lunedì 24 settembre 2012

Henrique Capriles a El Pais: il Venezuela che voglio, dopo Chávez

Ci sono due belle interviste, oggi, su elpais.com, che mi piacerebbe proporre ai lettori di Rotta a Sud Ovest interessati alle cose latinoamericane, perché lasciano la parola a due giovani leaders, che non bisogna perdere di vista. La prima è a Henrique Capriles, il giovanissimo politico venezuelano, ha 39 anni, che sta contendendo la presidenza del Venezuela a Hugo Chávez e per questo sta percorrendo instancabilmente il suo Paese da mesi. La seconda è a Marcelo Ebrard, il sindaco a cui Città del Messico deve alcune delle leggi più progressiste viste in una capitale ispanica, dal matrimonio omosessuale al diritto di aborto in determinati casi, e possibile candidato alle prossime presidenziali del 2018.
Prima Henrique Capriles e, nel post successivo, Marcelo Ebrard.
L'intervista completa, e in spagnolo, a Capriles è su elpais.com

- Dove si situa ideologicamente?
Il dibattito tra sinistra e destra non è il dibattito del mondo moderno. Ma se dovessi utilizzare il concetto tradizionale, sono nel cuore del nostro Venezuela, guardando verso sinistra. Mi sento a mio agio nella definizione di progressista, perché significa avere una visione aperta in termini economici, ma avendo chiaro che l'economia dev'essere al servizio della società. Il Venezuela non è mai stato governato dalla destra, e questo l'ho spiegato molte volte in Europa. Chávez parla della destra, definendosi di sinistra. Ma quale sinistra? Chávez e il suo modello sono pieni di profonde contraddizioni, di azioni assolutamente fasciste, quando obbligano la gente a iscriversi a un partito politico per avere accesso ai benefici.
- Il bolivar è sopravvalutato e l'economia venezuelana si basa su sussidi e importazioni. Pensa fare un aggiustamento, come denuncia il Governo?
Nel campo economico, il mio progetto è attrarre gli investimenti stranieri. Oggi non viene nessuno a investire e chi lo fa, viene per gli investimenti petroliferi e sul chi vive, perché non c'è sicurezza giuridica. Le espropriazioni sono stati i peggiori segnali in materia economica. Propongo di aumentare la produzione petrolifera, ma anche di aprire l'economia ad altre aree: turismo, agricoltura, oro, gas, carbone, ferro, minerali. Più che rivedere il tasso di cambio, bisogna cambiare il modello, passare da un'economia importatrice a una che produce. Oggi il Venezuela importa più del 70% egli alimenti e se aumentiamo il tasso di cambio ufficiale, genereremo pressione sull'inflazione e sul costo degli alimenti, in un Paese in cui non c'è occupazione. Agli scettici dico che il solo fatto che ci sia un cambio di Governo cambierà in meglio l'economia.
- Ha detto che manterrà le misiones, i programmi sociali di Chávez. E' un modo di riconoscere i suoi meriti in questo aspetto?
Non ho mai smesso di riconoscere all'attuale Governo di aver messo il sociale in primo piano. Ma non è sufficiente. Un cittadino può ottenere denaro dallo Stato tutti i mesi, ma con questo non fa progressi. Quello che permette progredire a una persona e alla sua famiglia è avere un lavoro, che questo impiego gli permetta di superarsi. Questo Governo ha distrutto l'occupazione nel Venezuela, la produzione è decaduta in tutti i settori. Gli ultimi sei anni sono stati così cattivi che stanno cercando di vincere il processo elettorale basandosi su quello che hanno fatto nove anni fa, quando sono partite le misiones. Ma le misiones oggi non sono neanche l'ombra di quello che sono state. L'unico che vuole mettere fine alle misiones è lo stesso Governo, che le ha abbandonate. Io credo in programmi sociali forti, diretti alle persone che ne hanno bisogno, senza ricatti politici, che siano il passo precedente all'ottenimento di un impiego.
- Chávez dice che ci sarà una guerra civile se perdesse le elezioni
Come diciamo noi venezuelani, è pura paglia. Lo dice per intimidirci. Il caos nel Venezuela è Chávez. Il suo Governo ha moltiplicato per cinque il numero di assassinati, cosa c'è peggio di questo? O un Paese in cui si ammazzano 20mila persone all'anno non è un caos?
- Come governerebbe il Paese con tutti i poteri contro?
Non sono tanto sicuro che tutti i poteri siano contro una nuova realtà politica. Non avere maggioranza nell'Assemblea Nazionale è proprio di una democrazia. A molti governanti è toccato non avere maggioranza e governano ugualmente. Si richiede dialogo, negoziato. Le egemonie di potere sono nefaste e io non arrivo per costruire un'altra economia di potere.