venerdì 27 luglio 2012

Madri e medici di Spagna contro la proposta di legge sull'aborto: nessuno può obbligare a soffrire

Io non credo che bisogna essere donne per indignarsi quando qualcuno vuole decidere per il corpo degli altri e vuole togliere ai proprietari del corpo il diritto di fare con esso quello che ritengono più opportuno. Per questo mi piace vedere tanti uomini spagnoli impegnati nella difesa della Legge sull'Aborto approvata un paio di anni fa dal Governo di José Luis Rodriguez Zapatero, per permettere alle donne di abortire, senza fornire una ragione, fino alla 22° settimana di gravidanza. Difendono il diritto delle donne di essere madri se e quando vogliono (come gli uomini decidono la loro paternità, magari fuggendo quando non vogliono farsene carico), difendono il diritto di ogni essere umano di essere padrone del proprio corpo. Un diritto, delle donne e dell'essere umano, che l'attuale Ministro della Giustizia Alberto Ruiz Gallardón vuole negare, all'avere in mente una nuova Legge sull'Aborto, che renderà possibile l'interruzione della gravidanza solo per ragioni determinate, tra cui non ci sarà più la malformazione del feto. Secondo il Ministro anche i feti malformati hanno diritto di nascere e devono essere concesse loro le pari opportunità (quelle che il suo Governo non concede agli esseri umani che non sono nell'utero materno, al negare loro la sanità gratuita e al tagliare le risorse al sistema scolastico pubblico, senza il quale, addio pari opportunità).
Da quando il Ministro ha annunciato questa nuova legge, che metterebbe la Spagna nella coda dell'Europa, con una delle leggi sull'aborto più restrittive, seguita solo dall'Irlanda e da Malta, numerosi quotidiani e siti web hanno iniziato a pubblicare le testimonianze di donne e di medici, che protestano contro la scelta del nuovo governo. Su El Pais il neurochirurgo Javier Esparza ha raccontato le indicibili sofferenze dei bambini che nascono con malattie al sistema nervoso, costretti a lunghi soggiorni in ospedale, a dolori costanti, a una vita mai degna di questo nome e alla morte quasi sempre durante l'adolescenza, se non prima. Nessuno ha il diritto di obbligare alla sofferenza è il titolo del suo articolo. Perché la questione è tutta qui: nessuno impedisce a una madre che vuole dare vita al proprio figlio malato di farlo e di accompagnarlo lungo tutto il calvario che sarà la sua vita. E' una sua scelta, rispettabile. Ma nessuno può obbligare una madre a dare vita a un figlio che sa malato e obbligato a una vita d'inferno nei pochi anni che gli toccheranno su questo pianeta. Nessuno può farlo.
Sempre El Pais ha pubblicato la testimonianza di una madre, che ha appena perso una figlia di sette mesi per una di queste terribili malattie rare, che impediscono il rafforzamento dei muscoli e fanno sì che persino il mangiare sia un calvario. "Se dovessi aspettare di nuovo un figlio malato non esiterei ad abortire, andrei anche a Londra. Nessuno può obbligarmi a vivere quello che ho vissuto con mia figlia né nessuno può obbligare che un bambino soffra tanto. E' una cosa che ho chiarissima" dice al quotidiano.
Zona Critica di eldiario.es ha pubblicato varie lettere aperte di donne, siano madri o meno, al Ministro Ruiz-Gallardón. Gli chiedono di rispettare il diritto delle donne di scegliere se essere madri o meno, di smetterla di considerare le donne come minorenni e/o minorate, che non sono in grado di decidere da sole sul proprio corpo, di iniziare a considerare la sofferenza che la sua imposizione implicherebbe per milioni di persone, di essere coerente con le sue idee di "pari opportunità", iniziando ad aiutare le famiglie che hanno figli disabili, invece di tagliare loro i fondi, di non farsi guidare dalla sua fede cattolica, perché è Ministro anche di chi non si riconosce nella sua religione.
Tra le varie lettere aperte, mi ha colpito soprattutto questa, scritta dalla madre di un giovane disabile, colpito da autismo. Se mi trovassi nelle stesse condizioni, penserei la stessa cosa e se fossi una donna incinta di un bambino malformato e nell'impossibilità di abortire (non tutte le donne possono permettersi il viaggio a Londra, è questa l'ipocrisia della Chiesa Cattolica, che nega ai poveri ciò che fa finta di non vedere nei ricchi, a cui basta un'offerta per avere l'assoluzione), penso che farei la stessa cosa. Anche se sarei profondamente indignata per il fatto che qualcuno voglia decidere della mia vita per ben nove mesi, fregandosene della mia volontà. Che schifo, gli uomini, a volte (e complimenti a chi manda al governo questi sgherri della Chiesa Cattolica).

Ho un figlio disabile, Guillermo. Ha 30 anni e un autismo con grado di dipendenza del 77,5%. E' totalmente dipendente.
Da sette anni stiamo aspettando che gli diano un posto in una casa di cura, dato che suo padre supera i 70 anni e io ne ho 63. Tra poco tempo non potremmo più prenderci cura di nostro figlio. La speranza è vana, dato che il Governo attuale ha detto (e appoggiato con fatti) che la Legge di Dipendenza è insostenibile. Insostenibile sarà la situazione in cui si troveranno molte famiglie come la nostra, che non hanno denaro sufficiente per farsi carico dei loro figli disabili. Parlando chiaro: dovranno tenerlo in casa e se i genitori si ammalano o muoiono, be', lo faccia anche il disabile; nel mio caso, mio figlio morirebbe di inanizione. Parlando ancora più chiaro: ci fottiamo.
Ho sentito il Ministro della Giustizia Alberto Ruiz Gallardón dire che vuole abolire praticamente tutte le ragioni dell'aborto, tra cui quello terapeutico, perché tutti gli embrioni, anche quelli "difettosi", hanno il diritto di nascere. Questo succederà in Spagna, dove stanno tagliando tutti i diritti sociali a quelli che più ne hanno bisogno, i disabili. Nasceranno migliaia di bambini dipendenti, come mio figlio,con disabilità congenite, perfettamente diagnosticabili durante la gravidanza, e la società non se ne farà carico.
Io mi chiedo, signor Ruiz Gallardón, Lei ha un figlio disabile? Qualcuno del suo intorno privilegiato ce l'ha? Se è così, sicuramente non avrà alcun problema di presente e di futuro, dato che ha il sufficiente denaro per occuparsi di questo problema gravissimo, in molti casi insolubile, che hanno molti cittadini che non godono dei suoi privilegi.
Mi è venuta un'idea: porterò mio figlio davanti alla sua porta, come facevano in passato le donne che non potevano mantenere i propri figli. Che me lo curi lui, che gli dia un futuro lui, che paghi le sue cure e che ogni giorno, da quando si alza a quando va a dormire, veda un disabile, senta quello che sentiamo noi genitori e non possa mai più dormire tranquillo.