Le FARC hanno diffuso un video per confermare che parteciperanno al dialogo
di pace con il Governo della Colombia, annunciato a L'Avana.
Nel video, in cui appare il loro lider máximo Timochenko, assicurando che vanno "al tavolo di dialogo senza rancore né arroganza", un guerrigliero e una guerrigliera hanno la parte del leone, grazie a un rap travolgente, in cui riassumono le istanze del movimento.
Me voy para La Habana, esta vez a conversar/ el burgués que nos buscaba/ no nos pudo derrotar (Me ne vado a L'Avana, questa volta a conversare / il borghese che ci cercava / non ha potuto sconfiggerci) cantano a mo' di ritornello, insieme a Me voy para La Habana, esta vez a conversar/ con aquel que me acusaba de mentir sobre la paz./ Me voy para La Habana, supieran con qué emoción/ me voy a conversar la suerte de mi nación (Me ne vado a L'Avana, questa volta a conversare / con quello che mi accusava di mentire sulla pace / Me ne vado a L'Avana, sapeste con che emozione / me ne vado a conversare sul futuro della mia nazione).
E nelle strofe i due guerriglieri rendono omaggio ai leaders caduti in combattimento, dal Mono Jojoy a Raúl Reyes fino a Marulanda e Alfonso Cano, il leader ucciso dall'esercito colombiano a novembre 2011. C'è spazio anche per le critiche a Stati Uniti e Brasile, i primi per i dollari versati al Governo colombiano per battere la guerriglia e il secondo per le armi vendute, e per il nemico acerrimo, l'ex presidente Álvaro Uribe (Esta pelea será dura, quizás más que en la montaña. Los Uribe de sangre pura sólo entienden de matanzas, Questa lotta sarà dura, forse più che in montagna, gli Uribe purosangue capiscono solo le stragi). C'è la presa in giro del presidente, che ha dovuto "chiedere aiuto a Fidel Castro per trovare una soluzione con le FARC". E ci sono anche le richieste per credere in questo dialogo: "Non ci hanno battuto perché dietro di noi c'è un popolo" dicono ricordando la lotta e i caduti "Vogliamo che ci sia terra da arare ed essere normali. Che rimangano nella patria le ricchezze naturali. Che ci sia un freno al capitale nella sua ansia di sfruttare. Che al tavolo non manchino il pane e la scuola. I nostri morti vengono con me e il senso dell'onore. Alzati in piedi, mio popolo amico, non ci sarà mai una resa".
In questi giorni il presidente Juan Manuel Santos è impegnato a difendere la sua decisione di scommettere sul dialogo di pace. "Tutte le guerre finiscono con qualche tipo di accordo, di dialogo, e per questo abbiamo intenzione di mettere fine al conflitto attraverso un accordo o un dialogo, senza tornare a ripetere gli errori del passato" ha detto in un programma radiofonico.
A L'Avana, si sa già da tempo, ci sarà, come emissario del presidente, anche suo fratello Enrique Santos. Di sei anni maggiore, con un rapporto non troppo stretto con il presidente fino a pochi mesi fa, Enrique è noto in Colombia per le sue simpatie di sinistra. Secondo il portale la Silla Vacia, "Enrique è il maggiore di quattro fratelli e non è mai stato particolarmente vicino a Juan Manuel; il primo è simpatico ("molto intelligente e molto frivolo" secondo il suo amico Antonio Caballero) ed è stato un vero donnaiolo, mentre Juan Manuel era più timido e cerebrale. E questa distanza si è mantenuta fino a quando Juan Manuel è diventato presidente". Il portale racconta ancora che Enrique, che ha contatti con la cupola delle FARC e dell'ELN, le due formazioni di guerriglieri e paramilitari con cui ci sono stati i contatti preliminari per iniziare un dialogo di pace, è stato, dopo essere tornato in Colombia nel 1982 dalla Francia, presidente del "Comitato di Solidarietà dei Prigionieri Politici, organizzazione che difendeva i membri della sinistra in carcere", poi è stato membro della Commissione della Pace nel 1984, "e di questo periodo è una sua foto in cui appaiono anche Alfonso Cano e Jacobo Arenas, i due leaders delle FARC morti". Poi le simpatie di sinistra sono diventate meno militanti, senza per questo scomparire, ed Enrique si è dedicato a El Tiempo, il principale quotidiano colombiano, di cui è stato direttore fino al 2009.
I Santos sono stati infatti proprietari del quotidiano, adesso controllato dal banchiere Luis Carlos Sarmiento Angulo, per decenni; non che adesso ne siano lontani, l'attuale direttore Roberto Pombo, è sposato con Juanita Santos, una cugina del presidente. E i rapporti con il potere della famiglia presidenziale li riassume il quotidiano spagnolo ABC: "Il potere e i Santos sono sempre andati per mano in Colombia. E oggi il potere è pieno di Santos. Il presidente, Juan Manuel, ha un cugino di primo grado, Francisco, ex vicepresidente di Uribe, oggi direttore di RCN Radio. Un altro cugino, Rafael Santos, continua a lavorare in El Tiempo, il cui direttore, Roberto Pombo, è sposato con Juanita Santos. Suo nipote, Alejandro Santos, è da un decennio il direttore del settimanale più diffuso, Semana. E adesso suo fratello Enrique sarà importante emissario nelle conversazioni che il Governo sosterrà con la guerriglia".
Nel video, in cui appare il loro lider máximo Timochenko, assicurando che vanno "al tavolo di dialogo senza rancore né arroganza", un guerrigliero e una guerrigliera hanno la parte del leone, grazie a un rap travolgente, in cui riassumono le istanze del movimento.
Me voy para La Habana, esta vez a conversar/ el burgués que nos buscaba/ no nos pudo derrotar (Me ne vado a L'Avana, questa volta a conversare / il borghese che ci cercava / non ha potuto sconfiggerci) cantano a mo' di ritornello, insieme a Me voy para La Habana, esta vez a conversar/ con aquel que me acusaba de mentir sobre la paz./ Me voy para La Habana, supieran con qué emoción/ me voy a conversar la suerte de mi nación (Me ne vado a L'Avana, questa volta a conversare / con quello che mi accusava di mentire sulla pace / Me ne vado a L'Avana, sapeste con che emozione / me ne vado a conversare sul futuro della mia nazione).
E nelle strofe i due guerriglieri rendono omaggio ai leaders caduti in combattimento, dal Mono Jojoy a Raúl Reyes fino a Marulanda e Alfonso Cano, il leader ucciso dall'esercito colombiano a novembre 2011. C'è spazio anche per le critiche a Stati Uniti e Brasile, i primi per i dollari versati al Governo colombiano per battere la guerriglia e il secondo per le armi vendute, e per il nemico acerrimo, l'ex presidente Álvaro Uribe (Esta pelea será dura, quizás más que en la montaña. Los Uribe de sangre pura sólo entienden de matanzas, Questa lotta sarà dura, forse più che in montagna, gli Uribe purosangue capiscono solo le stragi). C'è la presa in giro del presidente, che ha dovuto "chiedere aiuto a Fidel Castro per trovare una soluzione con le FARC". E ci sono anche le richieste per credere in questo dialogo: "Non ci hanno battuto perché dietro di noi c'è un popolo" dicono ricordando la lotta e i caduti "Vogliamo che ci sia terra da arare ed essere normali. Che rimangano nella patria le ricchezze naturali. Che ci sia un freno al capitale nella sua ansia di sfruttare. Che al tavolo non manchino il pane e la scuola. I nostri morti vengono con me e il senso dell'onore. Alzati in piedi, mio popolo amico, non ci sarà mai una resa".
In questi giorni il presidente Juan Manuel Santos è impegnato a difendere la sua decisione di scommettere sul dialogo di pace. "Tutte le guerre finiscono con qualche tipo di accordo, di dialogo, e per questo abbiamo intenzione di mettere fine al conflitto attraverso un accordo o un dialogo, senza tornare a ripetere gli errori del passato" ha detto in un programma radiofonico.
A L'Avana, si sa già da tempo, ci sarà, come emissario del presidente, anche suo fratello Enrique Santos. Di sei anni maggiore, con un rapporto non troppo stretto con il presidente fino a pochi mesi fa, Enrique è noto in Colombia per le sue simpatie di sinistra. Secondo il portale la Silla Vacia, "Enrique è il maggiore di quattro fratelli e non è mai stato particolarmente vicino a Juan Manuel; il primo è simpatico ("molto intelligente e molto frivolo" secondo il suo amico Antonio Caballero) ed è stato un vero donnaiolo, mentre Juan Manuel era più timido e cerebrale. E questa distanza si è mantenuta fino a quando Juan Manuel è diventato presidente". Il portale racconta ancora che Enrique, che ha contatti con la cupola delle FARC e dell'ELN, le due formazioni di guerriglieri e paramilitari con cui ci sono stati i contatti preliminari per iniziare un dialogo di pace, è stato, dopo essere tornato in Colombia nel 1982 dalla Francia, presidente del "Comitato di Solidarietà dei Prigionieri Politici, organizzazione che difendeva i membri della sinistra in carcere", poi è stato membro della Commissione della Pace nel 1984, "e di questo periodo è una sua foto in cui appaiono anche Alfonso Cano e Jacobo Arenas, i due leaders delle FARC morti". Poi le simpatie di sinistra sono diventate meno militanti, senza per questo scomparire, ed Enrique si è dedicato a El Tiempo, il principale quotidiano colombiano, di cui è stato direttore fino al 2009.
I Santos sono stati infatti proprietari del quotidiano, adesso controllato dal banchiere Luis Carlos Sarmiento Angulo, per decenni; non che adesso ne siano lontani, l'attuale direttore Roberto Pombo, è sposato con Juanita Santos, una cugina del presidente. E i rapporti con il potere della famiglia presidenziale li riassume il quotidiano spagnolo ABC: "Il potere e i Santos sono sempre andati per mano in Colombia. E oggi il potere è pieno di Santos. Il presidente, Juan Manuel, ha un cugino di primo grado, Francisco, ex vicepresidente di Uribe, oggi direttore di RCN Radio. Un altro cugino, Rafael Santos, continua a lavorare in El Tiempo, il cui direttore, Roberto Pombo, è sposato con Juanita Santos. Suo nipote, Alejandro Santos, è da un decennio il direttore del settimanale più diffuso, Semana. E adesso suo fratello Enrique sarà importante emissario nelle conversazioni che il Governo sosterrà con la guerriglia".