venerdì 17 agosto 2012

I 60 anni di Nelson Piquet

Quando ho sentito per la prima volta il suo nome aveva 27 anni ed era il compagno di squadra bello e sconosciuto del mio idolo di allora, Niki Lauda. Di tanto in tanto metteva in dubbio la sua leadership in Brabham e per questo mi era piuttosto antipatico. Dovrei sempre diffidare degli uomini che mi ispirano antipatia, perché poi diventano sempre i miei più grandi amori, anche se solo platonici.
Non posso immaginare gli anni della mia adolescenza e gli anni 80 senza Nelson Piquet. Ci sono date che so ancora a memoria e so ancora dov'ero in certi giorni perché ricordo i Gran Premi vinti da Nelson Piquet in quel periodo; per esempio, so che a settembre del 1983 ero in Sardegna, perché non mi fu possibile vedere il Gran Premio d'Italia a causa della visita di uno zio. E Nelson Piquet l'ha pure vinto, quel Gran Premio.
Bello, scanzonato, divertente, con la battuta pronta, ma anche serio, duro, determinato, vincente. I due volti del Brasile in una sola persona: quello allegro, che ci conquista sempre, e quello ostinato, che permette a questo gigante sudamericano di affrontare tutte le sfide, dalla miseria alla giungla. Sono stata pazza di lui nei primi anni 80, il suo titolo Mondiale del 1983 è stato la prima grande allegria della Formula 1; in realtà ci sarebbe anche il titolo mondiale di Niki Lauda, nel 1977, ma allora ero troppo piccola per oppormi alle uscite domenicali e mi accontentavo di leggere i resoconti del lunedì, su Stampa Sera; dal 1983 in poi non c'è stata storia, grazie a Nelson: andassero pure a farsi tutte le gite di questo mondo, io rimanevo a guardarmi in santa pace Alain Prost, Niki Lauda, Nelson Piquet, Michele Alboreto, Keke Rosberg, a battagliare e a vincere i Gran Premi.
Erano gli anni di Autosprint e Rombo tutti i martedì mattina (li ho dati via solo pochi anni fa, conservando solo quelli di Gilles e Ayrton), sapevo a memoria risultati e interviste. Amavo Nelson, la sua vita di zingaro sorridente, con yacht ancorato nel porto di Montecarlo e licenza di volo presa a Reggio Emilia, mi piacevano le sue donne e i figli che sono mano a mano arrivati (ho sempre avuto una grande predilezione per Sylvia, la compagna olandese, che gli ha dato due figli, tra cui Nelsinho, poi pilota pure lui). Poi i grandi amori dell'adolescenza lasciano posto ad altri e ho superato Nelson, mantenendo intatta la simpatia per lui. Il suo titolo mondiale del 1987 me lo sono goduto più di quello del 1983, anche perché lo ha vinto contro Nigel Mansell, il pilota più sopravvalutato e insopportabile degli anni 80 (e lasciamo perdere come ha perso il titolo mondiale del 1986, perché continuo a voler bene al grande Frankie Williams).
Quando ha lasciato la Formula 1, intorno ai 40 anni, dopo aver battibeccato con Ayrton Senna da Silva (ed è stato il più onesto di tutti, al non andare al funerale, evitando ipocrite facce addolorate, dopo tante polemiche) e dopo aver invano tentato di arginare il giovanissimo Michael Schumacher, suo compagno alla Benetton, l'ho perso di vista. Di tanto in tanto leggevo delle sue avventure imprenditoriali a Brasilia, dove era tornato con un'altra donna e altri figli (non chiedetemi, ho perso il conto di mogli e bambini) e dove seguiva la carriera automobilistica incipiente del figlio Nelsinho.
Chi è nato dopo gli anni 80 probabilmente ha di Nelson Piquet l'immagine venduta dai media alonsisti di questi anni, quella del padre del mediocre Nelsinho, uno che pur di tenere il posto in squadra è andato a sbattere contro un muro, per favorire il compagno di squadra. E penso che tanto accanimento contro il giovane brasiliano e contro suo padre sia stato ingiusto e ingeneroso (anche perché è piuttosto fastidioso che il buon Alonso debba uscire sempre come chi scende dalle nuvole dalle fosche vicende in cui è stato coinvolto, sia alla McLaren che alla Renault, e speriamo che la Ferrari la lasci in pace). Non mi è piaciuto come la breve stagione in Formula 1 di Nelsinho Piquet è stata raccontata dai media, mi è dispiaciuto che non sia servita ad approfondire i ricatti a cui possono essere soggetti i giovani piloti con la valigia in cerca di squadra, non ho apprezzato che chi è stato onesto, anche solo per dispetto, abbia visto la propria carriera troncata.
Mi dispiace, soprattutto, che alle giovani generazioni siano stati negati gli anni in cui Nelson Piquet incantava la Formula 1 con il suo fascino brasiliano, il suo sorriso allegro, i suoi Gran Premi di pilota opportunista e veloce. L'unica cosa che mi viene da pensare oggi è che io quegli anni li ho visti, quelle domeniche davanti alla tv con i commenti di Poltronieri me li sono goduti e i lunedì mattina a commentare il Gran Premio con i compagni del ginnasio, allora unica ragazza, che doveva pure sopportarsi i complimenti "perché è strano parlare di Formula 1 con una donna", me li ricordo ancora con un sorriso.
Il 17 agosto mi fa sempre pensare a Nelson Piquet, come sento o leggo "17 agosto" inevitabilmente il pensiero è "il compleanno di Nelson" (certe passioni dell'adolescenza rimangono dentro e vengono fuori nei modi più inaspettati). Oggi Nelson compie 60 anni. Ed è un numero a cui in quegli anni 80 non si pensava mai, lui aveva 28-30-35 anni, era nel pieno della gioventù, della forza, del fascino, della seduzione, chi andava pensare a "60 anni". Le cifre tonde fanno sempre pensare, aprono nuovi decenni, forse nuovi progetti. Non so più niente di Nelson da quando è finita l'avventura in Formula 1 di Nelsinho. Ma, parafrasando Enzo Ferrari, potrei ancora dire, senza dubitare un secondo, "io gli voglio bene". Buon compleanno, Nelson.
PS Ho appena letto che oggi compie 60 anni anche Guillermo Vilas, il più grande tennista che l'Argentina ci abbia dato, rivale di maestri del tennis come Bjorn Borg, Jimmy Connors, John McEnroe. Che nomi, che tempi. Buon compleanno anche a Guillermo, un altro che quiero mucho. Che anno, questo 1952: a novembre compirà 60 anni anche Red Canzian, un altro che ha segnato i miei anni 80. A cosa si deve pensare quando gli amori platonici della propria adolescenza, quelli che si sognava di poter conoscere nel porto del Principato, ai box di un Gran Premio o a un concerto, compiono 60 anni?! Che brividi...