giovedì 23 agosto 2012

Público: La disuguaglianza, all'origine della crisi economica

Un'altra analisi della crisi economica, che ci dimostra che "non abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità". Un punto di vista interessante, sulla scomparsa della classe media perpetrata dalle classi agiate, per mantenere i propri privilegi. Vincenç Navarro, l'autore dell'articolo, non accenna, però, a un argomento che secondo me è molto importante, e cioè come le classi agiate siano riuscite a imporre la propria ideologia, vincendo la battaglia culturale. Se tanti operai votano per chi cancella i loro diritti, se chi ha uno stipendio dignitoso e può guardare con tranquillità al futuro è un privilegiato, se chi ha un sussidio di disoccupazione è un vago, se un giovane che non riesce a indipendentizzarsi è un bamboccione, se anche la sinistra è impregnata di queste parole e di questi valori e parla prima di meno tasse e poi di garanzia dei diritti individuali, c'è evidentemente qualcosa che non suona, una battaglia delle parole e della cultura vinta da chi difende i propri privilegi e perduta da chi vuole allargare i diritti a tutti i cittadini, in quanto tali.
Non cambieranno le cose, fino a quando i diritti, la giustizia sociale, l'uguaglianza delle condizioni di partenza, il merito dell'intelligenza e non del sangue, non vinceranno la battaglia culturale e non relegheranno i privilegi dei più ricchi all'angolo. Nel frattempo, questo bell'articolo di Vincenç Navarro, su publico.es
PS L'ho sempre pensato, che Ronald Reagan e Margareth Thatcher sono la peggior tragedia capitata all'Occidente dalla fine della Seconda Guerra Mondiale

Come ho indicato in un articolo precedente, El enorme crecimiento de las desigualdades (Público, 09/08/12), le politiche del New Deal, stabilite dal presidente Franklin Roosvelt, continuate da altri presidenti degli USA e sviluppate anche nell'Europa Occidentale nel periodo precedente al 1980, si sono basate sullo sviluppo di politiche fiscali progressiste; sull'espansione della spesa pubblica, compresa quella sociale; sull'aumento dei salari e della protezione sociale; sull'interventismo dello Stato, che ha regolato il mercato del lavoro, i settori finanziari e l'economia produttiva, tutte misure che hanno determinato una grande crescita del potere d'acquisto della popolazione e, in particolare, delle classi popolari (classi lavoratrici e ampi settori delle classi medie). Ai due lati dell'Atlantico, tranne nell'Europa meridionale, dominata da sistemi totalitari della destra radicale, le entrate familiari sono raddoppiate dal 1947 al 1973. E negli USA il reddito totale posseduto dall'1% più ricco della popolazione è sceso dal 24% del 1928 al 10% della metà degli anni 70. Era l'epoca che molti hanno chiamato l'età dell'oro del capitalismo. Questa elevata capacità d'acquisto significava una grande domanda domestica, che era il motore dell'economia nella maggior parte dei Paesi ricchi.
Adesso, negli anni 70 stavano confluendo varie cose. Una era che le domande del movimento operaio stavano scalando a livello nazionale e internazionale. Contro quello che suppongono i radicali delle sinistre, le conquiste sociali non cooptarono la classe lavoratrice (come tante voci insistono), ma diedero loro più potere per scalare il livello delle sue richieste. Quando un lavoratore non ha lavoro, la prima cosa che vuole è ottenerne uno. Una volta che ha il lavoro, vuole avere un buon salario e buone condizioni di lavoro e quando ha quest'ultimo, chiede una voce nella direzione dell'impresa. Questo è quello che succede in ogni Paese. E dove questo grado di richieste raggiunse la sua massima pressione, fu in Svezia, con il piano Meidner, che stabiliva un fondo generale a livello di ogni impresa, con cui si desiderava, comprando azioni della stessa impresa, controllare le grandi imprese, arrivando a possederla. Il fatto che in molti Paesi si fosse ottenuto il pieno impiego, cosa che dava molto potere alla classe lavoratrice, allarmò l'1% del reddito superiore del Paese, concretamente, quello che negli USA si chiama Corporative Class, che comprende la borghesia finanziaria e imprenditoriale. I presidenti Reagan e Thatcher furono la risposta dell'1% a questa percezione di minaccia. Bisogna ricordare che la prima cosa fatta dal presidente Reagan fu licenziare gli impiegati e lavoratori del traffico aereo, chiamando l'Esercito a sostituirli. La stessa cosa è successa in Gran Bretagna, quando la Thatcher ha cercato di sconfiggere gli scioperi dei minatori e, in questo modo, indebolire tutto il mondo sindacale. La stessa cosa, a proposito, sta succedendo in Spagna, dove il Governo Rajoy sta cercando di sconfiggere i minatori come misura di distruzione dei sindacati.
Oltre al suo attacco al movimento sindacale, il liberismo, l'ideologia delle elites finanziarie ed economiche, ha imposto le politiche pubbliche, che hanno ridotto i salari (negli USA il salario orario è sceso dal 1979 al 2007) e la spesa pubblica, compresa la spesa pubblica sociale, che ha creato un enorme buco della domanda. Questo buco ha raggiunto la sua massima espressione nell'esplosione delle bolle, in particolare delle bolle immobiliari (negli USA e in Spagna). Questa discesa dei salari ha richiesto, al fine di sostenere la domanda domestica, un grande indebitamento, passato da rappresentare il 59% delle entrate familiari nel 1982 a un insostenibile 126% nel 2007. L'enorme indebitamento delle famiglie è basato precisamente su questa riduzione della capacità d'acquisto della popolazione, cosa successa anche in Spagna.
La discesa dei salari è stata fatta a costa dell'aumento dei benefici imprenditoriali. Così i guadagni delle grandi imprese (non finanziarie) sono stati, nel periodo 1979-2007, uno spettacolare 255%. Questi grandi guadagni, che hanno aumentato spettacolarmente il reddito dell'1% della popolazione, sono stati depositati in banche che li hanno utilizzati in grande misura per attività speculative, facilitate dalla deregulation del capitale finanziario. Negli USA e in Spagna, le attività più speculative erano le immobiliari e i fondi ad alto rischio. Questa è stata una delle cause dell'enorme crescita delle banche. L'altra è stata il già citato indebitamento delle classi popolari.
Questa enorme crescita della banca è stata molto negativa ed è stato una delle cause dell'enorme concentrazione dei redditi e della crescita delle disuguaglianze. In realtà, la concentrazione dello stesso capitale finanziario, facilitato dalla concentrazione dei redditi, è una delle caratteristiche di quello che è successo ed è stato la causa maggiore dell'enorme crisi che stiamo soffrendo. E' di grande urgenza che il sovradimensionato settore finanziario, che oggi non sta facendo quello che dovrebbe, fornire credito, si riduca considerevolmente, esigendo un'azione pubblica più interventista (anche con banche pubbliche), per garantire il credito.