mercoledì 5 settembre 2012

Il dialogo di pace in Colombia inizierà a ottobre, a Oslo

Adesso sì, i colombiani possono iniziare a sperare nella fine del conflitto e nella pace. Il presidente Juan Manuel Santos ieri si è rivolto alla Nazione dalla Casa de Nariño, la sede della Presidenza della Repubblica, per annunciare l'inizio del dialogo di pace con le FARC, "per mettere fine al conflitto in Colombia" e perché "i figli di una stessa Nazione" non si uccidano tra di loro.
Il dialogo tra la guerriglia e il Governo inizierà a ottobre, a Oslo, in Norvegia, "dopo sei mesi di conversazioni discrete a L'Avana, accompagnati dai governi di Cuba e Norvegia".
Cinque i punti di negoziato accordati nelle conversazioni deL'Avana. Il primo punto è lo sviluppo rurale, con un maggiore accesso alle terre da parte dei campesinos e dei poveri, con un conseguente sviluppo delle infrastrutture nei territori più lontani (a cosa serve avere la terra, se poi non si possono trasportare i suoi prodotti?). Quindi si parlerà delle garanzie per l'opposizione politica, affinché ci sia la possibilità di esprimere dissenso e ci sia un'effettiva partecipazione cittadina alla vita politica; con la fine del conflitto armato, i guerriglieri rinunceranno alle armi e dovranno essere reinseriti nella vita civile del Paese: questo è il terzo punto; il quarto è la lotta al narcotraffico e il quinto il riconoscimento delle vittime e la difesa dei loro diritti.
Si tratta di punti ambiziosi, che non si limitano a negoziare la fine del conflitto, ma immaginano e disegnano una nuova Colombia, più attenta al sociale e ai diritti degli ultimi. In questo sono evidenti sia l'influenza delle FARC che la sensibilità sociale e l'impegno per la pace di Juan Manuel Santos. Se la terra per i campesinos è sempre stato uno dei leit-motiv della guerriglia, anche Santos è consapevole che senza maggiore giustizia nelle campagne non ci sarà pace, di qui la Legge che ha voluto, pensando già alla pace, per la restituzione delle terre, il ritorno dei desplazados, gli sfollati, nelle terre d'origine, e il riconoscimento di tutte le vittime del conflitto, siano della guerriglia che dell'esercito che dei paramilitari.
Durante il dialogo di pace, non si sospenderanno le operazioni militari, ha annunciato il presidente, che, ha fatto sapere, ha dato anche ordine di aumentarle. Ma, siccome c'è accordo con le FARC, pare che la continuazione del conflitto mentre si parla di pace, non sia un problema per il progresso dei negoziati. "Ai colombiani chiedo pazienza e forza" ha detto Santos "perché forse ci saranno maggiori violenze, a cui il Governo risponderà con veemenza". Si può parlare di pace mentre sul terreno si continua a lottare? La Colombia non lo sa ancora, ma sa che quando c'è stato il cessate il fuoco per dialogare, non ha funzionato.
Il processo, del resto, sarà completamente differente ai precedenti. Nei giorni scorsi Santos ha ripetuto continuamente che "non si commetteranno gli errori del passato, da cui bisogna apprendere". "Non combattiamo per combattere, ma per raggiungere la pace" ha detto ieri nel suo discorso "perché includiamo le vittime, gli spogliati, i dimenticati. Questo accordo è diverso perché non ha terre non controllate, perché non c'è sospensione delle operazioni militari, perché le conversazioni si terranno fuori dalla Colombia, per lavorare con serietà e discrezione".
Santos si è mostrato ottimista e, soprattutto, ha mostrato grande rispetto per l'interlocutore, riconoscendone la "serietà": "Sono convinto che siamo davanti a un'opportunità reale di chiudere definitivamente il conflitto armato interno; è un cammino difficile, ma è un cammino che dobbiamo esplorare" ha detto, sostenendo che il processo dev'essere "serio, realista ed efficace". Per questo ha riconosciuto che "abbiamo lavorato con serietà e anche le FARC. Tutto quello che abbiamo accordato è stato rispettato. Se le FARC affrontano al seguente fase con la stessa serietà, abbiamo buon prospettive".
Al tavolo di Oslo, oltre ai politici siederanno anche i militari. Non è un errore secondo gli analisti colombiani: la loro presenza potrebbe aiutare il dialogo e la riconciliazione nazionale, del resto i morti del conflitto sono soprattutto guerriglieri e soldati. Potranno guardarsi negli occhi in Norvegia.
Il dialogo avrà tre fasi, la prima si è appena conclusa, la seconda inizierà con i confronti diretti tra governo e guerriglieri a Oslo e  la terza vedrà l'applicazione simultanea di quanto accordato a Oslo e a L'Avana.
Non appena il presidente ha comunicato ai colombiani questa nuova opportunità di pace che vuole dare al Paese, i governi di Cuba, Norvegia, Cile e Venezuela, che sono quelli che hanno appoggiato e accompagnato le conversazioni previe all'inizio del dialogo, hanno manifestato il loro assenso e il loro impegno per la pace in Colombia. In serata anche gli Stati Uniti di Barack Obama hanno espresso speranza per la nuova pagina che la Colombia sta aprendo.
A L'Avana le FARC hanno confermato la loro partecipazione al dialogo con il Governo colombiano con un video: "Quante morti e distruzione per poi concludere che la soluzione non è la guerra, ma il dialogo civile. La nostra patria non merita questa guerra che le hanno dichiarato" dice il leader della guerriglia Timochenko. Che però avverte, non si sa quanto minaccioso: "La chiave della pace non si trova nella tasca del presidente della Colombia".