lunedì 6 agosto 2012

Letizia Ortiz arriva a Palma, l'Infanta Elena scappa via 15 minuti dopo

Letizia Ortiz è finalmente arrivata a Marivent, esultano i siti web d'informazione spagnola. Prima di informarci che 15 minuti dopo il suo arrivo l'Infanta Elena ha lasciato la residenza estiva dei Reali spagnoli per tornare a Madrid.
Facciamo i conti. A Marivent si è stabilita la regina Sofia, l'unica che mantiene la tradizione delle vacanze d'agosto alle Baleari, non si è ancora visto re Juan Carlos, che da quando è entrata in famiglia Letizia va por libre, si fa i fatti propri (e, dicono, frequenta altri mari con la sua principessa Corinna), si sono visti per due giorni i figli dell'Infanta Cristina, rimasta a sua volta a Barcellona, non si capisce se per salvare il suo matrimonio con Iñaki Urdangarín dalle pressioni paterne o se per mostrare al mondo di aver scelto il marito, contro il padre, hanno passato una settimana l'Infanta Elena e i suoi bambini, è arrivato un paio di giorni fa, da solo con le sue bambine, il principe Felipe. E ieri pomeriggio, all'arrivo di Letizia, la fuga di Elena.
Esiste una Famiglia Reale più destrutturata della spagnola, una che non si cura nemmeno più delle apparenze?
Perché, ammettiamolo, pure i matrimoni di Elisabetta e Filippo d'Inghilterra o di Carlo Gustavo e Silvia di Svezia non sono di questi che prenderemmo ad esempio, parlando di felicità coniugale. I sudditi sanno benissimo che le due regine sopportano stoicamente tradimenti a volte pubblici e, probabilmente, l'esistenza di qualche figlio del marito che non è loro. Ma quando si tratta di mostrare lealtà pubblica e unione monarchica, Filippo ed Elisabetta e Carlo Gustavo e Silvia non si tirano indietro e sono lì, ferree coppie che nessuna maldicenza potrà mai spezzare: Filippo 90enne e acciaccato non molla la fedeltà monarchica a Elisabetta e l'accompagna premuroso persino nella lunga (e noiosa) notte d'apertura di Londra 2012 (e se va via prima è perché ha seri problemi di salute, ma si è fatto vedere lì, solido, accanto a lei); Silvia, rifatta e paziente come poche, appare sulla Costa Azzurra nelle tradizionali vacanze estive dei sovrani svedesi e a tutti gli appuntamenti in cui sono richiesti la sua eleganza e il suo sorriso, non facendo mancare la sua lealtà istituzionale al re traditore.
In Spagna la Famiglia Reale non rispetta neanche più le apparenze. Se non ci fosse il passato, a ricordarci i sorrisi, le regate e le foto da Marivent e dal Real Club Nautico di Palma di Maiorca, il glamour e il fascino che questa famiglia esteticamente non bellissima sapeva comunque esercitare, permettendo una sorta di identificazione collettiva nella sua armonia e nella sua eleganza d'elite, le vacanze della Famiglia Reale sarebbero meglio di una telenovela, con questi arrivi, queste partenze, queste assenze, queste insofferenze palesi, che neanche il buongusto si preoccupa più di celare, brillando pure lui per la sua assenza. Ma, e questo è il punto, una Monarchia non deve sembrare mai una telenovela, non può arrivare a un tale livello di volgarizzazione. Una Monarchia deve offrire magia, identificazione, sogno, ma verso l'alto, non verso il basso. Non è la storia di una Cenerentola qualunque che si innamora di un belloccio che la fa penare per 100 puntate prima di cedere. No, è la storia di una Famiglia con cui si identifica l'intero Paese, perché rappresenta le sue qualità migliori, la sua capacità di superare gli ostacoli, la speranza che si possa costruire una società giusta ed equa. I Principi non sono quelli delle favole, che vagano per boschi svegliando belle addormentate, ma persone serie che lavorano e si impegnano per rappresentare al meglio le migliori qualità del proprio Paese e per dargli il suo posto nel mondo, sia quello di una grande potenza, sia quello di uno Stato grande quanto un quartiere di una capitale europea.
La Spagna ha perso questa sua Famiglia Reale capace di far sognare. L'unica che tenta ancora di tenere unita la famiglia, stavolta con la f minuscola, perché si parla dei legami di sangue e di affetto, pure questi spezzati da ingressi che non sono stati all'altezza delle aspettative, è la regina Sofia. Ma lo fa sempre più sola e, probabilmente, delusa, con sempre meno voglia. Non è riuscita a vedere riuniti tutti insieme i suoi nipotini a Marivent: Felipe ha aspettato che i figli di Cristina lasciassero l'isola, richiamati a Barcellona in tutta fretta per celebrare in famiglia l'onomastico del padre, prima di sbarcare a Palma, da solo, senza la moglie che il gossip più becero vuole reduce da una nuova operazione estetica, vista l'inspiegabile sparizione dalla scena pubblica; Elena è scappata da Marivent non appena è arrivata Letizia, fregandosene delle apparenze e concedendo alla cognata appena 15 minuti di convivenza sotto lo stesso tetto. Sono saltati ormai tutti i codici, non solo di affetto familiare, ma anche di apparenza istituzionale. L'antipatia che Letizia genera nelle cognate e nel suocero e l'insofferenza dei Principi per il matrimonio di Cristina non sono più un segreto dei corridoi di Madrid, ma sono lì, offerti volgarmente in pasto agli occhi guardoni del gossip televisivo, come una pessima sceneggiata napoletana. Non ci sarà più una foto da Marivent, con il sovrano circondato da figli e nipotini, a farci sorridere e a mostrarci quanto sono cresciuti i bambini e quanto tutti, anche i nuovi membri plebei, sappiano rappresentare la parte migliore della Spagna. E quanto è lontano il glamour di quei giorni estivi, in cui Marivent riceveva anche Carlo e Diana, con William e Harry piccoli e biondi. Per dire, non c'è neanche una foto che testimoni l'arrivo di Felipe e delle sue bambine, venerdì pomeriggio, e di Letizia, domenica scorsa, come se si trattasse di viziate celebrities in fuga dall'assedio dei paparazzi invadenti e non dei futuri sovrani in vacanza in una delle principali località turistiche del loro Paese, orgogliosi, e non seccati, di essere in uno dei posti più ambiti del Mediterraneo.
La Famiglia Reale spagnola è l'unica che non si è vista ai Giochi Olimpici di Londra 2012 e nessuno sa perché (sì, ci hanno detto che Felipe e Letizia arriveranno per la chiusura e Sofia era presente all'apertura, ma fatto sta che dal secondo giorno di Olimpiadi non si è visto nessun membro della Famiglia Reale spagnola). Li abbiamo visti tutti, persino Albert e Charlene di Monaco, che, data la scarsa consistenza della delegazione monegasca, si sono messi a fare il tifo per i nuotatori sudafricani, ex colleghi della principessa, persino i nove membri della Famiglia Granducale del Lussemburgo, che erano più della loro delegazione in gara, composta da sei atleti. E i paparazzi si sono divertiti a inondarci di immagini belle e appassionate di Willelm Alexander e Maxima d'Olanda e di William e Catherine d'Inghilterra, di Daniel e Carl Philip di Svezia e di Frederik e Mary di Danimarca che si abbracciavano per qualche successo dei loro atleti. Per la Danimarca si sono viste persino la regina e una sua sorella. Tutte le grandi monarchie d'Europa presenti, meno quella di Spagna. E la sua vistosa assenza è il simbolo della sua crisi, della sua implosione, del suo isolamento, del suo smarrimento nell'inadeguatezza della nuova generazione e nella volgarità dei futuri sovrani. Incapaci di fare i conti con le proprie responsabilità, di fare un gesto che restituisca simpatia e speranza agli spagnoli, sempre meno sudditi, se mai si sono sentiti tali sotto Juan Carlos, e sempre più cittadini indignados. Indignados anche contro chi si rifiuta di rappresentarli alla più importante manifestazione sportiva del mondo, isolandosi di fatto dalle altre Famiglie Reali europee (e isolando di conseguenza la Spagna), contro chi si rifiuta di valorizzare le località turistiche spagnole con la propria presenza, in tempi di durissima recessione economica, contro chi non sa rispettare neanche più le apparenze e pretende i benefici della posizione privilegiata rifiutandone gli oneri. I 15 minuti di Letizia ed Elena sotto lo stesso tetto sono in fondo solo l'ultimo segno di un'estate umiliante per la Monarchia spagnola, l'unica che non sa trovare un guizzo e una ragione per rinascere dalle proprie ceneri, prigioniera dell'egoismo e della cecità dei suoi membri.