Joseph E. Stiglitz è uno degli economisti più ascoltati di Spagna,
probabilmente perché è uno dei nemici dichiarati dell'austerità e propone
alternative ai tagli sociali che stanno impoverendo la società spagnola. In
questi giorni è a Madrid per presentare il libro El precio de la desigualdad
e lo ha intervistato il quotidiano conservatore ABC. L'intervista è
lunga ed è ovviamente concentrata sulla Spagna e la sua crisi economica. Ci
sono però passaggi molto interessanti per tutti noi europei, ve li lascio qui.
L'intervista, completa e in spagnolo, è invece su abc.es
- L'Europa va nella direzione corretta?
L'annuncio della Banca Centrale Europea dell'acquisto del debito è un bel progresso. Ma viene con richieste, se la Spagna lo sollecita. Se Bruxelles insiste con l'austerità, mentre salva la Spagna, la colpisce allo stesso tempo. Perché la obbligherà a prendere decisioni che indeboliranno la sua economia. Che tipo di salvatori ti conduce a una depressione ancora maggiore? Sarà un salvataggio delle banche e dei possessori di bond, come quello fatto dal FMI in Asia, negli anni 90
- Cosa pensa dell'unione bancaria?
E' assolutamente necessaria, se vogliamo che l'euro sopravviva. L'unione bancaria si sarebbe dovuta approvare sin dagli inizi della moneta unica. Alla nascita dell'euro si sapeva che il settore finanziario era instabile, ma fino a quando le cose sono andate bene non si è agito. E il sistema bancario di ogni Paese è continuato garantito dal proprio Governo. Lo abbiamo visto nella crisi del 2008 e 2009, con i salvataggi delle banche. E adesso sta avendo effetti devastanti in un mercato unico di capitali come quello europeo, dato che quando gli investitori scelgono tra banche tedesce e spagnole non guardano alla qualità delle identità. Osservano quale Stato le sostiene e quale ha più probabilità di cadere. Così i capitali stanno andando in Germania e indeboliscono il Sud Europa, cosa che comporta un ancora maggiore fuga di depositi. Questo sussidio implicito dei governi al sistema bancario provocherà che il mercato unico finisca con l'essere solo il tedesco. Un circolo vizioso che continuerà a colpire Spagna, Portogallo, Grecia e Italia.
- Come dovrebbe essere questa unione?
Dovrebbe andare oltre una mera regolazione comune e avallare i depositi di tutte le banche europee, affinché la popolazione sappia che il suo denaro è a salvo e la smetta di ritirare capitali. Dev'essere anche universale e implicare le piccole entità, al contrario di quello che sostiene la Germania. Deve applicarsi il più in fretta possibile o le banche spagnole rimarranno senza denaro.
- Cos'altro deve fare l'Europa?
Una mutualizzazione del debito, affinché gli interessi dei Paesi più colpiti si riducano. Questo permetterà loro di chiedere prestiti, stimolare la propria economia e recuperare. Che il processo politico sia lento non è una scusa per spiegare la mancanza di decisioni. L'errore è stato nella messa a fuoco e in un Paese, la Germania. La sua politica commerciale pregiudica l'Europa: non si può pretendere che tutti i Paesi abbiano surplus commerciale, perché questo succeda, qualcuno deve avere un deficit. In più la sua austerità non serve. Bisogna passare attraverso la crescita. Il miglior modo di eliminare il deficit in Spagna è mettere la Spagna a lavorare. La stessa cosa succede negli USA e nel resto d'Europa.
- L'euro è stata una buona idea?
L'idea non è stata un errore, ma il modo in cui si è realizzata, sì. Il peccato originale dell'eurozona è stato che si è creduto che i mercati fossero efficienti e stabili. E si sono resi conto dell'errore troppo tardi. Non si è fatto niente per correggere gli squilibri della produttività, i più importanti. La soluzione tedesca è stata limitare deficit e debito. La Spagna aveva un surplus prima della crisi e una ratio del debito pubblico molto basso. La recessione ha causato il deficit. Il deficit non ha causato la recessione. La Gerania continua con la sua percezione sbagliata. Un altro fattore assurdo è che ci sia un mercato de lavoro unico, cosa buona per l'efficienza. Ma la mobilità del lavoro la determinano i salari lordi. E se in Irlanda bisogna pagare di più perché lo Stato deve pagare il debito che la BCE e i creditori privati hanno contratto con le banche irlandesi, molta gente emigrerà e il debito lo pagheranno sempre meno persone.
- Cosa pensa delle misure prese da Mariano Rajoy?
Come succede in Italia, i problemi della Spagna non sono strutturali. Il suo problema a breve termine è la domanda aggregata e le sue riforme non risolvono questo. A lungo termine le riforme miglioreranno la produttività e avranno effetto. Ma adesso queste misure indeboliscono ancora di più la domanda e aggravano la crisi. La ragione per cui le imprese stanno licenziando in Spagna non è che il mercato del lavoro sia poco flessibile. E' che non c'è domanda che giustifichi quest'offerta. Quando si riattiverà il consumo, si tornerà a creare impiego.
- L'Europa va nella direzione corretta?
L'annuncio della Banca Centrale Europea dell'acquisto del debito è un bel progresso. Ma viene con richieste, se la Spagna lo sollecita. Se Bruxelles insiste con l'austerità, mentre salva la Spagna, la colpisce allo stesso tempo. Perché la obbligherà a prendere decisioni che indeboliranno la sua economia. Che tipo di salvatori ti conduce a una depressione ancora maggiore? Sarà un salvataggio delle banche e dei possessori di bond, come quello fatto dal FMI in Asia, negli anni 90
- Cosa pensa dell'unione bancaria?
E' assolutamente necessaria, se vogliamo che l'euro sopravviva. L'unione bancaria si sarebbe dovuta approvare sin dagli inizi della moneta unica. Alla nascita dell'euro si sapeva che il settore finanziario era instabile, ma fino a quando le cose sono andate bene non si è agito. E il sistema bancario di ogni Paese è continuato garantito dal proprio Governo. Lo abbiamo visto nella crisi del 2008 e 2009, con i salvataggi delle banche. E adesso sta avendo effetti devastanti in un mercato unico di capitali come quello europeo, dato che quando gli investitori scelgono tra banche tedesce e spagnole non guardano alla qualità delle identità. Osservano quale Stato le sostiene e quale ha più probabilità di cadere. Così i capitali stanno andando in Germania e indeboliscono il Sud Europa, cosa che comporta un ancora maggiore fuga di depositi. Questo sussidio implicito dei governi al sistema bancario provocherà che il mercato unico finisca con l'essere solo il tedesco. Un circolo vizioso che continuerà a colpire Spagna, Portogallo, Grecia e Italia.
- Come dovrebbe essere questa unione?
Dovrebbe andare oltre una mera regolazione comune e avallare i depositi di tutte le banche europee, affinché la popolazione sappia che il suo denaro è a salvo e la smetta di ritirare capitali. Dev'essere anche universale e implicare le piccole entità, al contrario di quello che sostiene la Germania. Deve applicarsi il più in fretta possibile o le banche spagnole rimarranno senza denaro.
- Cos'altro deve fare l'Europa?
Una mutualizzazione del debito, affinché gli interessi dei Paesi più colpiti si riducano. Questo permetterà loro di chiedere prestiti, stimolare la propria economia e recuperare. Che il processo politico sia lento non è una scusa per spiegare la mancanza di decisioni. L'errore è stato nella messa a fuoco e in un Paese, la Germania. La sua politica commerciale pregiudica l'Europa: non si può pretendere che tutti i Paesi abbiano surplus commerciale, perché questo succeda, qualcuno deve avere un deficit. In più la sua austerità non serve. Bisogna passare attraverso la crescita. Il miglior modo di eliminare il deficit in Spagna è mettere la Spagna a lavorare. La stessa cosa succede negli USA e nel resto d'Europa.
- L'euro è stata una buona idea?
L'idea non è stata un errore, ma il modo in cui si è realizzata, sì. Il peccato originale dell'eurozona è stato che si è creduto che i mercati fossero efficienti e stabili. E si sono resi conto dell'errore troppo tardi. Non si è fatto niente per correggere gli squilibri della produttività, i più importanti. La soluzione tedesca è stata limitare deficit e debito. La Spagna aveva un surplus prima della crisi e una ratio del debito pubblico molto basso. La recessione ha causato il deficit. Il deficit non ha causato la recessione. La Gerania continua con la sua percezione sbagliata. Un altro fattore assurdo è che ci sia un mercato de lavoro unico, cosa buona per l'efficienza. Ma la mobilità del lavoro la determinano i salari lordi. E se in Irlanda bisogna pagare di più perché lo Stato deve pagare il debito che la BCE e i creditori privati hanno contratto con le banche irlandesi, molta gente emigrerà e il debito lo pagheranno sempre meno persone.
- Cosa pensa delle misure prese da Mariano Rajoy?
Come succede in Italia, i problemi della Spagna non sono strutturali. Il suo problema a breve termine è la domanda aggregata e le sue riforme non risolvono questo. A lungo termine le riforme miglioreranno la produttività e avranno effetto. Ma adesso queste misure indeboliscono ancora di più la domanda e aggravano la crisi. La ragione per cui le imprese stanno licenziando in Spagna non è che il mercato del lavoro sia poco flessibile. E' che non c'è domanda che giustifichi quest'offerta. Quando si riattiverà il consumo, si tornerà a creare impiego.