50 anni che ha trasformato la città, per cui le tracce più importanti sono evidenti. Poi è venuta l'epoca cristiana, che ha lasciato anche lei tracce artistiche importanti. Credo che la cosa interessante di tutto questo sia la fusione, è quello che mi attira. Anche con il passato romano, sembra sia ciò che rende Siviglia magica.
- Abbiamo perso in qualche modo questi segni d'identità?
A livello religioso e politico evidentemente, ma forse li conserviamo e li troviamo nel linguaggio. Se cerchiamo nel dizionario possiamo vedere numerose parole con radice araba che si utilizzavano in quei tempi. Ed è anche vero che si mantengono certe tracce, perché sono stati qui otto secoli, la loro presenza è stata molto importante, come quella di altre culture. Senza dubbio dobbiamo loro molto… Così come dobbiamo molto ai rmani, lla civiltà cristian, a me non affascina l'epoca musulmana, ma la fusione delle tre.
- La medicina l'ha aiutata per la storia… come si lega al racconto?
La medicina è dietro tutto questo perché fa parte della mia vita. Ho fatto la tesi di laurea, ho studiato per dodici anni la medicina di Al Andalus e il frutto di tutto questo si riflette nel libro. Non è un libro medico, ma sì c'è una credibilità grande su come era la medicina dell'epoca, risultato di tutto il lavoro di studio.
- Cosa l'ha spinta a scrivere questo libro?
L'aver passato molto tempo a studiare la medicina di al Andalus e aver studiato la cultura islamica in Andalusia, questo mi ha aiutato a avere molte idee, avevo molte nozioni della medicina dell'epoca e non volevo prima di tutto perderle io e poi ho visto che potevano diventare un romanzo.
- Il suo libro tratta in gan parte della cultura musulmana
Sì, la cultura musulmana ma nell'epoca di Al Andalus, che era una mescola nostra e sui sette secoli di presenza islamica in Andalusia
- Cosa l'ha interessata di più della cultura musulmana per spingerla a scrivere su questo?
C'è un elemento sensoriale importante, per me è una cultura molto sensoriale, senza dimenticare un altro aspetto dell'epoca, che tanto per i cristiani, come per i musulmani o gli ebrei, era un'epoca molto bellica e in alcuni casi molto crudele; non è questo quello che mi ha attirato di più, ma sì, per me ha un cromatismo della cultura di quell'epoca che mi ha affascinato, mentre scrivevo su di essa
- Il suo libro si concentra in particolare negli anni della costruzione della Giralda, cosa ci può raccontare su questo?
La Giralda viene costruita da architetti sivigliani, ma in quell'epoca la città di Marrakech, dove vivevano i califfi, era molto unita a Siviglia e gli stessi architetti, gli stessi muratori costruivano da una parte e dall'altra dello Stretto, per cui mi è sembrato molto importante la somiglianza tra la Koutoubia di Marrakech e la Giralda, ci sono molte similitudini. Ho praticamente finito di scrivere questo libro a Marrakech, così ho potuto viaggiare un po' nel tempo, per vedere com'erano le due città all'epoca.